Il sonoro, di discreto livello presenta alti e bassi: ad una colonna sonora abbastanza anonima, grazie alle sue musiche non certo indimenticabili, è affiancato un buon commento e dei discreti effetti sonori. Un grosso, anzi grossissimo neo è rappresentato dagli interminabili periodi di caricamento. Sulla schermata fissa carica un indicatore verde, poi uno giallo, poi uno rosso, e alla fine, quando saremo pronti a scegliere i giocatori molti di noi saranno già da tempo tra le braccia di Morfeo. Concludo quindi dicendo che Roland Garros 2003 è un gioco dalle poche pretese e che, con Virtua Tennis sul mercato, mi viene davvero difficile consigliarlo a qualcuno. Chi si è stancato del capolavoro Sega provi a dargli un occhiata, ma dopo aver viaggiato in Ferrari è difficile accontentarsi di un utilitaria.
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Tante modalità, un gameplay che risulta un ibrido o un compromesso tra arcade e simulazione e svariati campioni da poter utilizzare. Sulle prime le premesse ci sono ma questa è l'altra faccia, quella semi-positiva di Roland Garros 2003, che si contrappone alla faccia negativa che tra poco analizzeremo. Per valutare appieno un gioco, non bisognerebbe prenderlo singolarmente senza tener conto della concorrenza, ma appunto inserirlo in un determinato contesto e confrontarlo con altri giochi dello stesso genere. Credo quindi che un paragone con Virtua Tennis sia quanto meno doveroso, visto che Roland Garros non vive in una dimensione separata, in una sorta di iperuranio ideale in cui non arrivano gli echi degli altri titoli sul mercato. Ed è proprio il confronto con il capolavoro Sega, uscito oramai da svariati mesi, che mette ancora più in risalto i difetti che quest'ultimo prodotto della Wanadoo si porta dietro: grafica sottotono, bassa intelligenza artificiale dei giocatori e gameplay poco profondo. Gli aspetti positivi evidenziati a inizio commento, non servono poi molto a risollevare le sorti di un gioco che già in partenza mostra notevoli lacune su più fronti. Che dire: provaci ancora Wanadoo!



