Venire scaraventati a terra, oltre che far male, dà una buona occasione per notare le pessime texture del suolo
Complessivamente si dispone di un gruppo di personaggi ricco e composito, dove ognuno si differenzia per aspetto fisico ed arma utilizzata. Riguardo quest'ultimo punto, l'assortimento di strumenti offensivi spazia dalle molteplici tipologie di spade e lance fino a derivati meno convenzionali come il kusarikama (un falcetto con una catena, alla cui estremità è attaccato un peso), impugnato per l'occasione dal ninja Hattori Hanzo.
Il gameplay poggia su una struttura elementare, eppure collaudata. Si controlla un ufficiale nel bel mezzo di una battaglia, ma non si impartiscono ordini ai sottoposti e non ci si occupa di raffinate questioni strategiche. Più prosaicamente, si menano fendenti in puro stile action. L'unità di base dell'esercito è costituita dai soldati semplici, incapaci di opporre una valida resistenza ma estremamente numerosi, tanto che di norma se ne uccidono nell'ordine delle centinaia. Ve ne sono di diverse categorie, fra cui gli ashigaru (la comune fanteria), gli arcieri, i moschettieri ecc... Ben più pericolosi gli ufficiali nemici, con i quali ci si confronta in lunghi duelli, che costituiscono il vero fulcro delle battaglie. Gli avversari più duri si rivelano davvero difficili da fronteggiare, senza contare che non ritengono affatto disonorevole aggredire l'utente in tre o quattro alla volta, contro uno (va da sé che si possa anche fare il contrario).
Questi brevi cenni non devono condurre all'impressione di un'azione totalmente sragionata: sebbene non vi sia molto da pensare, nemmeno ci si limita alla continua ricerca di carne da macellare. Ogni battaglia prevede infatti degli obiettivi, che per essere perseguiti impongono di adattare il proprio stile di gioco alle necessità del momento. Se, ad esempio, venisse richiesto di abbattere un ufficiale in breve tempo, ci si dovrebbe dirigere celermente verso di lui ed assalirlo con veemenza, anche se si è soliti assumere un atteggiamento attendista. Ma, a prescindere dagli obiettivi, si è spontaneamente spinti dal buon senso ad orientarsi sul campo con quel minimo di cognizione di causa indispensabile. Viene appunto spontaneo aiutare un ufficiale amico in crisi, o servirsi della sua collaborazione per sconfiggere nemici altrimenti preponderanti.
Il metodo di combattimento si fonda su due sole mosse, l'attacco normale e quello potente. Il sistema di combo, piuttosto limitato, consta di una serie di attacchi normali seguiti da uno o due attacchi potenti. L'attacco Musou, una spettacolare super che si può attivare dopo aver riempito un'apposita barra, e le capacità speciali sono invece delle mosse le cui caratteristiche variano a seconda del guerriero usato. Per completare la disamina occorre citare le solite parate e schivate, nonché il salto. Sebbene le sue dinamiche non siano molto approfondite, il combattimento diverte; ci riesce proprio perché, in virtù della sua impostazione semplice, esso offre grande immediatezza, senza per questo rinunciare alla sostanza dei duelli. Semmai, va criticata la ripetitività di fondo, alla quale il repertorio di mosse ristretto va inevitabilmente incontro. Ripetitività aggravata, essendo trasversale ai personaggi: per quanto distinti nelle fisionomie, e soprattutto nelle armi imbracciate, per ognuno di essi viene riproposto il medesimo modello di combattimento. Sia che si tratti di un ingombrante martellone, sia che si tratti di un agile fioretto.
Un discorso a parte merita il livello di difficoltà. Se viene settato verso il basso, allora Samurai Warriors rischia di divenire un becero taglia-taglia di nemici, dove si arriva facilmente alla conclusione senza trovare ostacoli degni di nota. Se invece si sposta verso l'alto, allora il fattore di sfida si impenna vertiginosamente, offrendo una esperienza che esige una buona dose di impegno, ma sarà capace di appagare in proporzione agli sforzi compiuti.
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