Sean Devlin è un pilota, per cui non mancheranno le occasioni per prendere parte a gare di "retro f1"
La barra del sospetto (quella gialla) andrà a riempirsi a seconda di quanto i nostri avversari noteranno la nostra presenza. Tenetela bassa, o vi riempiranno di piombo.
L'avventura di The Saboteur si presenta quindi molto ricca di eventi, dal momento che saremo chiamati non solo a soddisfare il nostro desiderio di rivincita ma saremo coinvolti in prima persona a guidare la rivolta della Resistenza parigina contro l'oppressione nazista e, giusto per non farci mancare niente, verremo assoldati dai servizi segreti britannici a recuperare alcuni misteriosi manufatti nazisti che inseriscono nella trama anche un traccia di mistero che ne accresce sicuramente l'appeal. La natura delle missioni si muoverà quindi su svariati fronti, portandoci ad assolvere a diversi compiti, dall'eliminazione di personaggi chiave nel comando avversario, alla liberazione di prigionieri di guerra, fino al sabotaggio di punti chiave per il nostro nemico che alleggeriranno la pressione nazista sulla città. La liberazione dei vari quartieri della città sarà evidenziata da un graduale ritorno al colore degli ambienti. All'inizio del gioco, infatti, Parigi è interamente colorata di bianco e nero, con in evidenza il solo colore rosso a simboleggiare la pressione tedesca sulla città transalpina. Una volta portati a termine alcune missioni-chiave, la porzione liberata riacquisterà i suoi colori naturali, simboleggiando il vero ritorno alla vita.Per portare a termine tutte le varie operazioni che Sean dovrà portare a termine, avremo a disposizione tutte i canonici mezzi dei free roaming. Utilizzo di veicoli per gli spostamenti, combattimenti a mani nude o con armi recuperate dai nemici o acquistate dagli spacciatori di fiducia, fino all'arrampicamento selvaggio sui tetti delle abitazioni (Tour Eiffel compresa) per sfuggire ai controlli avversari. La novità di The Saboteur (così come potrebbe suggerire il titolo) è la capacità del nostro personaggio a confondersi tra le linee nemiche assumendo atteggiamenti e vestiario tipico del nostro avversario. Ogni nemico abbattuto da Sean (a patto che non sia stato sforacchiato dai nostri proiettili) potrà essere depredato dei propri abiti che saranno poi utilizzati per poter passare inosservato (a parte dagli uomini della Gestapo che possono sgamarci con maggiore facilità) e arrivare dritti agli obbiettivi con relativa tranquillità. Purtroppo sono proprio gli elementi “stealth” ad essere quelli maggiormente deficitari in tutta la proposta Pandemic. Complice anche un'intelligenza artificiale avversaria decisamente carente, il piacere provato nell' “uccellare” i nemici è ben al di sotto di quella provata nel piantargli un sano proiettile in testa.
Si avverte infatti come le meccaniche stealth siano veramente accennate e mai troppo approfondite, lasciando al semplice travestimento e poco più la capacità del nostro protagonista a rendersi invisibile ad occhi indiscreti. Poco importa, per esempio, che si possano accoppare le guardie naziste a pochi passi dai commilitoni che non muovono un dito per aiutare il povero malcapitato, così come è capitato che sia bastato disabilitare l'allarme generale della base per far si che i soldati che fino a qualche secondo prima ci stavano crivellando di colpi, si siano dedicate al classico giro di ronda senza tenere più in considerazione la nostra presenza. E' ovvio che di fronte a questi evidenti deficit del sistema, si sia maggiormente invogliati ad imbracciare le armi piuttosto che ad agire così come il titolo del gioco potrebbe facilmente suggerire. Ed è un peccato.
Il nostro spacciatore di armi, sempre pronto in ogni angolo della città a metterci a disposizione strumenti di morte sempre adeguati allo scopo.
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