Basta un'occhiata al menu iniziale che appare al termine dell'installazione, però, per subodorare la trappola in cui ci stiamo per cacciare, nostro malgrado, spinti dal dovere di cronaca e dall'obbligo morale di sacrificarci per evitare lo stesso fato a qualche ignaro acquirente con un budget di spesa non certo illimitato.
Il minimalismo a tutti i costi che ci accompagnerà per tutta la campagna single player (non è presente alcuna opzione multigiocatore) si manifesta sin dall'aspetto scarno della lista delle opzioni. Scopriamo subito che i comandi di guida e combattimento sono ridotti all'osso, al punto di rendere la cosa alla portata di un bambino di cinque anni sufficientemente smaliziato.
Avanti e indietro, destra e sinistra, cannone e mitragliatrice coassiale. Tutto qui, anche se la lentezza nella risposta ai comandi del mezzo che guiderete renderà la gestione del carro faticosa e frustrante, specie nelle situazioni di maggiore affollamento.
L'impostazione arcade, comunque, affligge anche il gameplay del gioco, che alterna fasi di avanzata attraverso paesaggi spogli (forse i programmatori hanno scelto la taiga russa e il deserto proprio per evitare di dover disegnare troppi alberi...), durante le quali potrete dilettarvi a buttare giù alberi bidimensionali ed edifici che sembrano fondali cinematografici, e che crollano a partire dal tetto a prescindere da dove li colpite, a momenti di combattimento in cui, da soli, vi ritroverete ad annientare a cannonate interi corpi d'armata corazzati avversari.
Se la cosa può apparire ridicola al comando di un potente T-34 sovietico o di un Tiger tedesco, la situazione scivola nel grottesco quando la stessa prestazione eroica vi è richiesta utilizzando un M3 Stuart americano, praticamente una scatolina di acciaio leggero con un cannone da 37 millimetri buono al massimo per aprire le scatolette delle razioni da campo.
Sarebbe bastato sostituire il leggero carro da ricognizione con un M4 Sherman (protagonista della copertina del gioco) o perlomeno con un Crusader britannico per rendere la cosa appena un pelo più credibile, ma forse tra i programmatori polacchi c'è qualche fan della vecchia serie DC Comics del “Carro fantasma” che narrava proprio le vicende impossibili di un carro armato americano leggero durante la Seconda Guerra Mondiale. In ogni caso, quelli citati, a dispetto delle reclame lette sulla rete, sono i soli carri che potrete condurre nel gioco.
Se il modello di gioco è avvilente, comunque, non accorre certo in soccorso un comparto tecnico degno di questo nome. L'incerta luce di un doppiaggio sorprendentemente gradevole brilla sconsolata nel firmamento scuro di una grafica deludente e scarna, gremita di difetti, clipping, pop-up e così via e di una colonna sonora da dimenticare.
Non ci siamo proprio. Sarà che i polacchi non hanno nella loro storia militare una grossa tradizione di esperti di guerra tra truppe corazzate, sarà che la City Interactive sembra da sempre perseguire lo scopo di competere per il gioco più brutto dell'anno, sarà anche che c'era necessità di fare cassa a tutti i costi, anche a quello di gettare sugli scaffali il risultato di un week-end distratto di lavoro di programmazione.
Il fatto, però, è che per poco che sia Tank Combat viene venduto e non regalato. Una tale somma di difetti e problemi l'avremmo a mala pena tollerata in un titolo scaricabile gratuitamente da un sito amatoriale.
Ma non possiamo perdonarlo a chi tenta di farlo passare come un prodotto di mass market. In altri tempi, magari conquistati da una copertina ben fatta, ci sarebbero cascati in parecchi. Per fortuna, oggi come oggi, il passaparola di Internet serve a qualcosa e l'agguato è sventato. Se avete una decina di euro da buttare, fatevi una pizza e una birra al pub sotto casa, piuttosto, o andate al cinema.
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Un titolo del genere va recensito per dovere d'ufficio e, soprattutto, per far conoscere ai potenziali acquirenti i rischi di un acquisto fatto senza un'analisi preventiva. Ci capitano ogni giorno giochi mediocri nei quali, sforzandoci di comprendere e di valutare lo sforzo di chi ha passato notti insonni della sua vita a darsi da fare per rispettare i tempi di consegna, tentiamo sempre di trovare qualcosa di positivo, certi che il gusto dell'utente finale può essere così variegato da trovare posto per qualsiasi, o quasi, titolo in uscita. Ci sono però eccezioni a questa regola, imposte dalla deontologia professionale. Rassicurati dal fatto che, visto il risultato finale, il team incaricato dello sviluppo del gioco abbia trascorso le sue serate in discoteca o al ristorante, piuttosto che a sforzarsi perlomeno di limarne i tanti difetti, non ci sentiamo di concedergli attenuanti di sorta.



