Tiscali

Recensione Resistance Retribution

Quando botte (aliena) piccola, fa buon vino
Davide Ottagono Di Davide Ottagono(23 marzo 2009)
Il 2009 di PSP è chiaro: esclusive, esclusive e ancora esclusive. E altre esclusive. Nella mente di Sony sembra essersi finalmente delineata la risposta alle vendite, non sempre soddisfacenti, del suo gioiellino portatile, raggiungibile tramite una politica di quantità e qualità, di aggressività e innovazione. Resistance: Retribution è solo uno dei tanti spin-off (non parliamo di conversioni, attenzione) ispirati a saghe casalinghe e appositamente pensati in virtù delle doti uniche di PSP. Portabilità, prestanza tecnica e mancanza di una seconda levetta analogica. Come restringere quindi uno sparatutto senza ricorrere ai (frustranti) metodi della concorrenza? È Bend Studios a dimostrarci una volta per tutte come i miracoli esistano, occupandosi così del capitolo inedito della famosa saga nata su PS3 e adattandolo alle differenze esigenze di controlli. Se ci siano riusciti o meno, è proprio quello che andiamo a raccontarvi.
Resistance Retribution - Immagine 1
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Ambientato a cavallo tra il primo ed il secondo episodio, Resistance: Retribution ci riporta nuovamente nella grigia Inghilterra, come già saprete non più in stato di Guerra Mondiale ma attanagliata dalla letale morsa di un virus alieno. Abbandonati i panni di Nathan Hale, ormai già arruolato dalle sentinelle americane, questa volta prenderemo le redini del prode James Grayson, soldato tanto eroico in battaglia quanto peculiare nel suo modo di comportarsi. Il tutto ha inizio il triste giorno in cui Grayson, alla disperata ricerca del fratello rapito dai Chimera, realizza la dura verità: è già troppo tardi. Ancora in uno stadio acerbo della conversione, il familiare non ha ormai più chance di tornare l'uomo di una volta. Pistola alla mano e fitta al cuore, James si libera definitivamente di lui, prima che possa essere troppo tardi. Purtroppo per James, e per l'intera Gran Bretagna, da allora cambiò qualcosa. Grayson non fu più lo stesso.

Cinico e desideroso di vendetta, il nostro alter-ego abbandona il proprio posto nell'esercito per intraprendere una guerra personale, abbattendo uno dopo l'altro i centri di conversione rimanenti. Se molti arrivarono a considerarlo un eroe, purtroppo in tempi simili appendere l'arma al chiodo non significava altro che alto tradimento. Accusato dalla corte marziale e dal maggiore Cartwright (lo ricordate, vero?), Grayson viene così condannato a morte. Il come venga liberato da una procace fanciulla e poi spedito oltre la Manica ad aiutare la resistenza francese è un'altra storia. È proprio il menefreghismo del nostro pupillo a renderlo un personaggio sfaccettato e affascinante, imprevedibile e carismatico, quanto e forse ancor più del solito Hale. Grazie all'ottima regia dei filmati, sapientemente frammentati tra diapositive statiche e spettacolari sequenze in Computer Grafica, immedesimarsi nel rude condottiero non è poi così difficile, gioendo alle sue numerose vittorie, esaltandoci ad ogni nemico trucidato e - magari - sogghignando all'ennesima sua uscita scurrile degna del miglior humour inglese.

Ambientato a cavallo tra Germania, Lussemburgo e Francia, Retribution perde la visuale in prima versione - segno distintivo dei Resistance casalinghi - in favore di una più libera da dietro la spalla. Il sistema di gioco, unico grande cruccio di ogni sviluppatore su PSP, è studiato alla grande per ovviare alla mancanza dello stick destro, generalmente vitale per giochi di questa natura. Se il controllo della visuale è comunque imputato agli abituali quattro tasti, d'altro canto una mira automatica ci viene incontro nell'agganciare in fretta il bersaglio più vicino, senza costringerci ad allineare il puntamento tramite gli scomodi Quadrato, Triangolo, Cerchio e Croce. Una soluzione fin troppo semplificativa, certo, ma anche l'unica capace di rimanere intatta la console dopo i raptus di frustrazione del giocatore, fortunatamente scongiurati. Semplificativa, poi, fino a un certo punto, visto e considerato che i Chimera non rimarranno imbambolati a farsi crivellare di proiettili. La loro proverbiale determinazione è rimasta intatta nonostante il ridimensionamento delle potenzialità hardware, e uscire vivi da ogni zona non sarà sicuramente uno scherzo, sebbene vari tutorial ci guideranno con mano (e, soprattutto, gradualmente) alla scoperta di ogni trucco per avere facilmente la meglio sul numero sempre più soverchiante dei nemici. 
Da citare in proposito l'utilità delle coperture, che ben presto diventeranno le nostre migliori amiche, sola ed unica soluzione all'incessante fuoco avversario. Quindi, avvicinandoci ad un riparo, vedremo Grayson accovacciarsi automaticamente, non solo per proteggersi, ma anche per permetterci di alternare difesa e offesa con un solo schiocco di dita. Centellinare i colpi e mostrarsi con tempismo sarà la regola, assimilare i pattern nemici idem. E come da tradizione Insomniac, ci penseranno le fide sputafuoco a farci compagnia. Dalla carabina al Bullseye, dal fucile da cecchino al lanciarazzi: ogni arma che già si è fatta apprezzare in precedenza tornerà più in forma che mai, sempre munita di un fuoco primario e secondario capace di renderla unica nel suo genere. Se nelle fasi iniziali non farà molta differenza l'uno o l'altro strumento, l'abisso di utilità - a seconda della situazione - comincerà a farsi sentire verso la metà del gioco, dove un minimo passo falso si tradurrà in un inevitabile Game Over, anche a difficoltà Normale. Boss di fine livello, sporadiche sezioni a bordo di veicoli e in apnea (novità totale per la serie), vomitate di piombo da torrette fisse: di certo le circostanze per rodare i nostri gingilli non mancheranno mai di stupirci per quasi tutte le ore della campagna in singolo, tra l'altro lunga, oltre che soddisfacente.

Se tutto questo non bastasse, allora ci penserà la modalità multigiocatore a farci tornare in guerra, questa volta senza limiti e contro persone in carne ed ossa che si battaglieranno fino all'ultimo punto. Purtroppo, nonostante si sia fatto il possibile per far combaciare PSP e sparatorie, non scarseggeranno le solite, immancabili, lacune dei controlli. La completa rotazione della visuale, di fatto, taglia le gambe alle azioni rimanenti (ricaricare, aprire il menù armi, utilizzare la mira ravvicinata), affibbiate alla scomoda croce direzionale. Scelta infelice, certo, anche se non si poteva fare altrimenti. Ultimo, grande, difetto: il sistema di salvataggio. Fato ha voluto che, ad ogni riavvio, il giocatore non potesse continuare direttamente dall'ultimo checkpoint raggiunto, ma solo dall'inizio della missione. Cosa vuol dire questo? Che se una macchinazione simile già sarebbe improponibile su console da casa figuriamoci su portatili, dove teoricamente ci si dovrebbe impegnare in una partitella e via, alla stregua di una toccata e fuga. Doppiamente problematico in Retribution, dove ogni livello potrà arrivare a durare anche un'ora intera. Ahi-ahi, Sony, perché vai a perderti in un bicchiere d'acqua?

Il comparto grafico rende onore al concetto primordiale di Resistance, sia nella direzione artistica - scura, monocromatica e divisa tra bozzetti futuristici ed altri più quotidiani - che nella mera proposizione tecnica. Le texture, anche se spesso in bassa definizione, svolgono egregiamente il loro lavoro, come le complesse strutture che andremo ad esplorare. L'azione gira fluida anche con una discreta quantità di nemici ed effetti speciali su schermo, e il tutto è animato da movenze di prim'ordine, palesemente montate tramite sofisticate sessioni di motion-capture. Peccato solo per l'intelligenza artificiale, che non riesce a trasmettere ai Chimera quella credibilità e quell'aggressività competitiva il giusto, compensata esclusivamente da una mira nemica fuori dal comune. Ogni pezzo di fanteria sfrutterà al massimo il proprio equipaggiamento, questo è vero, ma è altrettanto vero che non sarà raro “ammirare” alieni incastrati oltre i nostri ripari (è, ad esempio, il caso dei Titani) oppure eccessivamente sulla difensiva. Niente di troppo fastidio, in ogni caso.
Ottimo anche il comparto sonoro che, oltre ad offrire un doppiaggio nostrano di ottima fattura (sebbene non sia raro scontrarsi con le ugole dei soliti noti), sfoggia colonne sonore di chiaro stampo hollywoodiano, intramezzando componimenti più docili in fase esplorativa ad altri maggiormente sostenuti in caso di scontri.
Resistance Retribution - Immagine 7
Resistance Retribution - Immagine 8
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8,5
Resistance: Retribution non è di certo un capolavoro, ma non ci si allontana così tanto. Buona la campagna in singolo: lunga, varia e con un mordente non indifferente, ci ritroveremo alle redini di un James Grayson più carismatico che mai, star indiscussa dell'intera opera. Dell'intera saga, oseremo dire. Prolungato esponenzialmente dalla modalità online, vediamo la più grande vittoria di Retribution nel sistema di controllo, il fattore PSP che solitamente più cede il fianco a critiche. Geniale nella progettazione e funzionale nella messa in pratica, questo Resistance portatile risulta - a conti fatti - un gioiello di giocabilità, seppur con qualche deficienza strutturale. Se questo è l'inizio del 2009 di Sony, allora c'è da mettersi l'animo in pace: in caso aveste messo a impolverare la vostra PSP, Resistance: Retribution è uno dei primi, veri motivi per farla tornare in moto.      
voto grafica8,5
voto sonoro8
voto gameplay8,5
voto durata8,5