Non è esattamente la passione storiografica a muovere la trama di Shadow of Rome, semmai lo è quella scenica.
Talvolta le citazioni al colossal di Russle Crow non sono esattamente velate, i richiami si sprecano (specie nel preludio narrativo).
Scendendo in ambito analitico, un deficit vistoso è dato, durante le infiltrazioni di Ottaviano, dall'intelligenza artificiale avversaria (non certo definibile come esemplare). Anzitutto il giovane nobile non è stato concepito per il combattimento e di conseguenza sarà sufficiente un colpo di lama per (tra)passare rapidamente all'Averno. Al contrario è nato per pianificare ed essere scaltro, così le mansioni per averla vinta saranno quelle che lo vedranno indossare una toga in locali altrimenti preclusi, sorprendere un soldato in ronda alle spalle e soprattutto osservare assiduamente l'indispensabile mappa (richiamabile rapidamente tramite pressione di Select). Qualora sorpresi, se lo spazio “fisico” sarà sufficiente, al fine di far cessare lo stato precario d'allerta basterà scappare lontano (e non inseguiti) o magari nascondersi (non adocchiati) all'interno di larghi vasi. Peccato, ed è questo il punto, che talvolta le sentinelle non dimostrino quel determinismo militare che le ha consacrate alla storia: è capitato ad esempio che nella fuga, saliti su un muro sopraelevato, non solo il nemico non ha raggiunto il nostro alterego, ma, cessato l'allarme (indicato visivamente con una barra verticale posta in basso a destra dello schermo) ha fatto come se niente fosse, tornando alle sue azioni precalcolate. Sarà pertanto bastevole agire nel silenzio e nel segreto, sfruttando anche simili contrasti con la verosimiglianza (comuni alla quasi totalità degli esponenti del genere) che faranno temere, piuttosto che un fendete di gladio, la vista e l'udito altrui. I giocatori pacati apprezzeranno ciononostante queste sezioni, anche per smorzare la reazione richiesta nei combattimenti (si pensi a delle azioni del tutto fini a sé stesse: Ottaviano, oltre a poter cambiare capigliatura, per abbellire e decorare la propria abitazione, può recarsi alle porte della città ed acquistare mobili e suppellettili).
Fra i mezzi d'offesa del futuro principe di Roma si annoverano corde e brocche; da utilizzare giocoforza alle spalle dell'avversario.
Durante le sezioni stealth un singolo fendente è sufficiente per farci trapassare all'Averno: se è necessario la fuga è tutto fuorché poco onorevole.
L'avventura, del resto, accompagnerà i suoi fruitori per circa una quindicina-ventina d'ore, invogliandoli anche ad intrattenersi nei menu facoltativi atti a sbloccare appositi extra. Eppure, come ovvio, è nella bipartita modalità principale che risiedono necessariamente gli alti e bassi di un titolo in definitiva non miracoloso, ma nel complesso meritevole e più che discreto.
Non mancano alcuni diversivi, nell'immagine è visibile la missione a squadre in cui occorre distruggere le statue contrassegnate dal colore della compagine avversaria.
E' possibile, mediante tasto triangolo, scagliare qualsiasi arma (negli scontri fuori dall'arena cogliere in tal modo il nemico di sorpresa fa risparmiare del prezioso tempo).
7,5
La congiura è la tematica madre della trama di Shadow of Rome, titolo Capcom ambientato nell'agonizzante repubblica latina del primo secolo avanti Cristo. Suo diktat ludico è l'alternanza fra due personaggi e generi (Ottaviano ed Agrippa, rispettivamente fruitori di meccaniche stealth ed hack&slash) che per quanto concettualmente agli antipodi, si dimostrano efficienti nella miscela ludica proposta dai creatori di Onimusha. Invero non un titolo miracoloso ed all'insegna dell'originalità (con qualche pecca strutturale da segnalare), ma nel complesso meritevole e più che discreto ( sicuramente affascinante nella sua atmosfera e ricerca scenica, trascendendo ovviamente dalla licenziosa interpretazione di personaggi, luoghi e vicende storicamente note).



