Basilare sarà a tal proposito controllare tanto le novità da acquistare in appositi negozi gestiti da Moneybags (con tanto di rincari nelle sedi, per così dire, periferiche), quanto le gemme a propria disposizione (unità monetarie del titolo distribuite tutto sommato con ampia generosità).
E' nel corso dei combattimenti, tuttavia, che si intuisce quanto la curva della difficoltà sia inclinata verso il basso. A Hero's Tail è poco pretenzioso nel richiedere al giocatore impegno, una componente, questa, denotabile non solo contro i nemici (boss e non), ma parimenti nell'affrontare le aree di gioco, ampiamente migliorabili nella morfologia e contenenti logicamente i vari oggetti da accumulare (uova di drago, gemme luminose, cristalli oscuri da distruggere).Quest'ultimi sono per buona parte in vista e per altra meno; solo una piccola parte comunque motiva a fondo la parola curiosità, per quanto, beninteso, sul versante della quantità ben si comportano. Altro discorso è riservato invece ai minigiochi, alcuni dei quali attingendo da altri generi riescono nel dare la giusta varietà ludica. Benché estrinseci alla matrice gli eventi che si affrontano risultano immediati nella comprensione e nell'intrattenimento, risultando così ben congeniati. Nei panni di Sgt. Bird, ad esempio, si prenderà parte ad un simil sparatutto in terza persona, a tempo, con tanto di missili, bombe da sganciare ed una sorta di turbo; con missioni istantanee costituite da anelli ed archi da oltrepassare (alla Lylat Wars), target sul terreno da centrare, nemici volanti e non da bersagliare.
Per quanto concerne il reparto estetico è da segnalare una soddisfacente apparenza di tutti i personaggi principali (con una cura, specie nelle animazioni, direttamente proporzionale all'importanza di essi), ed una altrettanto minore per quelli subordinati (nemici comuni in primo luogo). Le ambientazioni presentano una texturizzazione non miracolosa ma efficace, come del resto le tinte assunte, se non altro funzionali al concept. Invero alcune scelte cromatiche rimangono discutibili, troppo accese a volte per via di taluni accostamenti; tuttavia si tratta di scelte stilistiche e come tali vanno giudicate. Il sonoro infine si comporta senza lode né nessuna infamia, laddove ad un buon repertorio vocale (mai tedioso e ben diluito in quanto a tempo dispensato; benché all'italiano sia preferibile la controparte anglosassone) si aggiungono dei motivetti musicali che per quanto orecchiabili difficilmente si avvicinano, a livello di composizioni, al meravigliare (una meta acustica comunque rarissima al giorno d'oggi). Spyro del resto è questo: semplice, purtroppo lo è fin troppo.
6
Una carenza radicale per quanto concerne idee innovative e struttura ludiche impediscono al titolo analizzato di oltrepassare la soglia del limbo (se così il sei va chiamato) nel quale va inevitabilmente a relegarsi. E' un peccato che la validità di alcuni minigiochi, la varietà complementare all'uso di altri personaggi ed un sistema di controllo nel complesso funzionale debbano scontrarsi col semplicismo di locazioni e nemici, quest'ultimi davvero fin troppo facili da sconfiggere (siano essi boss o normali brutti ceffi). Il futuro del drago purpureo deve guardare su questo fronte, giacché solo colmando le proprie lacune ed innovandosi potrà garantirsi la sopravvivenza in un genere, quello dei platform tridimensionali, che con lo scorrere tempo dà sempre vita a personaggi e giochi (senza neppure scomodare le icone storiche) di ben altro spessore.



