Per quanto riguarda la parte sonora, bisogna dire che la qualità del commento è migliorata sensibilmente, soprattutto perché i nomi dei giocatori sono pronunciati chiaramente, il che è fondamentale per chi non comprende le scritte giapponesi e vorrebbe conoscere i giocatori che sono scesi in campo. Anche i cori del pubblico, che incitano le squadre nazionali urlando il loro nome, sono realizzati alla perfezione e segue magistralmente l'andamento delle partite.
Un' uscita avventata sul primo palo, Winning Eleven 5 sfodera dei portieri purtroppo non propriamente all'altezza della situazione
SECONDO COMMENTO
La prima impressione è semplicemente fenomenale: Winning Eleven 5 è un gioco che riesce a migliorarsi, tecnicamente parlando, soprattutto grazie alla nuova piattaforma... In gioco si avvale di una risoluzione ben più elevata e congegnale, di modelli poligonali eccellenti (Batistuta e Totti, per fare solo due esempi, sono semplicemente eccezionali) e di animazioni ancora più curate.
La scelta di abbassare la velocità di gioco è a tutto vantaggio della componente simulativa: nemmeno i bellissimi predecessori per PlayStation avevano saputo convincere così tanto dal punto di vista delle proporzioni giocatori-campo e della velocità di movimento delle squadre. Permangono alcuni difetti congeniti della serie, ormai ben noti, come le animazioni non interrompibili e alcune discutibili scelte a livello di destinatari dei nostri passaggi, ma il resto è solo "bellezza" calcistica allo stato puro. I movimenti fluidissimi, le idee, i giocatori che si propongono... il tutto suffragato da una fisicità ancora superiore (provate a togliere palla a Batistuta per capire) e da un realismo ancora migliorato in fase conclusiva, dove centrare la porta con tiri efficaci da fuori area sarà ancora più difficile.
Tutto positivo, quindi? Purtroppo no... Konami è scivolata su uno dei punti fondamentali di un gioco calcistico: i portieri. Non sappiamo se si tratti di una scelta ben precisa o se ci sia un modo, nei menu in giapponese che ci stiamo ancora ingegnando a tradurre, per renderli più reattivi, ma è un fatto che si muovono troppo tardi rispetto allo scoccare del tiro e che, brutto a dirsi per un Winning Eleven, praticamente ogni tiro nello specchio si traduce in gol. Se questa, ripeto, è stata una scelta dettata da particolari critiche ai titoli precedenti da parte dei giocatori nipponici non lo so, sta di fatto che nel gioco in singolo, in particolare, la dabbenaggine del proprio portiere porta spesso il giocatore sull'orlo di una crisi di nervi.
Il resto è semplice sollucchero: personalmente devo ancora prendere la mano con le novità in ambito di sistema di controllo (gli uno-due necessitano una ulteriore pressione di un tasto e sono meno "automatici", come scritto all'interno della recensione), ma semplicemente guardare una partita a Winning Eleven 5, portieri a parte, ormai non è troppo distante da quello che possiamo vedere durante la telecronaca di una partita vera.
Simone Soletta