Il menu iniziale illustra vecchie e nuove modalità; avremmo preferito che le novità interessassero il vero e proprio modello di gioco, piuttosto che le opzioni a corredo
Almeno nel videogioco si potrà realizzare il desiderio di veder segnare Toni, di norma a secco in nazionale
Konami ha rimandato, tra le altre cose, il tentativo di tagliare nuovi traguardi sul versante audiovisivo; il miglioramento della resa dei volti e della figura intera degli atleti è apprezzabile nelle inquadrature ravvicinate, virando nel praticamente inavvertibile sotto la canonica panoramica in-game, dalla quale non possono che trasparire le datate soluzioni tecnologiche dell'engine - a partire dallo scarso dettaglio degli stadi e dei modelli poligonali per arrivare all'illuminazione, passando per le texture piuttosto slavate del manto erboso.
Il movimento a otto direzioni su cui il la tradizionale configurazione di controllo fa affidamento, accompagnandosi ad un parimenti invariato set di animazioni di base, restituisce ormai una certa legnosità che travalica il solo aspetto estetico; i giocatori disegnano spesso dei percorsi fatti di linee spezzate, con bruschi cambi di rotta che a discapito della fluidità (e alla faccia dei teorici limiti articolari delle ginocchia umane) rimangono la via più efficace per il dribbling e la conquista dello spazio di manovra. Qualche rifinitura è stata apportata, per quanto riguarda alcune transizioni nella sequenza delle movenze o l'incrementata dose di tocchi e vari gesti atletici, ma di fronte all'obsolescenza macroscopica di fondamentali come la corsa, al solito rigida, ripetitiva e ostica da orientare una volta lanciata, cose simili diminuiscono di rilevanza.
Permangono altresì quelle invisibili traiettorie preferenziali lungo le quali pallone ed atleti tendono ad incanalarsi, fattore messo in luce sia da certe geometrie dei passaggi, che non cancellano l'impressione d'essere almeno parzialmente guidate, sia da quegli attimi di incertezza della cpu (e d'impiccio del giocatore) in occasione di palloni vaganti da recuperare.
Gli arbitri saranno severissimi nel punire gli interventi scomposti, anche quando non arrivano del tutto da dietro
La telecronaca è affidata a Pierluigi Pardo e a Josè "iiiiincredibbile amisci" Altafini, nel complesso molto simpatici e con il giusto tono; immancabili le sporadiche incongruenze tra azione e relativi commenti
E' nell'ottica dello stallo del franchise nella sua struttura intima che le modalità facenti bella mostra di se nel menu iniziale, per quanto siano intriganti e promettano di dosi copiose di intrattenimento, diventano difficili da accogliere come elementi sostanziali dell'esperienza. L'acquisizione della licenza Champions League non ha colmato le lacune realative a certe squadre, come manifestato dall'inquietante ritorno di North e South London nel campionato inglese, né sembra essersi accompagnata con una esauriente applicazione del regolamento in campo, visto qualche problema con il concetto di fuorigioco passivo - anche se simili sviste arbitrali potrebbero anche prendersi come una concessione al realismo.
Al di là del noto campionato master si fa notare il cosiddetto “Crea un mito”, in cui mettersi nei panni di un esordiente, dopo averne stabilito nazionalità, ruolo e attributi fisici con l'apposito editor, e guidarlo singolarmente durante l'intera carriera, con l'ulteriore prospettiva di gettare nella mischia dell'online la propria creatura. Tenere la posizione in campo e dare il massimo nel numero relativamente ridotto delle occasioni a propria disposizione, con in mente la crescita statistica e il giudizio assegnato a fine prestazione, è affascinante; un po' meno affascinante è stare a guardare gli altri 21 in campo (governati dalla cpu) e aspettare che finalmente la palla arrivi, specie se si gioca da prima punta o da portiere.
L'editor offre al solito un buon livello di personalizzazione, tanto fisico quanto concernente lo stile di gioco; fondamentalmente, niente che non si sia già visto
La bontà della resa dei volti è di solito direttamente proporzionale alla riconoscibilità del giocatore; Puyol è una buona cavia per mostrare le piccole migliorie estetiche
D'altra parte, non si può negare l'oggettiva esigenza di un deciso cambio di rotta e di una definitiva emancipazione dalla routine commerciale delle lievi limature periodiche ad un impianto arretrato; viene da chiedersi per quanto ancora Konami intenda tergiversare senza concludere su quella "evolution" che, vista l'attuale condizione di stallo del franchise, rende bugiardo il titolo del gioco.