Il sottogioco del mochi è piuttosto divertente: peccato ceh per potervi accedere dovrete prima reclutare un gregario
In battaglia, le animazioni e i movimenti risentono molto dell'ambiente circostante, e il bad-clipping è all'ordine del giorno, così come occasionali inquadrature infelici. L'unica cosa veramente bella è la variazione di luce dal giorno alla notte e viceversa, ma è un po' pochino; promossa la realizzazione degli ambienti, alcuni dei quali piuttosto vasti. La colonna sonora propone brani dal tipico taglio tradizionale giapponese, molto adatti all'ambientazione anche se alla lunga un po' monotoni; i doppiaggi sono disponibili in Inglese e nell'originale Giapponese, e soprattutto questo secondo è ben fatto. I testi su schermo sono disponibili purtroppo solo in Inglese.
Per prendere efficientemente confidenza col sistema di gioco di WotS3 servirà probabilmente un'intera partita, visto che all'inizio avrete a disposizione solo armi mediocri e poche skill da combattimento, ed inoltre anche il tutorial (disponibile presso il Dojo, e perciò non esattamente sulla porta di casa) è esclusivamente testuale, senza esercizi pratici d'apprendimento. Fortunatamente, il sistema premia i giocatori costanti: tutte le volte che terminerete la partita, a prescindere che ciò avvenga per morte del personaggio, per una vostra decisione di uscire da Amana o per il raggiungimento di un finale della storia, sarà possibile salvare tutte le abilità ottenute, le armi immagazzinate, il denaro ed in generale iniziare la partita successiva dallo stesse condizioni, con anzi in più dei premi (come pezzi di spada o stance prima precluse) - magari aumentando progressivamente la difficoltà.Il sistema funziona bene, la possibilità di scegliere se dedicarsi a missioni semplici o concentrarsi sulle trame seguendo gli attivatori lascia al giocatore un buon grado di libertà, non ultima la possibilità di alternare partite “serie” a sessioni di “potenziamento” (inizia il gioco, fai un dozzina di missioni, accumula soldi e armi magari anche aggredendo senza motivo dei personaggi-chiave, prendi il malloppo e scappa). Quello che però non ci ha soddisfatto appieno è il bilanciamento delle due cose: alcune missioni richiedono tempi lunghi anche semplicemente perché richiedono di cercare oggetti o personaggi nascosti (e mentre siete impegnati in un lavoro vengono disattivati tutti gli attivatori), mentre la maggior parte degli eventi, salvo verso la fine, si limita a scene di dialogo.
Gli eventi “finali” della trama si attivano a prescindere dopo un certo numero di eventi attivati, e quel punto di norma ci sono poche scelte possibili: un po' come dire che ormai i giochi sono fatti e bisogna tirare le somme. Peccato, però, che alcune specifiche trame abbiano una probabilità di verificarsi molto superiore a tutte le altre (e sono anche piuttosto drammatiche), mentre alcune si possono raggiungere solo andando a cercarsele esplicitamente: in quest'ottica, ottenere tutti i 20 e passa finali diversi o anche solo trovarne uno che sia totalmente soddisfacente diventa oltremodo impegnativo. Se poi avete fretta, allora potete saltare da un evento all'altro più o meno a caso, e finire il gioco in meno di un'ora (c'è un premio apposito in palio) senza neanche estrarre la spada dal fodero, come accennato.
Dalla trattazione finora esposta qualcuno potrebbe pensare insomma che questo Way of the Samurai 3 sia un brutto gioco, ma in realtà non è affatto così. Certo: la realizzazione tecnica fa storcere il naso più e più volte, ed anche soprassedendone il gioco presenta diversi problemi strutturali, tali da far quasi pensare che gli sviluppatori, una volta realizzato il sistema, si siano ritrovati in crisi sulla trama e le circostanze, ipotesi confutata anche dalle apparenti similitudini col capitolo precedente. Se però gli si dedica la giusta attenzione si scopre che offre una varietà piuttosto vasta di sotto-missioni, e la ricerca di storie e finali particolari costituisce una sfida interessante per tutti quelli che non si accontentano di “guardare un film” ma vogliono essere padroni del proprio destino.
Anche l'ambientazione, osservandola bene, è “viva”: la gente cambia atteggiamento nei nostri confronti a seconda delle missioni che abbiamo svolto, e certi personaggi presentano sfaccettature molto interessanti. L'impegno necessario per padroneggiare e personalizzare le armi, infine, costituisce un'ottima attrattiva per gli appassionati dell'aspetto Beat'm'Up dei giochi d'azione. Un gioco non per tutti, sicuramente, e in quanto gioco di nicchia gli si può perdonare qualche debacle. Ciò non toglie, comunque, che con un impegno differente il risultato finale sarebbe potuto essere ben più soddisfacente.
12
6,5
Way of the Samurai 3 segue molto da vicino le orme del suo ottimo predecessore per PS2, e avrebbe anche potuto ambire ad essere un capolavoro se solo avesse dimostrato un po' di carattere (e molto sfarzo) in più di quello che invece possiede. Soprassedendo sulla realizzazione tecnica che solo fugacemente rende onore alla piattaforma usata, il gioco presenta una situazione iniziale piuttosto simile a quella di WotS2, ed anche se al giocatore è lasciato un discreto grado di libertà, tende comunque a canalizzare l'attenzione principalmente verso una manciata di finali (su oltre 20 presenti), tra l'altro per lo più drammatici. Forse per questo motivo l'ottenimento di un “happy end” è particolarmente soddisfacente, ma il punto di forza del gioco, l'elemento su cui più di tutti si denota l'impegno degli sviluppatori, è l'acquisizione delle skill da battaglia e l'ottenimento di nuove armi, anche creandole. Un titolo per palati molto particolari, disposti a chiudere un occhio su svariate mediocrità e capaci di apprezzarne il retrogusto.



