Dopo la storia e i combattimenti, la terza componente fondamentale è la customizzazione dei robot: si hanno a disposizione un'infinità di parametri sui quali incidere. Ogni macchina si distingue per statistiche essenziali quali barra vitale o mobilità sulla mappa. Una pletora di armi (a loro volta differenziate fin nei dettagli) ed upgrade vari formano l'equipaggiamento. Ovviamente tutto quanto è potenziabile a piacere, tramite il denaro ottenuto in base alle battaglie vinte. Anche la scelta del pilota ha il suo peso, ognuno ha caratteristiche peculiari ed abilità speciali, perfezionabili acquisendo esperienza sul campo. Se si aggiunge che per molti mezzi esistono trasformazioni supplementari (un tipo è la trasformazione in aereo), ci si fa un'idea della quantità impressionante di dati sui quali esercitare la propria influenza. La personalizzazione è resa ostica dalla complessità dei menu.Una mole così considerevole di informazioni necessita di particolare riguardo in termini di chiarezza, aspetto che invece non ha goduto della miglior cura.
Dopo aver passato in rassegna i tratti costitutivi di Original Generation, è tempo di soffermarsi sulle meccaniche di gioco. Le mappe, vaste e rettangolari, offrono numerosi spunti volti ad approfondire l'approccio al conflitto. Ogni casella ha le sue prerogative, che dipendono dal relativo tipo di suolo e condizionano le truppe, sia nell'incedere che negli scontri. Inoltre, seppur il piano d'azione resti uno soltanto, è possibile dislocare le unità su livelli distinti, sopra o sotto il terreno, sott'acqua o in volo.
Tutte le sfaccettature di mech e ambientazioni, sommate alle dinamiche del combattimento, come ad esempio il supporto (ossia l'aiuto che può fornire un compagno situato in un riquadro adiacente) e ad altri elementi quali la definizione automatica della difficoltà, secondo la bravura dell'utente, accentuano l'importanza della tattica ed il piacere della sfida. Una sfida sulla quale, però, ricade negativamente l'andamento fin troppo conforme ai canoni, propri al genere ormai da tempo. Questa considerazione pregiudica indubbiamente il gradimento del giocatore esigente in materia di novità, che dinnanzi ad Original Generation sarà afflitto dalla noia insita nel "già visto" e potrebbe storcere il naso, a causa della monotonia alla quale non sempre riesce a sottrarsi una formula riproposta a distanza di anni. Chiunque apprezzi il gameplay classico, invece, non rimarrà deluso e avrà di che intrattenersi a lungo: due campagne (una per protagonista) longeve, per decine di missioni terrestri e spaziali, condite dalle sterminate features sbloccabili.
Il settore tecnico denota scelte stilistiche tutt'altro che ardite, ma accurate. Il comparto visivo è composto quasi esclusivamente da immagini statiche o scene predefinite, inerenti le fasi di battaglia. La struttura a turni e la dedizione riposta nella raffigurazione dei mech e delle loro armi non fanno rimpiangere la grafica in real time. Il sonoro ricalca la tradizione con consueti motivi "da videogames", che apportano all'occorrenza un pizzico di allegria là dove serve, senza mai eccedere.
Per concludere, con Original Generation scende in campo un classico RPG tattico, che forse qualcuno considererà un po' antiquato, ma può persuadere perché rifinito da ornamenti quali la storia e il design dei robot che valorizzano la partita.
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Adolescenti alla guida di colossali mech, dotati di poteri strabilianti sullo sfondo di una guerra decisiva per il destino dell'umanità. Cenni che esplicitano il tema portante di Original Generation, quello della fantascienza da anime nipponica. Da questa premessa si può intuire perché un prodotto tanto "japanese" sia rimasto per anni prerogativa dei soli giocatori asiatici. Ma si sa, fumetti e videogame, nel loro piccolo, han contribuito ad una contaminazione culturale per la quale certi argomenti, ormai, gradiscono anche l'utente occidentale. Ed ecco allora che il RPG tattico di Banpresto sbarca sull'Advance, forte della sua connotazione classica.



