In effetti, nell'idea degli sviluppatori, la modalità principale del gioco in singolo è la “Guanto di sfida”, che narra le vicende di un gruppo di guerrieri, capitanato da Hilde, di cui il giocatore entrerà a fare parte. Le prime prove a cui si è sottoposti in questa modalità avranno l'aria di una sorta di tutorial, perché faranno esplorare volta per volta i vari tipi di attacchi e di parate. In seguito però si scopre che la modalità segue questo concept per tutta la sua durata: ogni missione è suddivisa in una serie di “assalti” da parte dell'avversario, e il giocatore deve esclusivamente difendersi per pochissimi secondi fino a colpire sfruttando eventuali aperture. Tutto così: trentaquattro capitoli con due-quattro missioni ciascuno, ed anche se poi le missioni sono rigiocabili per cercare di superare gli assalti “successivi”, niente ci toglie dalla testa che ricorda molto più un allenamento intensivo che non una battaglia vera e propria - una sorta di proemio ad un robusto MultiPlayer che, come vedremo poi, non c'è.L'ultima modalità per il giocatore singolo è la “Partita Rapida”, con cui il gioco simula per così dire una lobby online: da un elenco di lottatori potremo scegliere l'avversario, valutandone l'ipotetica forza vedendo il numero di vittorie e sconfitte che ha conseguito. Una volta sconfittolo, potremo fregiarci contro altri giocatori dello stesso titolo di cui si fregiava lui. Altri giocatori, però, che potremo affrontare esclusivamente in connessione ad-hoc: non è disponibile un servizio online. Arrivati a questo punto ci si chiede anche quanto possa essere appagante il variegato editor di personaggi, quando è quasi impossibile mostrare le proprie creazioni agli altri; tra l'altro, l'editor è solo estetico, con persino le varie armi che differiscono solo per la forma: manca totalmente qualsiasi elemento di RPG.
Concludendo, ci guarderemmo bene dal definire questo Soul Calibur Broken Destiny come un gioco brutto o deludente: la pregevolezza tecnica, sia intesa come “realizzazione” sia intesa come “completezza nei combattimenti”, è a dir poco egregia, ed è auspicabile che possa essere presa come punto di riferimento per lavori futuri, non solo su PSP. Le modalità proposte per il singolo non sono affatto male: l'idea di un allenamento intensivo è accattivante, le Sfide sono piuttosto complesse, l'emulazione di una lobby è ben fatta (riesce addirittura a imitare i giocatori Lamer che utilizzano ripetutamente le tecniche apparentemente più sbilanciate) e l'editor ricco.
Sarebbe bastato “tanto così” in più per farne un capolavoro, e quel “tanto così” risponde al nome di “modalità Arcade classica”, qualcosa insomma che spinga a giocarlo e rigiocarlo con tutti i personaggi, ottenendo volta per volta dei risultati appaganti. Da questo punto di vista, la mancanza del MultiPlayer online è una carenza secondaria. A prescindere, il gioco è un Must Have per gli appassionati di picchiaduro in generale e di Soul Calibur in particolare, ma i neofiti probabilmente preferiranno qualcosa di più semplice ed appagante...
12
7,5
Si può realizzare un picchiaduro tecnicamente ineccepibile, sia in grafica e sonoro sia nelle meccaniche e nelle possibilità di combattimento, tanto da poterlo prendere come punto di riferimento per i titoli futuri e poi perdersi per strada la più classica delle modalità, ossia l'Arcade? La risposta e si, guardando Soul Calibur Broken Destiny. Può il risultato essere soddisfacente? Fondamentalmente si, ma a nostro avviso non del tutto: per quanto le modalità proposte, più o meno innovative che siano, riescano a calamitare e catalizzare la nostra attenzione ed i nostri sforzi, manca quel minimo di “personalità” che ci fa pensare al 100% di avere per le mani una pietra miliare del genere. Da questo punto di vista, la mancata introduzione del Multy Online passa in secondo piano...



