Però. Chi l'avrebbe mai detto? La Eidos ha fatto centro. Warzone 2100 non sarà una novità assoluta (chi ha detto Homeworld?) ma porta senz'altro una bella boccata d'ossigeno ad un genere che ormai sembrava accusare un certo logorio, rinchiuso com'era in una gabbia bidimensionale fissa e schematica dalla quale sembrava impossibile uscire. Invece questo prodotto ne allenta notevolmente le sbarre e riesce a coinvolgere il giocatore come pochi, per merito di una struttura semplice ed allo stesso tempo articolata, unita ad una giocabilità davvero elevata. Il teatro di battaglia tridimensionale spinge a cercare soluzioni tattiche sempre differenti per adattarsi agli obiettivi da raggiungere; la possibilità di costruire e configurare una notevole quantità di mezzi, insieme ad un'intelligenza artificiale più che buona contribuiscono a rendere l'esperienza di gioco appagante e stimolante senza cadere (quasi) mai nella frustrazione tipica di alcuni prodotti del genere (vedi alla voce Westwood). Questo da al giocatore una notevole sensazione di "controllo" dell'azione e ne limita contemporaneamente il senso di impotenza dovuto in genere ad una taratura poco efficace della quantità di mezzi e di risorse a disposizione del nemico, a tutto vantaggio della longevità. Il gioco poi è strutturato in modo da tenervi sempre "sulle spine": il fatto che praticamente tutte le missioni siano a tempo spinge a trovare soluzioni il più possibile efficaci in un tempo ragionevole, cosa che vi impedirà, tra l'altro, di oziare per delle ore ammassando truppe per poi scagliarvi all'attacco. Peccato per il sonoro decisamente sotto tono e per la scarsa varietà dei mezzi a disposizione. In ogni caso, se cercate un rts "nuovo" e tatticamente un po' più raffinato date tranquillamente fiducia a quest'ultimo parto dei Pumpkin Studios. Non ne rimarrete affatto delusi.