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Recensione Shadow Of The Tomb Raider

L'epico viaggio di Lara, al capitolo finale!
Roberto Vicario Di Roberto Vicario(10 settembre 2018)

La strada di ognuno di noi è costellata da tappe che formano il nostro carattere e la nostra persona; modellano i nostri sentimenti e le nostre attitudini, trasformandoci in qualcosa che all’inizio del nostro percorso non avremmo nemmeno immaginato.


Lo stesso percorso ha riguardato l’icona femminile per eccellenza del panorama videoludico: Lara Croft. Un’evoluzione complessa, un viaggio formativo costellato di sofferenza, morti sulla coscienza, ma anche determinazione e forza di volontà.

Ed è proprio su questi importanti argomenti e quesiti morali ed esistenziali, che gli sviluppatori di Shadow of the Tomb Raider hanno plasmato la narrazione del terzo ed ultimo capitolo sulle origini di Lara.

UNA MALEDIZIONE DA SPEZZARE

Il precedente capitolo - Rise of the Tomb Raider - tra le svariate pecche che purtroppo possedeva, poteva annoverare quella di una trama non proprio brillante; a dir la verità anche abbastanza insipida.

Con questo terzo episodio, invece, non solo ci troviamo davanti ad una Lara ormai pienamente consapevole delle proprie capacità, calata nel ruolo di cacciatrice di tombe e fervida oppositrice della Trinità, ma soprattutto donna dal grande carisma e dalle spiccate doti offensive. In questo episodio, più di tanti altri, superato il substrato di quello che è diventata Lara, andremo a scavare un pochino in quello che è stata Lara. Vivremo di fatto flashback sul suo passato, ricordi che emergono sulla sua vita adolescenziale; una sorta di ponte invisibile che collega quella donna che abbiamo imparato a conoscere dal 1994, a quella che invece abbiamo scoperto grazie a questa trilogia. Sullo sfondo troviamo poi una storia più convincente del precedente capitolo, e raccontata in modo piuttosto valido.

Ambientata circa due mesi dopo le avventure di Rise of the Tomb Raider, le vicende ci porteranno prima in Messico e poi in Perù, alla ricerca di un oggetto mistico che sembra avere collegamenti con il padre di Lara. Sfortunatamente scopriremo che lo stesso oggetto è anche bramato dalla Trinità per essere utilizzato come strumento di un particolare rituale Maya, che spegnerebbe il sole e ridisegnerebbe il mondo.

Andando a pescare nelle culture del centro e sud America, il nuovo Tomb Raider ci porta all’interno di una foresta rigogliosa e misteriosa, fatta di opportunità offensive, ma soprattutto di quel clima che riesce a mescolare storia, miti e fantasia che calzano a pennello con questa nuova Lara Croft.

Nelle 15/16 ore che servono per arrivare alla fine della storia (divagando un pochino) si farà la conoscenza di personaggi interessanti e si vivranno momenti molto intensi, dove sono stati riprodotti alcuni disastri naturali (tsunami e terremoti) che hanno tristemente segnato il nostro pianeta.

Una storia che procede con estrema linearità, ancora una volta fortemente orientata all’intrattenimento e alla spettacolarizzazione delle azioni di Lara; Tomb Raider è sempre più blockbuster americano in tutto e per tutto, inutile girarci intorno.

Qualche difetto non manca, a partire da un utilizzo ancora poco marcato e confuso della figura di Jonah, e di alcune incongruenze sulla Trinità, che stonano con le nozioni apprese precedentemente; nel complesso, tuttavia, ci troviamo davanti ad una trama decisamente più appasionante.

Shadow Of The Tomb Raider - Immagine 1

TRA STORIA E MITO

Se quindi sotto l'aspetto puramente narrativo il titolo si sforza di offrire qualcosa di diverso e migliore rispetto al precedente Tomb Raider, non è riscontrabile la stessa cosa nel gameplay, nonostante il cambio del team principale che ha lavorato al gioco.

Intendiamoci, questa non è assolutamente una cosa negativa, anzi, per coloro che si sono appassionati ai primi due episodi, vi possiamo assicurare che la “comfort zone” sarà proprio dietro l'angolo. Tuttavia, per coloro che si aspettavano un netto passo avanti arrivati al terzo capitolo della trilogia, purtroppo potrebbero rimanere scottati. Shadow of the Tomb Raider è infatti lo stesso action adventure che abbiamo imparato a conoscere dalla release del primo capitolo su Xbox 360/Ps3. 

Interagendo con la struttura di gioco, qualche piccola accortezza di polish e alcune timide novità si possono scorgere, ma nel complesso l'esperienza è rimasta assolutamente identica. Lara ora avrà una vera e propria componente subacquea all'interno della sua avventura; non una novità assoluta per il brand, ma sicuramente una ulteriore dimensione (seppur estremamente guidata in ogni sua sezione) attraverso cui viene sviluppato il level design.


Inoltre, bisogna dare atto agli sviluppatori che in determinati passaggi è quasi percepibile il senso di soffocamento e annegamento, una scelta che porta ulteriore interesse e tensione all’interno di questo passaggi, rendendo ancora più forte la figura della signorina Croft.

Piccoli miglioramenti anche per quel che riguarda la fase stealth, quantomeno nella scelte più ampie del termine. Lara, come dicevamo, nonostante normali fragilità è ormai una cacciatrice formata e temeraria, da qui si sviluppano tutta una serie di abilità e possibilità che sfruttano appieno l’ambientazione della foresta amazzonica.

Uno stealth che viene pensato come un “colpisci e nascondi”, che tende a disorientare costantemente i malcapitati di turno. La possibilità di sporcarsi la faccia di fango per essere ancora più invisibile; la necessità di appiattarsi contro le pareti di rampicanti; l’utilizzo della verticalità con frecce, corde e punte velenose da scoccare con precisione. Tutto questo è possibile grazie ad un level design, almeno sotto questo punto di vista, piuttosto ispirato e in grado di mettere nelle mani del giocatore svariate opzioni di scelta e approccio.

Shadow Of The Tomb Raider - Immagine 2

Peccato che, anche questo elemento, soffre di due fragilità: IA dei nemici e fase di shooting. Nel primo caso, anche giocando a difficoltà elevate (3 quelle selezionabili inizialmente, una che si sblocca successivamente, ma tutte personalizzabili) i nemici non sono mai particolarmente brillanti, con la difficoltà che va ad incidere unicamente sulla quantità di munizioni che si possono recuperare e il danno che ci viene inferto. Lo stesso sistemante di shooting, per quanto leggermente più responsivo rispetto al passato, risulta ancora troppo “nervoso”, fatto che spinge caldamente verso l’opzione dell’auto-lock sui nemici.

Decisamente meno problematica la parte esplorativa. Ancora una volta saremo indaffarati nell’esplorazione e nella soluzione di enigmi ambientali che ci porteranno a scoprire un sacco di segreti sulla cultura mesoamericana (con storia e fantasia che si fondono in un tutt’uno). Enigmi che risultano discretamente impegnativi, soprattutto se si gioca senza aiuti da parte di Lara e Jonah, senza mai eccedere nella frustrazione.

Ancora una volta, inoltre, l’attrezzatura di Lara farà una grande differenza. Molte delle zone, inizialmente inaccessibili, lo diventeranno solamente dopo aver raccolto o potenziato un determinato oggetto, andando così a ricalcare - anche in questo caso - la stessa struttura dei precedenti capitoli. Strumenti che ci serviranno anche per interagire con l’ambiente circostante in fasi squisitamente action con elementi platform.

Arrampicata, salti, uso del rampino e pericoli da schivare all’ultimo secondo; ancora una volta Lara si troverà a giocare con tempismo e precisione. Una componente piacevole sotto il puro aspetto delle animazioni, ma onestamente troppo legate ad una serie di corridoi pre impostati che lasciano davvero poco margine alla sperimentazione; scelta necessaria per quella componente cinematografica di cui parlavamo poco sopra. Diciamo però che, visti i tempi e l’evoluzione del genere, qualcosa di più in termini di libertà di approccio e movimento si poteva decisamente fare.

Rammarico che si fa ancora più grande quando si arriva nella città segreta di Paititi. Qui gli sviluppatori ci avevano promesso il più grande hub mai creato per la serie, ed effettivamente hanno mantenuto la parola. Tra missioni secondarie, mercanti con cui commerciare e un’ampia zona da esplorare, perdersi nella cultura di questa civiltà senza tempo è stato un vero piacere.

UNA NUOVA LARA?

Esplorazione e risoluzione di tombe e missioni secondarie più classiche non facciano però cadere in inganno. La struttura di Shadow of the Tomb Raider, è esattamente simile a quella dei precedenti capitoli. Macro aree, spesso collegate tra loro in termini di level design, ma a se stanti.

Ci sarà sempre il campo base all’interno del quale potremo muoverci con il classico viaggio rapido tra un fuoco e l’altro, ma la connessione tra le varie zone rimane ancora una volta piuttosto frammentaria.

Campo base che ci servirà anche per: potenziare le nostre armi rendendole più efficaci, migliorare le abilità di Lara attraverso una serie di rami che vanno a modellare lo stile del personaggio (stealth, action, survival, ecc.) e creare nuovi equipaggiamenti. Alcuni di questi sono semplicemente celebrativi della saga (volete giocare con la Lara “pixelosa” dell’origina Tomb Raider? Si può fare!), altri invece apporteranno benefici ad alcuni elementi del gameplay come: maggiore agilità oppure minor rumore provocato durante i movimenti.

Una componente di crescita che quindi, nel complesso, risulta gradevolmente percepibile da parte del giocatore, ma che non stravolge o impatta in maniera consistente l’esperienza di gioco; esattamente come nei precedenti capitoli.

SENTI LA FORESTA RESPIRARE?

Se quindi finora abbiamo visto luci e ombre albergare intorno a questo Shadow of the Tomb Raider (gioco di parole non era voluto!), pochi dubbi li abbiamo invece riscontrati su una componente tecnica che esalta letteralmente ogni singolo passaggio dell’avventura, in particolare sotto l’aspetto del colpo d’occhio architettonico e naturale.

Gli scorci visivi, potenziati dal 4K di Xbox One X e dell’HDR ottimamente utilizzato, sono davvero mozzafiato, e non vi neghiamo di essere rimasti a bocca aperta in alcuni passaggi per l'impatto carismatico di cui gode la foresta amazzonica. Lo stesso non si può dire dei modelli poligonali però: ottimi o quasi quelli del personaggi principali, ma piuttosto fiacchi in termini di dettagli e ripetizione dei modelli. Ottimo invece il comparto sonoro, con una buonissima colonna sonora, un doppiaggio più che convincente e una campionatura dei suoni che riesce perfettamente nel suon intento.

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8
Shadow of the Tomb Raider chiude in maniera più che appagante la trilogia della giovane Croft. Nonostante sia sia scelto di non osare, restando ancorati ad una struttura che nel 2018 inizia un po' a scricchiolare, l'esperienza rimane godibile e divertente da giocare, soprattutto per i fan dei primi due episodi. Un esercizio di stile ben eseguito e girato impostato su canoni estremamente cinematografici, che diverte ma non stupisce. Detto questo, lo ripetiamo, se siete fan della saga: vale la pena giocarlo.
voto grafica8,5
voto sonoro8,5
voto gameplay7,5
voto durata8