L'avventura ci metterà nei panni di Rebecca Chambers e di Billy Coen, un ex marine condannato a morte, sopravissuto all'assalto da parte dei cerberus al furgone che doveva condurlo verso il patibolo. Entrambi i personaggi potranno essere controllati dal giocatore, e si potrà passare dall'uno all'altro in qualsiasi momento; quando i due si troveranno insieme il controllo di uno sarà affidato alla cpu (che non opererà sempre in maniera intelligente), ma in molti casi le loro strade dovranno temporaneamente separarsi per la risoluzione di alcuni enigmi, che risultano quindi maggiormente articolati rispetto a quelli presenti nei precedenti episodi della serie. La “strana coppia” è inoltre caratterizzata anche dalle differenti abilità che contraddistinguono i due membri: Billy certamente più dotato fisicamente è in grado di compiere alcune azioni pregiudicate alla “debole” Rebecca, che però può vantare dal canto suo una maggiore agilità, e l'esclusiva capacità di mescolare le preziose erbe curative.
Spariti i bauli dove si potevano allocare gli oggetti in esubero dell'inventario, che potevano poi essere “magicamente” recuperati in tutt'altra locazione, in questo caso per fare spazio a qualche nuovo strumento dovremo più realisticamente abbandonarne uno vecchio. Una scelta che se da una parte offre (o offriva come preferite) al gioco una maggior sensazione di realismo, dall'altra ci costringerà a ritornare spesso sui propri passi in ambienti già completamente esplorati per recuperare una chiave, una arma, o quant'altro siamo stati costretti in precedenza ad abbandonare. A parte l'introduzione di queste due caratteristiche, e di una ambientazione almeno nella parte iniziale piuttosto inusuale, ci troviamo pressoché dinanzi ad un classico episodio della saga, caratterizzato da combattimenti contro zombie ed altre creature infettate dal T virus, intervallati da una buona dose di esplorazione e di rompicapo.
Mentre il rifacimento di Resident Evil 4 sul Wii ha trovato una sua giustificazione nella completa rimappatura dei controlli, che ben hanno sfruttato i sensori di movimento e di puntamento del Wii Remote, Resident Evil 0 in questa sua “nuova” incarnazione, di nuovo non ha davvero nulla, limitandoci a riproporre quanto già offerto otto anni fa nella sua edizione originale peraltro già giocabile sul Wii per via della retrocompatibilità della console. Questo tuffo nel passato lascia quindi più di una perplessità, anche perché alcuni meccanismi del gameplay sembrano davvero invecchiati male, primo fra tutti il movimenti digitale dei personaggi, che se già all'epoca appariva fastidiosamente macchinoso, lo è ora ancor di più. Nessun miglioramento nemmeno sul versante grafico, che nonostante tutto si difende comunque ancora piuttosto bene, grazie a dei buoni modelli poligonali ben integrati nei fondali prerenderizzati, ed a dei discreti effetti di luci ed ombre. La regia è legata alle storiche inquadrature fisse, buone generatrici di tensione in alcune occasioni, ma talvolta poco funzionali sotto l'aspetto ludico.
Per chi ha già giocato Resident Evil 0 per Gamecube, questa conversione non offre alcun motivo di interesse, chi invece non ne ha mai avuto l'opportunità potrà trovare in questa edizione per Wii proposta a prezzo budget, un gioco in grado di regalare qualche ora di coinvolgimento e suspense a patto però di chiudere un occhio davanti agli inevitabili segni del tempo del gameplay, che poteva essere perlomeno rivisto per quel che riguarda il sistema di controllo.
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Dopo il primo Resident Evil, continua la collana degli “Archives” della saga horror per eccellenza; questa volta è il turno di Resident Evil che torna a distanza di otto anni dalla sua uscita originaria per Gamecube senza alcuna aggiunta di sorta. Chi ha già avuto modo di provare il titolo nella sua prima edizione non troverà alcun motivo di interesse in questa “nuova” proposizione, chi invece non ci ha mai giocato può cogliere l'opportunità di procurarsi ad un prezzo budget un titolo ancora in grado di regalare qualche ora di coinvolgimento e di tensione, a patto però di chiudere un occhio davanti agli inevitabili solchi che il tempo ha lasciato su alcuni aspetti della giocabilità.



