Una delle innumerevoli scazzottate di Fox River. Sulla destra il livello di salute del vostro avversario.
Complice anche i ristretti tempi di narrazione del media videoludico il giocatore si ritroverà dopo pochi minuti a girovagare per un carcere che si ipotizza essere di massima sicurezza, con insolita disinvoltura e una conoscenza degli ambienti a metà tra l'incredibile e il clownesco. Dopo cinque minuti di gioco sarete già alle prese con le prime passeggiate all'interno di zone off limits anche per le guardie della prigione stessa, dopo una mezz'ora avrete già fatto la conoscenza di tutti i personaggi chiave del gioco, scoperto il piano di Scofield e informato la Compagnia e dopo un'oretta vi sarete già intrufolati praticamente in tutti gli ambienti più riservati, compreso ovviamente anche l'ufficio del direttore. Ridicolo. A questo si deve aggiungere anche il vezzo del nostro protagonista che, in barba agli ordini del suo superiore, è riuscito a far passare (non chiedeteci come) un registratore vocale che utilizza praticamente in faccia a guardie e carcerati per appuntare gli ultimi sviluppi sui movimenti e intrallazzi dei compagni di sventura. Alla faccia della discrezione.
Soprattutto perchè nelle intenzioni dei programmatori c'era la volontà di presentare questo Prison Break come un gioco che capace di alternare fasi action dove il protagonista indaga sulle attività dei prigionieri della cricca di Scofield, Abruzzi & Co, confrontandosi con il duro ambiente del mondo carcerario, ad altre dove la componente stealth gli permette di utilizzare il cervello per muoversi di soppiatto all'interno di ambienti strettamente sorvegliati da guardie, telecamere e quant'altro. Peccato però tale costrutto, semplicemente, non funzioni. Complice anche una "sospensione dell'incredulità" che richiederebbe uno sforzo di fantasia veramente sopra le righe, il sistema di gioco messo in piedi da Zoofly si dimostra carente da qualsiasi parte lo si voglia esaminare.
Visto sotto il profilo action, Prison Break offre al giocatore la possibilità di muoversi (quasi) liberamente all'interno di Fox River, di colloquiare (in modo del tutto scriptato) con alcuni dei protagonisti (doppiati in inglese ma con sottotitoli in italiano) e confrontarsi a suon di cazzotti per guadagnarsi il rispetto e la fiducia di guardie dall'animo non propriamente candido e detenuti sempre in cerca di novellini da pestare. A questo proposito può essere utile di tanto in tanto eseguire qualche esercizio ginnico e tirare qualche cazzotto al sacco, in modo da migliorare la nostra forma fisica e farci trovare sempre pronti all'azione quando saremo chiamati a salvarci la pelle (e capiterà piuttosto spesso). Peccato che, a conti fatti, l'effettiva forma fisica incida ben poco sulla qualità delle sfide, dal momento che gli scontri non richiederanno chissà quale sfoggio di tecnica o strategia per poter essere portati a casa con il minimo sforzo.
Il versante stealth invece è scandito dalla possibilità di poter aggirare guardie beote sfruttando i mille ripari sparsi per gli ambienti e affidandosi ad un sistema di controllo che ci permette di nasconderci praticamente anche sotto i sassi. Basterà osservare i pattern percorsi dalle guardie o dal personale della prigione per capire il percorso migliore da seguire per aggirare l'ostacolo. Un trial & error con un irrilevante tasso di sfida, complicato tutt'al più da un sistema di controllo tutt'altro che preciso e che in alcune occasioni ci ha concesso qualche licenza poetica nei confronti dei programmatori e dei familiari più diretti. Infatti non solo il controllo sul nostro personaggio si è dimostrato a tratti frustrante e impreciso, ma è risultato fallace anche nel quick time event, dove è praticamente impossibile sbagliare. Una pratica ormai consolidata nel mondo videoludico, che permette di eseguire operazioni complesse e spettacolari (almeno su video), filoguidando l'utente segnalando su schermo la sequenza di tasti da premere. Un'operazione che mira "premiare" anche l'utente meno scafato che con la pressione di tre, quattro tasti in sequenza riesce magari a portare a casa un'operazione visivamente complessa. Non in questo caso, però, perchè è capitato più volte che la sequenza richiesta sia talmente rapida e mal calibrata da risultare impossibile da portare a termine, almeno al primo tentativo.
Prison Break fallisce quindi nella sua volontà primaria, ovvero quella di aprirsi soprattutto ai fan della serie a digiuno di videogames di un certo livello perchè se la frustrazione colpisce anche chi ha portato a casa titoli ben più impegnativi, ci si chiede cosa possa provare un utente che non mastica pane e videogiochi ogni santo giorno. Soprattutto quando poi non possiamo fare a meno di notare come anche la qualità estetica (prima cosa che ovviamente salta all'occhio di un neofita), non sia di quelle da ricordare, anche nelle meno riuscite trasposizioni televisive o cinematografiche. Texture di basso livello qualitativo, modelli poligonale dall'aspetto gorillesco e animati in modo "robotico" sono alla base di un comparto artistico che non regala nemmeno la soddisfazione di vedere riprodotti sullo schermo l'intero cast. Che fine hanno fatto i veri "Haywire", o la bella dottoressa Tancredi o il carismatico Westmoreland, sostituiti da fantoccini mal realizzati e nemmeno somiglianti alle controparti reali? Certo, i protagonisti più conosciuti ci sono tutti e sono anche doppiati dagli attori che hanno lavorato alla serie. Peccato per gli utenti non anglofoni, che dovranno accontentarsi del doppiaggio originale e non di quello in italiano, ed è un altro colpo per chi sperava di immergersi nelle atmosfere televisive di Prison Break.
4
Prison Break fallisce ancora prima di cominciare. Un gioco senza capo nè coda, incapace di appassionare anche i più fedeli fan della saga, figurarsi quelli che invece sono alla ricerca di un gioco (nemmeno tanto a buon mercato, ad essere onesti), capace di intrattenere e divertire. Epic Failure, insomma. Statene, ampiamente, alla larga.



