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Recensione Solatorobo: Red the Hunter

Un po' gioco di ruolo, un po' combattimenti tra mech: sul Ds sbarca Solatorobo
Paolo Mulas Di Paolo Mulas(21 luglio 2011)
Nonostante la presenza sul mercato del più performante Nintendo 3DS, il “vecchio” Ds continua a macinare ancora numeri molti importanti (l'incredibile traguardo di 150 milioni di console si avvicina), che lo rendono sempre “appetibile” all'attenzione degli sviluppatori. Solatorobo: Red the Hunter è un brillante esempio di come la console abbia ancora qualcosa da dire in termini di software nonostante siano passati oltre sette anni dal lancio.

Il titolo sviluppato dai CyberConnect2 (la serie di Hack e numerosi Naruto nel loro curriculum) può essere considerato il seguito spirituale di Tail Concerto, gioco per Playstation che condivide con Solatorobo (oltre al team di sviluppo), le atmosfere, lo stile, ed anche numerose meccaniche. Ci troviamo dinanzi ad un gioco di ruolo piuttosto particolare, ambientato in un universo caratterizzato da isole volanti ed abitato da cani e gatti antropomorfi. Nei panni del "cacciatore" Red Savarin ci troveremo ben presto coinvolti in una missione che vede in bilico il destino dell'intero paese. Una trama certo non delle più originali che comunque si fa apprezzare per il modo in cui viene raccontata (il titolo è suddiviso in capitoli/puntate come se si trattasse di un anime), per i colpi di scena, e per l'ottima caratterizzazione degli amici e dei rivali del protagonista.
Solatorobo: Red the Hunter - Immagine 1
Sullo schermo superiore sarà sempre ben visibile la mappa del gioco.
Solatorobo: Red the Hunter - Immagine 2
I nemici non rimarranno certo inermi ad aspettare il completamento della barra di sollevamento.
Solatorobo: Red the Hunter - Immagine 3
Quella luce azzurra è uno dei (tanti) punti di salvataggio di Solatorobo.
 

L'unico neo in tal senso è legato ad una certa prolissità dei dialoghi, che tendono a rallentare l'avventura al di fuori delle parti “giocate” che invece possono vantare un discreto ritmo. La principale peculiarità di Red è data dal suo Dahak, un mech che ci accompagnerà per tutta l'avventura, grazie al quale potremo saltare più in alto, correre, e soprattutto sollevare oggetti e nemici, il che lo rende particolarmente utile durante i combattimenti. Questi ultimi sono rigorosamente in “tempo reale”, e ci vedranno impegnati a riempire la barra del sollevamento (premendo il pulsante A) per poi scagliare il nostro avversario.

Detto così ciò potrebbe apparire alquanto semplice (un solo pulsante ed una sola mossa), ma le differenti tipologie di nemici ci porteranno ad elaborare diverse tattiche per avere la meglio. Ecco che per esempio alcuni avversari andranno prima storditi (lanciando degli oggetti dello scenario) e solo successivamente potranno essere sollevati, altri dovranno prima essere colpiti nel loro punto debole, o ancora potremo anche scatenarci in combo (col giusto tempismo si potranno recuperare al volo i nemici scagliati, che potranno quindi essere gettati nuovamente fino ad un massimo altre due volte) e così via.

Semplicità nelle meccaniche non fa quindi rima con monotonia in Solatorobo, ma il problema di fondo, che dai combattimenti può essere esteso anche all'avventura in generale, è il livello di difficoltà decisamente tarato verso il basso. Soprattutto nelle prime ore di gioco morire (non che sia una bella esperienza) è davvero difficile, ed anche le missioni sulla carta più complicate si lasciano completare con facilità. A proposito di queste, possono essere suddivise in principali (da affrontare necessariamente per avanzare nella storia) e facoltative, ma in realtà sono ben poche quelle che possono essere saltate, dato che poter accettare le missioni “principali” bisognerà avere un certo grado di esperienza ottenibile solamente prendendo parte alla quasi totalità delle “opzionali”. Mentre le prime sono piuttosto curate e diversificate, quelle facoltative tendono invece un po' a ripetersi; cambiano magari gli oggetti da recuperare, o i nemici d'affrontare, ma molto spesso la “sostanza” rimane la medesima.
Solatorobo: Red the Hunter - Immagine 4
In alcune circostanze dovremo usare Red senza il suo mech.
Solatorobo: Red the Hunter - Immagine 5
Non mancano alcune varianti al modus operandi principale.
Solatorobo: Red the Hunter - Immagine 6
Alcuni nemici dovranno prima essere storditi e solo successivamente potremo provare a sollevarli.
 

Facilità a parte, Solatorobo è un titolo che ha comunque molto da offrire anche ai giocatori più esperti. Il nostro mech potrà essere personalizzato in maniera piuttosto marcata recuperando dei preziosi cristalli, che insieme alle varie “collezioni” da completare, sono un buon incentivo all'esplorazione, ed inoltre tramite internet si potranno scaricare gratuitamente (ma solo i possessori del DSì, del DSì XL e del 3DS) anche delle nuove missioni, che arricchiscono ulteriormente una longevità decisamente buona (intorno alle venti ore). La cura generale per il titolo trova la sua massima espressione nel comparto tecnico, dove è ben visibile soprattutto per quel riguarda il design degli ambienti e dei personaggi l'apporto di grandi talenti dell'animazione giapponese. Per stile e livello di dettaglio siamo dinanzi ad uno dei migliori giochi per Ds. Solatorobo: Red the Hunter è un titolo che sicuramente emerge dalla massa, un fresco mix tra azione e gioco di ruolo, che coinvolge fin dall'inizio e che decolla con maggior decisione nella seconda parte dell'avventura.
 

7,5
Nonostante sia in commercio da oltre sette anni il “vecchio” Ds ha ancora qualcosa da offrire sul versante software, e Solatorobo: Red the Hunter ne è un chiaro esempio. Il titolo è un fresco mix tra azione e gioco di ruolo in grado di divertire ed appassionare il giocatore grazie alle sue originali meccaniche. Peccato solo per la ripetitività di alcune missioni e soprattutto per un livello di difficoltà (soprattutto nella prima parte) decisamente tarato verso il basso.
voto grafica9
voto sonoro7,5
voto gameplay7,5
voto durata7,5