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Recensione Saga Frontier 2

Redazione GamesurfDi Redazione Gamesurf (14 giugno 2000)
Un episodio, quello passato, che onestamente lasciò un po' tutti con l'amaro in bocca. Una realizzazione dalla classe altalenante, insolita per titoli marchiati dal colosso giapponese Square, che non riuscì ad appagare pienamente la critica e la relativa utenza di gioco. Saga Frontier aveva deluso, parzialmente o meno fu il libero arbitrio a sindacare, ma aveva destato insoddisfazione nell'animo degli avventurieri di ritorno da Midgar e disposti a varcare nuovi portali fantasy
Saga Frontier 2 - Immagine 1
Magnificenza grafica. Non servono altre parole.
Solamente la terra del sol levante riuscì a stanare pregi e note positive, celate dietro l'indifferenza del mercato europeo ed americano. Molteplici trame che si intrecciavano, senza mai catturare vivamente l'attenzione del giocatore, una cosmesi del tutto nella norma e un sistema di combattimenti e gestione menù privo di particolare acume o idee brillanti. Qualcosa non quadrava
La Square poteva e doveva di più. La Saga andava sviluppata ulteriormente, rimodellata e passata a logiche modifiche di adattamento temporale. Nasce così Saga Frontier 2. Una struttura di gioco meno disorientante per il metodico pubblico occidentale, intimorito e scoraggiato dai plurimi bivi direzionali e netti cambi di registro che condivano il capitolo precedente. Ora la trama si sviluppa come un racconto suddiviso in capitoli, che si intrecceranno attorno a due narrazioni principali
È interessante notare come appaia felice la soluzione di poter richiamare capitoli e situazioni affrontate, per riviverle con personaggi differenti, abbandonando la linea principale della trama o, ulteriore possibilità, seguire le gesta di un singolo eroe, assistere al suo invecchiamento, prendere parte alla narrazione con suoi eredi o interpretare il ruolo di fidi alleati, assistendo in tal modo alla scena da un punto di vista del tutto differente. La macchina narrativa ruota attorno a due grandi blocchi, suddivisi inizialmente da background differenti e socialmente lontani. L'uno vedrà muovere le gesta del principe Gustav, esiliato dal proprio regno perché privo di poteri magici e relegato per tal motivo alla stregua di un essere indifferente e senza onore, verso cui ci si rivolge usando un triste neutro (in inglese "it"). Una lenta scoperta di indizi per ovviare alla mancanza genetica del principe, un lungo trascinarsi della trama, peraltro molto articolata, costituiranno il leit motiv della narazione, scarna di combattimenti e duelli casuali
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