La fine dell'inseguimento: si lascierà itnerrogare con la buone o bisognerà passare alle vie di fatto?
Il sistema di gioco è semplice ed immediato: nella maggior parte degli scontri, infatti, le tecniche di combattimento di base saranno più che sufficienti per sconfiggere gli avversari, rendendo quelle avanzate particolarmente utili solo nei casi più importanti, come i gruppi più numerosi, i nemici particolari o i boss. La curva della difficoltà è decisamente più abbordabile dei capitoli precedenti, permettendo ad un giocatore che abbia esperienza di godersi senza problemi anche il livello “normale” e lasciando il “facile” ai neofiti - più un “difficile” per chi cerca veramente guai.I boss sono rognosi, ma con due o tre curativi da parte nell'inventario si riesce di solito a venirne a capo. Ricordiamo però che al di fuori dei combattimenti e dei boss c'è un intero mondo da esplorare, racchiuso nell'apparentemente piccolo spazio di un quartiere di Okinawa e uno di Tokyo: le cose da fare sono talmente tante che la trama principale costituisce in effetti circa il 10% degli obiettivi perseguibili, ed anche così dura circa una ventina di ore - fatevi due conti. Beh, forse non arriverete a 200 ore (i filmati sono concentrati per lo più nella trama), ma è certo che per completare proprio tutto avrete bisogno di una consistente quantità di tempo.
Ma quello che veramente in Yakuza (tutta la serie) funge da primo motore immobile è l'atmosfera, unita alla filosofia di fondo: per godersi il titolo occorre fare uno sforzo immaginifico/culturale notevole, cercando di rendersi avezzi alle meccaniche sociali del Giappone moderno, così velocemente cresciuto dal medioevo dei Samurai eppure ancora così legato a determinati valori, alcuni dei quali moralmente discutibili per noi occidentali. Ma il semplice fatto che questo titolo, che proprio per questi motivi ha con difficoltà varcato il confine di conversione, abbia incontrato già in precedenza il plauso della critica e degli utenti è la riprova del fatto che in lui c'è obiettivamente del buono - e tanto. Yakuza 3, pertanto, è sicuramente un ottimo gioco, ma forse solo gli estimatori della serie riusciranno ad apprezzarlo veramente, anche perché i riassunti presenti non sono certamente in grado di supplire totalmente al vuoto di chi non ha mai visto i predecessori...
Chissà perché nei giochi "tipicamente giapponesi" c'è spesso una cura più profonda nei personaggi femminili che non in quelli maschili
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Squadra che vince non si cambia, anche se magari non può puntare al titolo: il terzo Yakuza non ambisce certamente al miracolo tecnologico, quanto all'importanza di mantenere immutata l'atmosfera e la filosofia di fondo dei primi due capitoli della saga di Kazuma Kiryu. Il risultato è un gioco che non propone nulla di nuovo nella sua struttura portante, con un sistema di combattimento e di sviluppo pressoché identico ai predecessori, migliorato tecnicamente il tanto che basta per motivare l'utilizzo di una piattaforma next-gen, arricchito da una montagna di nuovi giochi e sottogiochi (alcuni dei quali esteticamente più belli del gioco di base) ed ovviamente con una trama completamente nuova. Il risultato? La dimostrazione che non serve una grafica all'ultimo grido per ottenere un grandissimo gioco: è sufficiente un sistema che funziona bene, un personaggio col giusto carisma, molta fantasia, voglia di fare e tanta bravura nel gestire il tutto. Peccato, però, che solo i veri estimatori di Yakuza sapranno cogliere queste qualità...



