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5,5
Tie-in. Un vocabolo che farebbe storcere il naso a qualsiasi patito di videogiochi, una quasi certezza sulla non troppo esaltante qualità del prodotto finale. Ancora non c'è nessun proverbio che lo cita, ma è uso comune - a buona ragione – dubitare della validità di un tie-in che spesso e volentieri si rivela un prodotto che sfrutta tanto una licenza famosa quanto poco la creatività e le potenzialità degli sviluppatori. Tie-in? Fugate ogni dubbio, statene alla larga. Suonerebbe bene, visto che i prodotti esaltanti si contano sulle dita di una mano monca (Goldeneye, Nintendo 64) e questa diceria potrebbe tranquillamente – ora come ora – considerarsi un dogma dell'universo videoludico. Purtroppo nemmeno Van Helsing riesce a sovvertire questo stato di cose e, basandosi sul fanta-horror stampato su celluloide, risulta una mera consolazione per i patiti della pellicola cinematografica. Vivendi non perde tempo, e in quasi perfetta concomitanza con l'uscita nelle sale tira fuori dal cilindro (bucato) questo prodotto, poco esaltante e a dirla tutta realizzato in maniera frettolosa. Un action\beat'em up che soffre di ripetitività, piattezza di gameplay e una telecamera che da Devil May Cry (a cui si ispira), riesce solo a trarre solo il peggio. Purtroppo.



