Anche in questo caso occorre probabilmente tornare all'ormai rodatissimo e arruginito paragone tra cinema e videogiochi, tra regista e game designer. Se in Shenmue ci si sente a volte tanto liberi, quanto altre volte incatenati e costretti dentro precise situazioni e parametri di svolgimento del gioco è semplicemente (semplicemente?) perché esiste un regista che vuole comunque che il giocatore viva particolari momenti in determinate maniere. E' discutibile una scelta simile? Assolutamente si, ma se si accetta e si convalida la tesi appena proposta e si avvicina un gioco come Shenmue a un film (come natura), allora va accettato quanto realizzato da Suzuki. A questo punto, però, noi come critici di videogiochi entreremmo ufficialmente in crisi mistica esistenziale post-adolescenziale: dobbiamo forse ricompilare da capo i criteri secondo cui analizzare un gioco/film? Difficile dirsi. Il fascino più che mai attuale dei videogiochi è probabilmente insito nella loro non statica situazione e natura. Sono un "qualcosa" di già definito in alcune loro forme, ma ancora infinitamente duttili e potenzialmente polimorfi in moltissime altre direzioni che potrebbero intraprendere.
Inevitabilmente Shenmue ha l'enorme pregio di spingere alla riflessione e allo studio sull'attuale e immediata futura natura dei giochi. Ed è merito non da poco... ne converrete.
ONE
Shenmue è quindi un titolo che offre a piene mani emozioni e stile: stile grafico, stile di gioco. Offre, riprende, rielabora, riesuma e accorpa idee che potrebbero sembrare fin troppo distanti tra di loro, ma, incredibile, funziona. Non va visto con gli occhi catalogatori del giocatore più abituato a criticare con le usuali "regole" un gioco. Ha una incidere e un evolversi lento? Dal mio punto di vista no, è semplicemente un'esperienza diversa da uno Skies of Arcadia, piuttosto che da un Final Fantasy. Quello che invece ho provato spesso e volentieri è stata un'autentica sensazione di inconsapevolezza su quello che sarebbe potuto succedere in una nuova giornata a Yokosuka.
E questo è quanto e, dal nostro punto di vista, non è poco.
Non possiamo istintivamente consigliarvi Shenmue. Possiamo però consigliarvi senza remore di leggere quanto più potete dei nostri diari giornalieri dedicati al mondo di Ryo Hazuki e Yokosuka, solo così potrete farvi una mezza idea su quanto aspettarsi dal titolo di Suzuki. Non vorremmo, sinceramente, decantare le lodi, peraltro giuste, di un titolo che qualcuno (troppi) potrebbero immediatamente pensare come un nuovo grande colosso dei GdR nipponici sulla falsariga di un Final Fantasy, non sarebbe giusto. Quello che comprate con Shenmue è invece un'esperienza in un mondo estremamente lontano dal nostro, assolutamente caratteristico e infinitamente curato. Il gioco, la parte più giocosa di Shenmue, è invece un progetto in divenire, un fanciullo in crescita. Sotto questo punto di vista va ricordato come questo sia effettivamente il primo dei (speriamo) 16 capitoli che comporranno quella che a oggi appare come una promettentissima e leggendaria saga. La sensazione più netta che si ha durante l'intera esperienza in Yokosuka è che effettivamente queste siano le basi (anche leggermente azzoppate da qualche decisione di marketing un pelo troppo invadente) di un grattacielo che per ora riusciamo solo a intuire. E' il gioco che fa per voi? Potrebbe, come non potrebbe. E' un'emozione e uno stato d'animo e come tali varia, da persona a persona. Nonostante questo il valore complessivo di un titolo simile rimane innegabile e se oggi stiamo discutendo sul futuro dei video-"giochi" e sulle loro potenziali espansioni e incarnazioni, lo dobbiamo in gran parte a Shenmue. Scusate se è poco.