Recensione Spikeout: Battlestreet

Il discorso che ci apprestiamo a fare per il titolo in analisi si accosta a quello non troppo tempo fa rivolto ad Altered Beast, titolo Playstation 2 che ha in comune con Spikeout parte delle tematiche di gioco e casa di provenienza. Il reale minimo comune multiplo è ciononostante il sempre costante disincantamento di Sega nel plasmare titoli di medio valore quale sarebbe potuto essere, con maggiore meticolosità, il gioco in questione.
Perché anche di titoli medi abbisogna la platea, per scopi più spensierati che votati all'immersione e per intrattenere con formule più genuine che siano lontane da velleità di qualsiasi natura. Eppure Battlestreet mostra il suo biglietto da visita con filmati ampiamente dimenticabili, con nemici (ed ancor più personaggi gestiti) curati in maniera discutibile e, assoluto pedice del progetto, con un reparto sonoro garante di un parlato di qualità tendente all'amatoriale e di composizioni musicali, ahinoi, anonime.Invero non di sola estetica vive un videogioco, ma certamente necessita nella maniera più vincolante possibile di propensione al divertimento. Peraltro, per un verso, il richiamo a Streets of Rage potrebbe nel nostro caso risultare istintivo, in virtù dell'ambientazione su asfalto e dell'evidente matrice Beat'em up; tuttavia manca quella profondità e quel fattore non certo irrilevante dell'essere al passo coi tempi. Una qualche interpretazione attiva del genere sarebbe stata, in definitiva, auspicabile nonché salvifica, proprio alla luce di tutte le altre lacune sopraccitate. Gli scontri ed il sistema di controllo propongono dal canto loro salto, attacco, attacco con salto, spazzate, prese, uso delle armi trovate per terra (da abbandonare poi a livello terminato) ed azioni affini, mentre gli ambienti nei quali muoversi si sviluppano senza troppe pretese in ambito di level design (con un motore tridimensionale saldo sì nella velocità ma tentennante per qualità tecnico-stilistiche).
Ciononostante, non tanto nella linearità evidente (la mappa sarà più utile per la segnalazione di obbiettivi primari che per altro), quanto nella scarsa arguzia dei nemici occorre ricercare il principale punto debole.
Va infine detto delle principali modalità: “Storia” (per comprendere l'avvenire di Diesel Town e lo scontro fra bande rivali), il canonico “Allenamento” e, probabilmente la più interessante, quella sottostante la voce “Combattimento”.In quest'ultima ci si può cimentare con regole più prettamente Arcade (nonché modificabili a piacimento nei limiti imposti), si può giovare dei progressi compiuti durante la narrazione e fruizione della trama principale (assolutamente non ambiziosa e piegata, come è lecito aspettarsi, ai fini del giocare) e, fattore di maggiore importanza, si può ospitare uno o più amici (tanto offline quanto, sfruttando le potenzialità Xbox Live, online).
Se è pur vero poi che il multiplayer tenda storicamente e potenzialmente a salvare esperienze sottotono in single player, è altrettanto vero che occorre sempre chiedersi se il divertimento risieda nella compagnia in sé o nel giovare, intrattenendosi, di un videogioco in compagnia.
Nel primo e nel secondo caso, altra ovvietà, le alternative a Spikeout: Battlestreet esistono.