Il punto che salta subito all'occhio, però, è la ragguardevole mole poligonale costituita dalla massa di persone in continuo movimento sullo schermo e che viene gestita con apparente disinvoltura dal processore grafico di PlayStation 2. Il quantitativo di succo di pomodoro presente è veramente alto, ma segnaliamo, per i più impressionabili, la possibilità di rendere il gioco lindo e pulito tramite un'apposita opzioneA prima vista, la longevità parrebbe più che buona, anche grazie a quattro distinti scenari, ognuno dei quali annoverante una trentina di missioni e qualche segreto da sbloccare. Il vero pericolo, però, è rappresentato dalla noia: come già accennato, le missioni sono molto simili fra di loro e l'intelligenza artificiale di nemici e personaggi da proteggere è spesso tendente allo zero assoluto. Il rischio di prendere State of Emergency come una temporanea valvola di sfogo è alto, anche a causa della discutibilissima scelta di depennare dalla versione definitiva ogni ombra di modalità multiplayer, cooperativa o meno che fosse, da sempre vanto di giocabilità per ogni picchiaduro a scorrimento che si rispetti.
Alla fine cosa rimane? Tanta violenza, seppur mitigata da uno stile grafico tendente al cartoonoso, e una mole ragguardevole di persone impazzite su schermo... solo che ben presto ci farete l'abitudine e l'iniziale sorpresa lascerà il posto alla noia di routine, sperando che State of Emergency non basi il proprio successo più sulle premesse che sui reali contenuti: resta il fatto che, come gioco, rimane una delusione.