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Recensione The Settlers 7: Paths to a Kingdom

Poveri noi! La protezione online di Ubi colpisce ancora!
Marco Modugno Di Marco Modugno(30 novembre -0001)
Casual gamers, addio! Chi ha poco tempo per giocare, ama i regolamenti facili ed il gameplay immediato, predilige giochi che si prestino a partite mordi e fuggi, dalla curva d'apprendimento graduale e senza troppi orpelli a complicare la vita già difficile del giocatore occasionale può anche smettere di leggere. Così anche chi non dispone di una connessione ad Internet flat, o di una ADSL capace di mantenere la linea stabile per tutto il tempo necessario ad una partita al proprio strategico preferito.

Il settimo capitolo di The Settlers, infatti, presenta due ordini di problemi in grado da costituire dissuasori pressoché insormontabili per le categorie di giocatori sopra delineate.
Innanzitutto il gameplay. Caratterizzato da alberi di ricerca intricati come baobab secolari e da dozzine di risorse, miglioramenti, edifici ed unità tutte strettamente collegate tra loro in un sistema d'interconnessioni che richiederebbe, per una piena comprensione, un'approfondita analisi dei diagrammi di flusso che le collegano, sarà in grado di scoraggiare dopo una ventina di minuti di gioco chiunque non appartenga al fiero ma esclusivo club degli hardcore gamers, ostinati fruitori di RTS estremi, impavidi ingegneri gestionali capaci di giocare con carta e penna accanto alla tastiera per costruirsi da soli gli schemi strategici ottimali imparati sul campo, senza tema di ricaricare per l'ennesima volta dopo un passaggio particolarmente difficile.
The Settlers 7: Paths to a Kingdom - Immagine 1
L'albero della ricerca è complesso e variegato. Scegliete bene!
The Settlers 7: Paths to a Kingdom - Immagine 2
Fervono i lavori. Opportuno mantenere un occhio vigile verso la foresta...
The Settlers 7: Paths to a Kingdom - Immagine 3
La nostra cittadina prende forma. Attenzione a non trascurare le difese!
Un videogioco dovrebbe avere per oggetto il piacere di chi ne fruisce. Tale piacere, nel caso dell'ultima creatura dei BlueByte, si coniuga inderogabilmente con quello della sfida matematica estrema, senza lasciare nessuno spazio al diletto rilassato e scanzonato di chi vorrebbe abbandonarsi ad una ventina di minuti di partita spensierata di fronte al monitor, al termine di una dura giornata di lavoro, prima di andare a cena.

Non ci credete? Fate la prova, allora. Non appena terminate le prime battute di gioco, TS7:PTAK vi abbatterà direttamente in prima linea, costringendovi a fronteggiare immediatamente situazioni di morale a picco nella vostra popolazione, risorse insufficienti, spazio vitale limitato, incapacità di fare fronte alla spinta espansionistica dei vicini e così via. In confronto al ritmo disincantato cui vi hanno abituato Civilization e i suoi epigoni, vi sembrerà di giocare ad una partita da torneo con il campione tedesco di Coloni di Katan, alla Fiera del Gioco di Norimberga.

Provate a sbagliare una mossa, a non sfruttare una risorsa determinante, a non dotarvi di un edificio fondamentale o a non prevedere le conseguenze a medio termine di una data sequenza dell'albero di sviluppo e siete fritti. Il meglio che può capitarvi è trovarvi costretti a riavviare daccapo la missione, rendendovi conto con sommo scorno, di esservi infilati in un vicolo cieco dal quale non si esce senza ricominciare tutto dal principio. Un quadro simile finisce perfino per togliere necessariamente rilievo a qualche interessante novità del gioco, come la possibilità di personalizzare strutture ed unità o di gestire in prima persona gli eserciti (che tuttavia sembrano avere un ruolo meno rilevante, nel vostro percorso verso la vittoria, di quanto non lo abbia un meticoloso approccio alla pianificazione politica e soprattutto gestionale).
The Settlers 7: Paths to a Kingdom - Immagine 4
Paese che vai... struttura che costruisci!
The Settlers 7: Paths to a Kingdom - Immagine 5
Come accaduto storicamente, le nuove idee maturano negli ambienti ecclesiastici
The Settlers 7: Paths to a Kingdom - Immagine 6
Quel mulino mi pare un po' troppo in centro, non credete?
Sarà sicuramente vero che un gameplay di questo tipo costituisce una sfida sopraffina per i giocatori hardcore, quelli che agognano un livello di difficoltà che metta davvero alla prova la loro capacità e li tenga occupati per tutte le ore copiose di cui dispongono per dedicarsi al loro hobby preferito. Diciamocelo francamente, però. Quanti sono? La vita di uno studente che non ambisca a trasformarsi in un geek monomaniaco, come quella di un lavoratore di qualsiasi settore che tenti di mantenere un briciolo di vita sociale, oltre a non farsi licenziare perché si addormenta sulla scrivania, è sempre più frenetica e densa di attività. Le quali, con qualche eccezione, sono in tutta franchezza il più delle volte assai più piacevoli che non scontrarsi per la ventesima volta con la stessa frustrante missione di un RTS con una curva di apprendimento e difficoltà più impervia della parete nord del Cervino. A volerla dire tutta, se proprio ho tempo da passare a giocare, non faccio fatica a reperire in giro titoli in grado d'intrattenermi piacevolmente senza bisogno di farmi salire il sangue al cervello dalla frustrazione, e di mettere alla prova ogni singola sinapsi del mio cervello nel tentativo di stare dietro ad uno schema di gioco complicato come un rebus stereoscopico della Settimana Enigmistica.

Tutto questo senza menzionare l'altra grande pecca del titolo, cui ho dedicato il Commento qui sotto. Come già Silent Hunter 5 e, sembra, tutta la nuova generazione di giochi per PC targati Ubisoft, TS7:PTAK è dotato del famigerato sistema di protezione dalla pirateria DRM, che richiede la connessione perpetua alla rete per giocare, anche in single-player. Provatevi a staccare il doppino dal muro anche solo per un secondo, o a sperimentare una delle frequenti (almeno in Italia) disconnessioni temporanee del vostro modem/router e bam! Si ricarica dall'ultimo salvataggio, mente il soffitto e i vetri della vostra stanza vibrano sotto l'azione stentorea delle vostre imprecazioni. In poche parole, il gioco è vietato a chi non ha Internet, come a chiunque non disponga di una connessione flat stabile. Chi invece paga una tariffa a tempo, farà bene a sentire preventivamente la sua banca, perché assicuri le coperture finanziarie necessarie a garantire il pagamento delle bollette telefoniche previste. No comment.

E sì che la grafica e il sonoro di questo settimo episodio di una serie che affonda le sue radici ai tempi degli Amiga promettevano bene. Una palette di colori che metterebbe allegria ad un depresso cronico, jingle piacevoli ed effetti audio accattivanti (pur con qualche ripetizione di troppo, ma è la maledizione degli RTS fin dai tempi del primo Warcraft...) e personaggi e animazioni davvero riusciti. Il tutto supportato da un motore che non ha bisogno di processori raffreddati ad azoto liquido ed ettari di alette dissipatrici per regalare soddisfazioni ai giocatori.
Purtroppo l'approccio eccessivamente di nicchia che caratterizza il gameplay, ostico e settario, rende l'esperienza ludica decisamente poco appetibile ad una vasta fetta di pubblico, sia che si parli della campagna single player, sia che si consideri il multiplayer (anche là non sarà cosa inconsueta assistere ad impasse di dieci-quindici minuti di entrambi i contendenti, tutti e due impegnati nella frettolosa demolizione e ricostruzione della propria città, nel tentativo di correggere errori di progettazione commessi nelle fasi iniziali della partita.
The Settlers 7: Paths to a Kingdom - Immagine 7
Una catena montuosa può offrire una difesa naturale da uno o più lati
The Settlers 7: Paths to a Kingdom - Immagine 8
Chi ha detto che il mio castello sembra quello della Bella Addormentata?
The Settlers 7: Paths to a Kingdom - Immagine 9
Lo sfruttamento di ogni francobollo di terreno edificabile prosegue...
6,5
Invertiamo la rotta, per favore.. Con l'implementazione del sistema di protezione DRM, che richiede la connessione perpetua alla rete per giocare, Ubisoft si sta avventurando sul ghiaccio sottile. Esistono ancora giocatori, qui fuori, che non vogliono connettersi ad Internet o, quantomeno, che non hanno nessuna intenzione o possibilità di farlo in pianta stabile. Vuoi perché una connessione flat è fuori della portata delle loro tasche, vuoi perché vivono in zone dove le cadute di linea sono all'ordine del giorno. Obbligare chiunque compri un gioco a connettersi in permanenza alla rete, costringendolo a riavviare ad ogni disconnessione, è dunque non solo deprecabile, ma addirittura controproducente per chi commercializza un gioco che rinuncia a priori ad un'intera fascia di possibili utenti. L'avevamo detto a chiare lettere recensendo Silent Hunter 5 e lo ribadiamo qui: il sistema DRM di Ubisoft ci sembra scorretto e settario. Speriamo venga presto eliminato e sostituito da qualcos'altro, allora!
voto grafica7,5
voto sonoro7
voto gameplay6
voto durata6,5