Gli attacchi speciali, generalmente, ci aiuteranno nell'avere la meglio su più nemici contemporaneamente
Nessuno è al sicuro da Mercer, neanche in aria. Ovviamente, ucciso il pilota, potremo metterci noi alla guida di questo distruttivo elicottero
Come lecito aspettarsi, il gameplay girerà attorno ai poteri del protagonista. Completamente. Mercer è ora una macchina assassina? Allora ucciderà, niente più. Scattante, brutale e senza scrupoli: se lo potessimo paragonare a qualcuno, lo faremo al già citato Hulk. E non è affatto un nome a caso, considerando come i Radical abbiano già dimostrato l'amore per la “bestia verde” con un paio di titoli su licenza. Prototype non si allontana molto da quelle basi, a dirla tutta. Si gira per New York alla velocità della luce, si corre verticalmente sulle pareti dei grattacieli, si plana sulle teste delle persone spaventate, si accetta una missione, la si completa. E si distrugge tutto quello che c'è sul cammino, ovvio. Perfettamente nei canoni di un free-roaming. Purtroppo, la cura riposta nelle infinite abilità e nel carisma di Mercer non tiene il passo con l'offerta generale, da qui non si scappa. La più grande peculiarità del gioco, lo slashing nudo e crudo di qualunque cosa si muova, diventa infatti ben presto un'arma a doppio taglio; perché se è vero che tranciare a metà umanoidi di ogni tipo e far saltare in aria mezzi corazzati dà una certa soddisfazione, è altrettanto vero che - senza alcuna variazione alla norma - c'è il rischio di stufarsi prematuramente. Profondità e varietà non sono di certo il pezzo forte di Prototype, anche se un parco mosse di tutto rispetto ci permetterà di personalizzare l'esperienza quanto basta per non renderla troppo monotona.
Il numero di combo utilizzabili rasenta l'assurdo, con centinaia di tecniche potenziabili suddivise in offensive, difensive, di movimento e così via. Ce n'è davvero per tutti i gusti, e la libertà di evolvere Mercer nel guerriero che più si adatta alle nostre esigenze è totale. Grazie ai suoi poteri da mutaforma, Alex potrà persino plasmare a piacimento le proprie braccia, trasformandole nell'arma che più desidera. Se in principio dovrà farsi strada a mani nude, in seguito potrà affidarsi ad affilati artigli, possenti martelli, versatili fruste e persino a spadoni sventra-carroarmati. Come immaginabile, però, padroneggiare alla perfezione questo ben di Dio non è così facile. Per giunta, ogni attacco è deputato alla solita coppia di tasti e ricordarli tutti a memoria è altamente improbabile. Un'occasione sprecata, sì, anche perché - nel caos totale - si finirà sempre per sferzare fendenti a destra e a manca senza alcun piglio tattico. In pratica, la profondità c'è, ma a causa di errori di bilanciamento non la si riesce a notare.
L'attacco distruttivo potrà essere azionato quando si è al massimo delle energie (o quando si è al minimo). Tabula Rasa
L'avventura in singolo non è chissà quanto lunga, purtroppo. Anzi, a dirla tutta si attesta ben al di sotto della media, con circa 6 o 7 ore necessarie per arrivare ai titoli di coda. Fortunatamente, la situazione viene risollevata dal grande numero di missioni (o faremo meglio a chiamarle “sfide”) secondarie, star indiscusse di ogni free-roaming che osi definirsi tale. Avere la meglio sull'ultimo boss è solo l'inizio: una volta portato a termine il gioco ci verranno spalancate le porte per un'esplorazione più libera, così da permetterci di riprovare tutte le sub-quest che avevamo accantonato al primo giro. Di roba con cui tenersi occupati ce n'è, e tanta. Potremo ripulire la città dagli infetti rimasti, impegnarci nella ricerca di tutti gli obbiettivi da assorbire, oppure cercare di battere i migliori punteggi delle gare sparse in giro per New York, e tanto altro ancora. Potete stare certi che, acquistato Prototype, due o tre assidue settimane di gioco non ve le toglierà nessuno.
La creazione di Radical Entertainment deve gran parte del suo successo ai massacri supremi generati da ogni incarico, e l'abbiamo ripetuto allo sfinimento. Sembra anche che gli sviluppatori abbiano costruito il motore grafico tenendo a mente questo concetto. È ovvio che, quando esplosioni, smembramenti e centinaia di nemici su schermo sono la base del gameplay, allora vada creato un cuore portante che possa reggere il tutto nel migliore dei modi. Prototype centra il bersaglio? Sì e no. Da un lato, uno stabile frame-rate gestisce fluidamente un caos a schermo senza precedenti, tra sangue, migliaia di persone in movimento, e chi più ne ha più ne metta. Ottima anche la pulizia a schermo, capace di regalare scorci privi di aliasing o pop-up di sorta. Dall'altro, invece, non si possono non notare i duri compromessi presi per controbilanciare questa nitidezza. Se chiudere un occhio sulle episodiche texture in bassa risoluzione non è peccato, è invece impossibile sorvolare allo stesso modo sulla poverissima massa poligonale. Davvero triste che una metropoli “viva” come la Grande Mela arrivi a ridursi ad uno sfondo piatto e cartonato senza alcun spessore. Particolari ridotti all'osso, neanche fosse una città giocattolo.
Nulla da segnalare in ambito sonoro. Doppiaggio nella media e colonne sonore adrenaliniche al punto giusto che accompagnano la frenetica azione di gioco. Piuttosto scontate, ad essere sinceri, ma svolgono comunque il proprio lavoro.
Mercer indossa ora un'armatura. E' un regalo "allegato" allo spadone. Protegge alla grande, ma rallenta di molto i movimenti
7
Un aggettivo che racchiuda l'intera essenza di Prototype? Altalenante. È un continuo sali-scendi qualitativo, e ci dispiace per chiunque si aspettasse un pelino in più. Trama scontata, ma nel suo piccolo avvincente. Grafica fluida e pulita, ma minata da mancanze piuttosto grossolane. Gameplay veloce, brutale e ricco di tecniche da acquisire, ma oltre a quello c'è poco altro. Un'altalena, appunto. Nonostante gli innumerevoli difetti, Prototype rimane comunque un titolo piacevole, consigliato a chiunque voglia spegnere momentaneamente il cervello per gettarsi in una mischia di proporzioni mastodontiche. L'anti-eroe di Activision sembra, appunto, un prototipo. Il prototipo di un'idea di successo, ma che non è stata sviluppata abbastanza per trasformarsi in qualcosa di più profondo. Speriamo che stavolta i Radical imparino dai propri errori, o dai successi della concorrenza, per migliorarsi ulteriormente. Magari così, al prossimo giro, potremo ritrovarci tra le mani un esperimento che vada ben oltre la sufficienza sofferta.



