Chi sarà mai costei? Per quale motivo non vuole rivelarsi? La trama appena sfumata non è altro che il classico mezzo per dotare il giocatore di un minimo bagaglio conoscitivo. Ma mai come in questo caso ciò che conta realmente è l'azione sul “campo” fine a se stessa (il fine ultimo del gioco è divertire), piuttosto che il racconto che precede o che da essa consegue.P.N.03 può essere pacificamente definito come classico shoot-em-up di vecchia scuola. Ciò che dovremo fare per tutta la durata del gioco consisterà nell'eliminare le ondate successive di nemici che si interporranno tra noi e il livello seguente, cercando di evitare nel contempo i loro colpi. Arrivare al combattimento col boss e distruggerlo sarà l'unico modo per avanzare alla missione seguente. Il carattere a missioni del gioco permette di tirare il fiato tra una missione e l'altra, dandoci la possibilità di salvare e di potenziare il nostro equipaggiamento. Tutto qui? Facciamo un piccolo passo indietro esplicativo.
Come detto in precedenza P.N.03 riporta in chiave moderna le meccaniche di un classico spara e fuggi. Normalmente siamo abituati a vedere questo genere di giochi proposti con grafica in due dimensioni (Ikaruga è uno degli ultimi splendidi rappresentanti). Ma deve essere chiaro da parte del possibile acquirente quale sia il target che il gioco si prefigge di raggiungere. Se pure la visuale di gioco, prettamente in terza persona con telecamera alle spalle della protagonista, possa far credere che ci possano essere elementi di esplorazione ed avventura, ciò è lontano dalla verità. Non ci saranno corridoi e stanze da esplorare, ma corridoi e stanze da percorrere la cui funzione è prettamente di contenitore di nemici da abbattere. Siamo di fronte ad uno Space Invaders con grafica a tre dimensioni, dove per progredire sarà necessario sparare a più non posso, sfruttando gli elementi che il fondale ci mette a disposizione per nasconderci, ed evitando i colpi dei nemici. Ed è la natura stessa di spara e fuggi a rendere l'esperienza di gioco adrenalinica ed esaltante (soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati), ma col rischio non troppo celato che risponde al nome longevità, in virtù della brevità intrinseca che questo genere di giochi contraddistingue.
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Di Andrea Cani (6 novembre 2003)
















