Per apporre le modifiche e modificare i settaggi della vostra vettura, dovrete ovviamente investire il denaro che viene acquisito, come avrete già intuito, partecipando a gare ed eventi, potendo puntare parte dei vostri averi su tutte le corse disputate. Alcune prove, in particolare, oltre alla pecunia forniscono un aumento di rispetto (un po' come in GTA, insomma), necessario per essere ammessi alle gare più in vista. Oltre a tutto questo, SRS offre una nuova possibilità di conquista, rappresentata dal gentil sesso, interessato, però, alle vostre sole prestazioni “motoristiche”. L'unico "vantaggio" che ne deriva è la visualizzazione di videoclip di dubbio gusto, con donne in carne ed ossa come protagoniste che poco aggiunge ad un titolo che richiedeva ben altre cure e attenzioni per attirare il grande pubblico. Sbloccare tutte le auto, tutti i ricambi, i tracciati (e tutte le donne) può significare trascorrere molte ore alla guida della vostra vetture, ma purtroppo la natura poco originale di SRS non fornisce quel particolare stimolo a farsi giocare fino in fondo. Il sistema di controllo, customizzabile dall'utente, adotta una disposizione dei tasti ben congegnata, con i due tastoni L e R adibiti a freno e acceleratore, mentre X e Y scalano le marce, e ad A è affidato l'importantissimo freno a mano. Questo sistema si presta ad una giocabilità arcade che più arcade non si può (dimenticate la fisica, per intenderci), caratterizzata dalle solite collisioni con rimbalzo, dalle solite derapatone e sgommate, dalla solita sovralimentazione chimica. Purtroppo è tutto già visto, già trito e ritrito. Il mito delle corse clandestine lanciato da Vin Diesel (l'interprete del film sopra citato) trova qui una delle sue più tristi applicazioni.
Durante le prime sessioni di gioco, appariranno su schermo dei preziosi "hint" che vi aiuteranno a prendere confidenza con SRS.
Le gare e i tornei vengono così a mancare di quella concitazione necessaria ad ogni titolo di guida arcade. Come inevitabile conseguenza l'appeal di sRS ne risente notevolmente. Anche il comparto sonoro non brilla: le musiche, prevalentemente in stile hip-hop (come impone il genere), dopo qualche ascolto stancano. Più convincenti risultano essere i rombi dei motori, che variano al variare della "composizione" della vettura. In definitiva, la quasi totale mancanza di originalità suggerisce che, più che preporsi l'obiettivo proclamato in apertura di recensione, SRS sia un tentativo mal riuscito di sfruttare un filone ormai abusato. Non solo, ma non riesce nemmeno a porsi come alternativa (scadente) all'unico racing game degno di nota sul Cubo: Need for speed underground. Una bella occasione mancata da Namco.
Esattamente come in NFSU2, avremo a disposizione un'intera città entro cui scorrazzare, cercare sfidanti e mettere a punto la vettura.
5,5
Non capita tutti i giorni di sentire un rombo di vetture provenire dal Cubo. In Street Racing Syndicate questo suono, più che un ruggito di motore, sembra un lontano eco che può solo rievocare il fascino delle corse notturne, senza farlo vivere sulla propria pelle. Rispetto alla corsa vera e propria, è molto più curata la fase di modifica della propria vettura, quasi fosse fine a se stessa. E le conseguenze di questo aspetto sono tutt'altro che positive. L'ennesima riproposizione del brand Fast&Furious, dove mancano colpevolmente sia la velocità che la cattiveria.



