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Recensione Zone of The Enders: The 2nd Runner - MARS

Il Jeuty è ancora vivo
Nome di fantasia Cognome di fantasia Di Nome di fantasia Cognome di fantasia(26 settembre 2018)

Quando si parla di Hideo Kojima si fa spesso l’errore di considerarlo per il solo Metal Gear Solid. Il buon Hideo in realtà ha mostrato a suo tempo di saperci fare anche in ambiti differenti, producendo fra l’altro uno degli action shooter più apprezzati di sempre, grazie ad un sapiente mix fra trama e combattimenti degni del miglior anime dei primi anni ottanta.

Stiamo ovviamente parlando di Zone of the Enders (o ZOE se preferite), titolo del lontano 2001 per Playstation 2 capace di ridefinire il genere nonostante evidenti limiti sul fronte del gameplay, abilmente superati due anni dopo con quello che al momento rappresenta una delle migliori esperienze di gioco a base di mech, ovvero Zone of the Enders: The 2nd Runner

In un’epoca ludica a cavallo fra novità e (graditi?) ritorni, era pertanto inevitabile che dopo un primo riassaggio in salsa Playstation 3 Zone of the Enders facesse capolino anche nell’attuale generazione di console, sebbene in una forma leggermente differente. Arriva, infatti, Zone of the Enders: The 2nd Runner Mars, la nuova remaster a tema ZOE che orfana del primo capitolo tenta di spingere l’episodio più rappresentativo della saga verso nuovi livelli di eccellenza.

Un po’ di storia

Anno 2174. Dingo Egrett, un apparentemente tranquillo ricercatore di Metatron (risorsa energetica alla base della civiltà moderna) s’imbatte quasi per caso nel Jeuthy, lo stesso Orbital Frame del primo ZOE rimasto sepolto per oltre due anni fra le montagne del satellite di Giove, Callisto. Coinvolto suo malgrado nell’attivazione improvvisa dell’intelligenza artificiale del Jeuthy – ADA – in conseguenza di un attacco delle forze militari Bahram guidate dal comandante Nohman, a Dingo non resta che tentare di salvare la pelle alla guida dell’Orbital Frame, intervenendo in una contesa che pensava di aver lasciato alle spalle. 

La battaglia culminata con il fallimentare scontro fra il Jeuthy e Nohman a bordo dell’Orbital Frame gemello Anubis rivelerà, infatti, molto di più sul passato militare di Dingo e sul suo rapporto con Baharm, lasciandolo di fatto di fronte ad una sola possibile scelta: sopravvivere attraverso il supporto vitale del Jeuthy e combattere Bahram assieme alle ultime sacche di resistenza rimaste.

Gameplay vecchio stile

L'esperienza di gioco di questa versione di The 2nd Runner resta sostanzialmente invariata, alternando narrazione in puro stile Kojima (con tanto di spezzoni animati in grado di fare la felicità di tutti gli appassionati di anime) a scontri piuttosto dinamici fra il Jehuty e le forze di Bahram all’interno di vaste aree di gioco.

Esattamente come accade negli anime più quotati a base di mech, la struttura degli scontri si articola sostanzialmente sulla distanza fra il Jehuty ed i suoi nemici, consentendo sia attacchi uno a molti a lungo raggio (ma meno efficaci) che imponenti corpo a corpo che prevedono l’uso di prese e di letali armi a corto raggio.

Zone of The Enders: The 2nd Runner - MARS - Immagine 10

Non manca, ovviamente la possibilità di schivare gli attacchi avversari attraverso la classica guardia (in questo caso rappresentata da uno scudo di energia che avvolge l’Orbital Frame) o l’uso di dash laterali, così come l’opportunità di acquisire nuove armi (sia primarie che secondarie) e sviluppare nuove combo che al pari delle altre avranno tuttavia l’effetto di ridurre la quantità di Metatron in nostro possesso e che dovrà pertanto essere reintegrato in corso d’opera sfruttando le risorse sparse qua e là sulla mappa.

Altrettanto immancabili sono, infine, i classici boss fight uno contro uno tra il Jeuthy e gli altri Orbital Frame (sia nemici che alleati), mentre continui colpi di scena e “altri fattori” consentiranno di approfondire ulteriormente i classici temi “uomo/macchina” molto cari all’autore.

Cosa c’è di nuovo

Come era logico che fosse, questa “nuova versione” di ZOE 2 attinge a piene mani dal lavoro già effettuato a suo tempo per la collection uscita su Playstation 3. A grandi linee l’anima di questa remaster resta pertanto la stessa, con texture riadattate alla bene e meglio e filtri atti più che altro a mascherare i difetti di un’opera palesemente non al passo coi tempi, nonostante l’ottimo risultato raggiunto.

Zone of The Enders: The 2nd Runner - MARS - Immagine 1
Zone of The Enders: The 2nd Runner - MARS - Immagine 2
Zone of The Enders: The 2nd Runner - MARS - Immagine 3

Approcciare a Zone of the Enders: The 2nd Runner Mars significa pertanto scendere in qualche modo a compromessi, magari chiudendo un occhio su un impatto visivo obbiettivamente datato (che comunque c’è sebbene figlio di un titolo nato nel 2003) per puntare tutto sul coinvolgimento ludico ed emotivo che un gioco come questo è in grado di assicurare nel corso delle dieci ore (scarse) che ne compongono la campagna principale.

Detto di un livello generale non proprio di grido e della presenza di alcuni comprensibili(?) passaggi a vuoto (uno su tutti la qualità tutt’altro che trascendentale delle cutscene animate, in bassissima risoluzione) Zone of the Enders: The 2nd Runner Mars propone ad ogni buon conto qualche novità anche sul fronte tecnico, con un framerate finalmente innalzato ai canonici 60fps, il pieno supporto al 4K e soprattutto a Playstation VR, che consente di entrare all’interno dell’abitacolo del Jeuthy e controllarlo con l'ausilio del casco. In quest’ultimo caso la novità riesce tuttavia a metà visto che a limitare fortemente l’esperienza di gioco ci pensa la natura stessa di un gioco che mal si sposa con una tecnologia come questa. Troppa frenesia e troppi nemici significa anche continui  e repentini movimenti della visuale, con risultati che alla lunga potrebbero scoraggiare anche il più eroico fra i giocatori virtuali.  

7
Zone of the Enders: The 2nd Runner Mars rappresenta un'ottima occasione per recuperare uno degli action shooter più coinvolgenti e profondi dell'intera generazione Playstation. Come detto il gioco non è privo di difetti e gli "aggiustamenti" non rendono comunque giustizia ad un'opera divina, ma mai come in questi casi il detto "piuttosto che niente, meglio piuttosto" appare azzeccato.