Tiscali

Recensione Titan Quest: Ragnarök

Un gradito ritorno che però non convince fino in fondo
Simone Rampazzi Di Simone Rampazzi(5 dicembre 2017)

La mitologia è una ficata. Non importa come ci viene somministrata, resta bella a prescindere, grazie alla sua ragnatela di eventi capaci di coinvolgere chiunque per mezzo di una bella storia, pari soltanto alla migliore tela tessuta dalla talentuosa Aracne.

C’è stato un tempo, nel 2006 o giù di lì, che lo studio Iron Lore (oggi Crate Entertainment) pubblicò Titan Quest, un diablo-like appassionante che ci permise di viaggiare nell’antica Grecia, sconfiggendo una pletora di creature pronte a ucciderci senza passare dal via.

Come gli appassionati sapranno, il successo di questo primo capitolo portò gli sviluppatori a pubblicare un’espansione, intitolata Immortal Throne, dove il nostro protagonista tornava a combattere per fermare l’invasione di mostri proveniente dall’oscura casa che chiamano Ade.

Poi il nulla. Almeno fino al 2013, quando la THQ Nordic acquisì i diritti del prodotto per poi rimasterizzarlo in una versione certosina da pubblicare su Steam, per renderlo fruibile a coloro che non ebbero il piacere di giocarlo al tempo della sua uscita. Il gradito ritorno di questo hack’n’slash smise di brillare velocemente, facendo cadere il brand in un sonno orfico lungo dieci anni.

A sorpresa però, dopo tutto questo tempo, il vaso è stato nuovamente aperto lasciando uscire un’espansione tutta in tema nordico ambientata nella terra dei Celti.

Titan Quest: Ragnarök - Immagine 1

PER LA BARBA DI ODINO!

I territori dell’Europa Settentrionale sono in pericolo e il nostro eroe, per nulla spossato dalla sua lunghissima sosta, è pronto per riprendere in mano le sue armi per superare tutte le difficoltà che gli si pareranno di fronte.

Il gameplay in questo senso si adatta al compito, inserendo una serie di novità selettive che puntano essenzialmente ad aumentare il level-cap (adesso possibile fino all’85° livello), inserendo di seguito una nuova maestria e tanti, tantissimi, nuovi oggetti pronti per vestire il vostro guerriero.

Il Maestro di Rune ricalca quindi il tema nordico dell’ambientazione, permettendo al giocatore di poter fondere le capacità di un guerriero insieme a quelle di un mago, capace di infliggere numerosi danni elementali grazie all’utilizzo di particolari rune. La possibilità di fondere più maestrie era già possibile nei capitoli precedenti, pertanto l’inserimento di questa nuova occasione permette più che altro di diversificare l’approccio. Le combinazioni sono molte e la distanza dalla pubblicazione, in un certo senso, ci regala un fattore di riscoperta interessante anche se si è stati giocatori di vecchia data del titolo.

Esplorando quindi i luoghi realizzati per l’occasione scopriamo un mondo freddo e cupo, irto di insidie e pericoli accompagnati naturalmente da scenari innevati e grotte inospitali. In questi luoghi troveremo troll, tritoni, spiritelli e giganti, pronti a riempirci di randellate al minimo incontro funesto.

Al netto dei contenuti, Titan Quest mantiene la sua identità ben salda, senza cambiare nulla della formula che gli ha consegnato il successo dieci anni fa. Da una parte, forse per il nostro desiderio opprimente di vedere qualcosa di nuovo, avremmo preferito assistere all’arrivo di un vero e proprio secondo capitolo (desiderio che comunque, visti gli ultimi eventi, potrebbe anche avverarsi).

Titan Quest: Ragnarök - Immagine 2

L’ETA’ DEGLI EROI

L’unico tallone d’Achille pronto a rivelarsi nel momento più cruciale del combattimento riguarda il comparto tecnico, rimasto effettivamente datato, in cui spiccano diversi rallentamenti sintomatici che servono il fianco a cali di framerate mostrati nelle fasi più accese dello scontro.

Le ambientazioni esterne godono di una piacevole caratterizzazione e profondità, coadiuvate peraltro da tantissimi effetti climatici, cosa che però sembra non spiccare nelle aree al chiuso, dove al contrario si avverte una spiacevole sensazione di vuoto dovuta alla mancanza di abbellimenti.

7,5
Il titolo pubblicato dalla THQ Nordic è stato certamente una sorpresa, che ci fa ben sperare sul futuro del franchise. La speranza, come accadde per il vaso di Pandora, non sarà certo l’ultima a morire e speriamo che questo primo spiraglio (al netto dei suoi pregi e difetti) possa permettere alla software house di tornare al lavoro producendo –finalmente- un degno secondo capitolo.