Dall'altro lato abbiamo una realizzazione di modelli 3D piuttosto semplificata, che salvo nel caso di Boss o mostri particolarmente grossi risulta per lo più essenziale, persino nei personaggi giocanti, con l'unica eccezione forse del protagonista, senza contare che alcuni modelli (quelli di molti Persona soprattutto) sono presi pari pari da precedenti capitoli della saga.
Non che tutto ciò sia esattamente “brutto”: comunque è garantito un impatto discreto, ma spesse volte ci siamo ritrovati a pensare come con pochi o nessun adattamenti tutto questo potrebbe probabilmente girare su PSP. Niente da eccepire per quanto concerne l'ampio ed abbondante utilizzo degli effetti speciali.
Anche nel comparto sonoro, P3 esce dagli schemi canonici, proponendo temi musicali molto “giovanili”, basati soprattutto sul RAP, l'Hip-Hop ed il Funky, generi molto in voga nel Giappone adolescenziale, specie quello che strizza l'occhio agli States. Persino la musica dei combattimenti è cantata, e solo il tema esplorativo conserva una parvenza di “classicità” con i suoi toni lugubri ed angoscianti. Anche in questo caso, però, le soluzioni proposte vincono e convincono, e la musica diventa parte integrante della vicenda e vi accompagna in tutte le sue fasi. Ottimi i doppiaggi, anche se purtroppo limitati alla lingua Inglese, così come i testi su schermo.
All'ottantasettesimo piano le cose si fanno decisamente serie, ma anche stavolta abbiamo anticipato il nemico
Se invece pensate di trovarvi al cospetto del “solito” JRPG in cui la trama principale, a meno di sotto-quest, risulta essere il legante per una serie di esplorazioni e di combattimenti eventualmente interminabili, siete in forte errore: le esplorazioni del Tartarus sono infatti limitate sia dalla trama (le fasi successive si aprono ad ogni plenilunio) sia singolarmente nel tempo, sottoforma di “affaticamento” dei personaggi. Ecco pertanto che magari voi vorreste procedere spediti nel mega-dungeon solo per poi dovervi fermare davanti ad una porta irrimediabilmente chiusa (è troppo presto) oppure per affaticamento del party; o ancora, viceversa, vorreste prendervi un po' di tempo per fare scontri e potenziare i personaggi, ma non potete farlo perché questi sono stanchi o, peggio ancora, il plenilunio si avvicina ed è meglio raggiungere il successivo blocco.
Alcuni "social link" verranno caldamente sostenuti dalla trama, come quello con l'assemblea studentesca
A questo aggiungiamo un monte di ore di gioco veramente massiccio, dato che molto spesso non potrete limitarvi a “far scorrere” i giorni senza far nulla e non faticherete a capire che sarà più che consigliabile riempire tutti gli spazi con qualche attività piuttosto che mirare esclusivamente alle lunazioni. Come se non bastasse, una volta terminato P3 potrebbe addirittura essere rigiocato da capo, anche solamente per cambiare qualche scelta fatta e con essa la politica di crescita dei Persona. Un gioco per palati particolari, indubbiamente, ma sicuramente un bel gioco.
Quando all'evocazione di un Persona corrisponde questa animazione, quasi di sicuro siamo al cospetto di un colpo critico
I nemici cominciano a farsi pericolosamente massicci, ma l'addestramento del nostro party non è occasionale
12
8,5
Persona 3 è decisamente al di fuori dei normali schemi non solo dei Jrpg, ma addirittura della sua stessa saga patrona, col risultato di configurarsi come un gioco dalla duplice natura (jrpg, appunto, e simulatore di vita) perfettamente equilibrato ed armonizzato, tanto da poter tranquillamente essere definito come "verosimile nella sua impossibilità". Le esplorazioni del Tartarus, brevi e fiaccanti, si alternano infatti pregevolmente alla vita reale, in cui comunque ogni azione eseguita va ad influire sulla nostra relazione coi persona e non mai, pertanto, "tempo sprecato". Certo, la realizzazione grafica non è il top dei top (perlomeno nel 3D), e parimenti il gioco potrebbe far storcere il naso ai puristi o agli utenti occasionali, ma per chi cerca qualcosa di differente dalla massa Persona 3 costituisce indubbiamente un ottimo prodotto.



