Tiscali

Recensione The Town of Light

Quando il limite tra realtà e finzione viene infranto
Simone Rampazzi Di Simone Rampazzi(25 febbraio 2016)
Se avete seguito le nostre ultime pubblicazioni, vi sarete sicuramente accorti di un certo tipo di cambiamento all'interno di alcune tipologie di gioco. Se è vero che spesso il successo di un titolo è legato al bilanciamento tra gameplay e narrazione, alcune software house hanno raccolto e rilanciato la sfida, andando quasi ad annullare la componente ludica più classica in favore di una narrazione sempre più curata, importante nelle tematiche e coinvolgente a livello emozionale. Titoli come Gone Home, Layers of Fear e lo stesso Firewatch, da noi testato proprio la settimana scorsa, stanno a testimoniare questo cambiamento atto e la nascita, forse, di una nuova corrente videoludica.

Queste “avventure narrative”, se così vogliamo definirle, ci mettono davanti ad un prodotto sviluppato totalmente verso il coinvolgimento, ed è per questo che risulta opportuno cambiare il solito metro di valutazione per giudicarle nella loro interezza.

Dopo aver preso le parti di un pittore maledetto, ed essere passati per le desolate foreste del Wyoming, potevamo esimerci dal passare un pomeriggio dentro un manicomio?
The Town of Light
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I frutti della pazzia

Tutto ha inizio nei primi anni del 900, quando la giovane Renèe viene strappata dalla propria vita per essere internata nel manicomio di Volterra. Ed è che qui che parte l'annullamento tra realtà e finzione, dal momento che il suddetto manicomio è realmente esistito ed è stato oggetto di approfonditi studi da parte del team di sviluppo per la ricreazione delle location e, soprattutto, per cercare di replicare al meglio le situazioni estreme che hanno preso vita all'interno della struttura.

Nei panni della ragazza percorriamo, presumibilmente anni dopo, quelle che sembrano le rovine del manicomio, alla ricerca di risposte utili fondamentalmente a sanare quella che sembra un'anima lacerata da esperienze traumatiche. Il viaggio che ci viene proposto di fare, questa volta, avviene proprio a cavallo della sottile linea che separa realtà e finzione, dove l'intreccio dei ricordi della povera ragazza appare confuso, distorto ma soprattutto traviato dalle violenze subite (quanto accaduto a Volterra è una delle pagine più tristi della nostra penisola).

Storicamente il manicomio in oggetto è stato identificato come “una struttura carceraria protetta da guardie e non da infermieri”, pertanto gli sviluppatori italiani della software house LKA hanno posto la dovuta attenzione nel ricreare un'ambientazione efficace e convincente, resa ancora più realistica dall'accompagnamento musicale, ricco di tracklist vocative che sostengono la bellissima narrazione (completamente in lingua italiana) effettuata dalla protagonista.



Dimenticatevi quindi jump scares, enigmi irrisolvibili, percorsi intricati o scelte sbagliate che potrebbero condurvi ad una morte prematura. The Town of Light è un racconto interattivo trascinante e riflessivo, dove l'unico espediente che potrà ferirvi, in qualche modo, sarà solamente la verità alle spalle della storia. Le meccaniche del gameplay vengono infatti ridotte all'osso, il movimento viene assistito nell'esplorazione dal mouse, un tasto di aiuto ci fornisce addirittura suggerimenti utili a farci unire i frammenti dei ricordi spezzati della giovane, ed i percorsi appaiono lineari e distribuiti a puntino, proprio per assistere la narrazione.

Interessante la particolarità di poter scegliere delle risposte multiple durante la consultazione delle cartelle cliniche di Renèe, fattore che regala qualche elemento extra di interpretazione che può essere consultato dentro al menù riassuntivo, dove flashback ed allucinazioni disturbanti vengono mostrati sotto forma di tavola disegnata. E' importante ricordarvi che il gioco ha contenuti crudi ed inquietanti, non identificabili dalla semplice nudità o dal linguaggio scurrile, pertanto è opportuno far adoperare il gioco ad un pubblico maturo.

Prima di cominciare la vostra avventura vi consigliamo di dare un'occhiata al Diario di Renèe, così da farvi un'idea del background del personaggio prima che entrasse nella struttura.
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La narrazione ha bisogno di soddisfare i sensi

Oltre alla storia, di cui non vi forniamo elementi extra al fine di non rovinarvi l'esperienza, viene naturale parlare della splendida cornice grafica confezionata per l'occasione, la quale sfrutta tutta la potenza di un calcolatore performante per ricreare un mondo incredibilmente realistico, composto da scenari 3D realizzati con estrema minuzia. La aree boschive delle campagne di Volterra sono ricche di vegetazione, la struttura in sé contiene moltissima oggettistica e l'intero comparto di illuminazione risulta solido e convincente, coadiuvato come detto in precedenza da una delicata e particolare colonna sonora.

L'ambientazione riesce nell'intento di accompagnare il giocatore all'interno del viaggio, dimostrando come introdotto in precedenza che questo nuovo filone videoludico può certamente dire la sua concentrando il succo, molto spesso diluito con gameplay ridondanti, fino ai minimi termini. Inoltre, il gioco all'uscita supporterà l'Oculus Dev Kit 2, elemento che sicuramente potrebbe regalare un'esperienza ancora più immersiva e coinvolgente.
8
LKA è riuscita nell'intento di proporre un viaggio pericoloso, dove il giocatore nei panni di Renèe proverà sulla propria pelle un frammento delle esperienze violente che accadevano, realmente, in quel del manicomio di Volterra. A differenza degli altri casi precedentemente analizzati, Town of Light è un pugno allo stomaco, un'esperienza unica che accresce ed aiuta a comprendere una realtà altrimenti sottovalutata o semplicemente mai udita.
voto grafica8
voto sonoro9
voto gameplay7
voto durata6,5