Brie Larson, candidata all'Oscar come miglior attrice protagonista, interpreta Joy, una ragazza che vive da sola con il figlio, il piccolo Jack. Rapita anni prima dal "Vecchio Nick" mentre andava a scuola, Joy è confinata in una stanza, che per Jack rappresenta però il mondo intero. Abituata da anni a subire abusi dal suo rapitore, Joy nasconde i crudeli dettagli della sua storia al figlio, che deve crescere ignaro di tutto.
Gestire un intero film all'interno di un ambiente così ristretto sembra un'impresa titanica, e in effetti lo è. Tratto dall'omonimo romanzo di Emma Donoghue, Room accetta ugualmente la sfida e porta sul grande schermo una vicenda non facile nè da narrare nè da interpretare, giocando tutto sul talento della giovane attrice.
Room: Il mondo in una stanza
Il giorno del suo 5 compleanno, Jack inizia a porsi più domande del solito. Anche se crede a tutto ciò che la madre gli ha sempre raccontato, Jack vuole sapere cosa ci sia realmente fuori dalla stanza. Un ruolo fondamentale, in questo dramma claustrofobico, è giocato dalla televisione, una fucina di storie e di invenzioni capaci di affascinare il bambino. Naturalmente, anche la televisione viene presentata dalla giovane madre come qualcosa che porta in scena soltanto la finzione, non la realtà, evitando così ulteriori domande da parte di Jack. Un'affascinante metafora, quella di Room, utile a spiegare il ruolo di incantatrice della televisione anche al di fuori del contesto del film.Room è capace di fondere perfettamente thriller e dramma. Abrahamson riesce ad alternare i momenti più propriamente thriller, fatti di angoscia e inquietudine tipici del genere, a sequenze fortemente poetiche in cui il dolore della madre viene letteralmente sepolto dall'amore infinito che prova nei confronti del bambino. Tutto questo, ovviamente, sarebbe impensabile senza l'intensa interpretazione non solo della Larson ma anche di Jacob Tremblay, cioè Jack.
Fra i due attori si instaura una complicità di sguardi e di gesti indispensabile per creare l'atmosfera del film e per dare corpo a questo rapporto madre-figlio fatto di momenti strazianti e di risposte non sempre facili.
Room è una metafora, per quanto esasperata e portata al suo estremo limite, della forza dell'amore.
Il film diretto dal regista irlandese è capace di commuovere ma anche di suscitare diversi interrogativi, forse perché il romanzo della Donoghue è ispirato ad alcuni fatti di cronaca nera. La scrittrice non sarà nè la prima nè l'ultima a portare all'attenzione gli orrori e le violenze subite dalle donne, ma di sicuro Donoghue e Abrahamson fanno un passo in avanti nel raccontare una delle tante vicende di rapimenti e abusi. Non solo il dolore di una vittima, bensì il peso di un segreto che non può essere rivelato per proteggere il proprio figlio. Una lotta per la sopravvivenza che deve prima di tutto proteggere l'innocenza di chi non sa e non deve sapere.
Oltre che per la sua interprete principale, Room è candidato all'Oscar per altre categorie, cioè miglior film, miglior regista e miglior sceneggiatura non originale. Seguite con noi la cerimonia, in diretta o in podcast, e vedremo cosa si aggiudicherà questa pellicola non banale.
Brie Larson, in corsa agli Oscar 2016 come miglior attrice protagonista, si rivela una delle interpreti più interessanti del momento. Room è sopratuttto una storia d'amore, un amore in grado di superare gli angusti confini di una stanza.