Il novero segnala un buon numero ed una graduata evoluzione dei parametri che contraddistinguono i veicoli (velocità, accelerazione, reazione e tenuta di strada), nonché alcune preferenze a cui dare risposta come la scelta cromatica ed il cambio di rapporti (da stabilire fra automatico o manuale). Occorre inoltre approfondire analiticamente una pecca del titolo, ossia la ripetitività visiva degli scenari in cui vengono proposti i tracciati (comunque pregevoli per fattura): “Ridge Racer Classic”, cioè l'ambientazione cittadina che offre le corse più veloci; “Revolution Northwest”, una via di mezzo fra valli e montagne con salite e discese ben accentate ed infine “Renegade Southwest”, il cui sfondo è un deserto roccioso e dove la bravura di curvare ed affrontare tornanti e particolarmente richiesta. Le curve più strette si affrontano, a seconda delle circostanze, in due diverse maniere: o con una frenata che aggiusta per così dire la traiettoria della macchina, o, al contrario, lasciando l'acceleratore, curvando con il tasto direzionale e riaccelerando (ammaestrando di rimando i colpi di coda che ne derivano). Le derapate insomma, sia in frenata sia in accelerazione, sono una delle chiavi per raggiungere la vittoria, poiché concedono se ben svolte di guadagnare del tempo prezioso sugli antagonisti. Una seconda e complementare arma, questa volta preliminare allo scendere su strada, consiste nella giusta selezione del sistema di controllo, perché a stilo e laccetto da polso risulta assai preferibile il canonico binomio croce direzionale e pulsantiera A, B, X, Y (a tal proposito era comunque preferibile una qualche personalizzazione, sulla scia di quanto visto in Asphalt Urban GT).
La trasposizione da Nintendo 64 ai due schermi del Nintendo DS apporta per il resto un reparto visivo che accetta come compromesso quello di sacrificare la meticolosa cura del dettaglio in nome della fluidità (è comunque pacifico affermare che il portatile in questione possa e debba fare di più). Appena sufficiente è invece l'accompagnamento sonoro (con tanto di citazioni al mariesco Regno dei Funghi, accettabili effetti sonori, composizioni sottotono di matrice elettronica e con il fastidioso parlato dell'annunciatore), mentre l'utilizzo del touch screen (incluse le traballanti alternative di controllo di cui sopra) poteva essere meglio gestito specialmente riguardo alla mappa (la quale, nella modalità “Grand Prix”, avrebbe potuto indicare se non tutti gli avversari, quantomeno la macchina immediatamente precedente la nostra). Fatte le dovute precisazioni, si può tuttavia spezzare una lancia sull'esperienza globale, per quanto essa non sia esente da lacune invero colmabili con un pizzico di impegno ed inventiva in più. Va segnalata peraltro una valevole proposta multiplayer (contemplante un massimo di sei giocatori ed articolata sia tramite game-sharing, sia con l'utilizzo di più Game Card), la quale potrebbe dire la sua qualora si sia indecisi sull'acquisto del titolo.
6,5
Riproposta di quel Ridge Racer 64 apparso nel 2000, a sua volta debitore nel suo lato pratico-concettuale di Ridge Racer e Ridge Racer Revolution (rispettivamente datati 1993 e 1995), il titolo in analisi vanta come prima determinante del suo apprezzamento lo spirito puro e semplice delle corse automobilistiche arcade. La modalità principale (quella single player ed in particolar modo “Grand Prix” e “Car Attack”) è peraltro supportata da una valevole proposta multiplayer (contemplante fino a sei giocatori ed articolata sia tramite game-sharing, sia con l'utilizzo di più Game Card), la quale potrebbe dire la sua qualora si sia indecisi sull'acquisto del titolo, un titolo i cui anni si fanno comunque sentire.Se poi il lettore ritenesse che il deludente sistema di collisioni, la mancata inventiva rispetto alla versione originaria e le varie lacune inerenti il controllo tattile non siano poi fattori così deficitarii, allora aggiunga tranquillamente al giudizio finale un mezzo voto in più.



