Si parte dal trasporto di un prigioniera tenuta in una bara criogenia che viene centrato dall'artiglieria degli Scavenger, un popolo che vive ai margini delle terre civilizzate. Lo schianto, fatale per la nostra scorta, ci obbligherà a portare in salvo la prigioniera e a badare a lei fino all'arrivo dei soccorsi, dovendo al contempo fronteggiare il contagio del virus incubato dalla prigioniera, che si è trasmesso anche a noi. Non mancheranno ovviamente i colpi di scena, ma se è vero che la base poteva dare vita ad un titolo quantomeno interessante, altrettanto vero è che lo svolgimento della stessa presenta svariate pecche sotto il profilo del gameplay che poco invoglia il giocatore ad avanzare lungo i livelli di gioco per vedere “cosa c'è dopo”. Non che Pariah tratti male gli occhi degli astanti con una grafica da poco, sia intesi. C'è del lavoro dietro alla rappresentazione di scenari e livelli, ma è anche vero che dopo Halo e Halo 2 qualsiasi FPS su Xbox deve necessariamente mettersi a confronto con questi due mostri sacri. E Pariah, pur cercando di emulare l'enfant prodige di Bungie, perde. E di brutto. A cominciare proprio dalla realizzazione in sé che, seppure gradevole nel complesso, non riesce a brillare sotto nessun aspetto. Scenari ampi e discretamente dettagliati (anche se qualche texture avrebbe meritato miglior fortuna) saranno solo parzialmente sfruttabili, dando vita ad un incedere filoguidato verso gli obbiettivi della missione.
In seconda battuta (ma che diventa drammaticamente prima, dopo qualche ora di gioco), Pariah presenta un gameplay ostentatamente noioso. Se dopo Doom3 qualcuno gridò allo scandalo per la ripetitività degli scontri e delle situazioni poste di fronte al giocatore è difficile pensare cosa si potrà dire del gameplay proposto dalla Digital Illusion. Ma se il lavoro di Carmack & co poteva trovare una giustificazione nelle peculiari condizioni ambientali in cui si svolgeva il gioco, altrettanto non si può dire per Pariah che ad ambientazioni vastissime e potenzialmente adatte ad un gameplay ad ampio respiro, contrappone un'azione di gioco arcaica da cui non si riesce a trarre alcun tipo di soddisfazione. Il ricco armamentario di Mason (nostro alter ego digitale), apparirà addirittura spropositato se messo a confronto con la bassa intelligenza artificiale opposta dai nemici che quasi si offriranno a noi a mò di vittime sacrificali. Il modello di comportamento dei nostri avversari, pesantemente scriptato, ovviamente, presenta una bassissimo tasso di difficoltà. Vi basterà studiare i movimenti degli stessi nei primi minuti di gioco, per imparare alle perfezione le tecniche di attacco e difesa, riuscendo poi ad averne la meglio praticamente in ogni occasione. E non sarà raro, in alcune sessioni, vedere i vostri nemici, spararsi delle sane rockettate sui piedi per togliersi autonomamente di mezzo.
Che ci crediate o no, ha continuato a sparare sulla roccia per 5 minuti buoni, prima di essere fatto fuori.
Buone nuove non giungono purtroppo dall'audio, anch'esso di basso profilo e con alcune soluzioni stilistiche che difficilmente incontreranno i favori del pubblico. Difficile, infatti, immaginare come un avversario che urla “Do-Re-Mi-Fa-Sol, piagnone!”, non possa strappare un sorriso di compassione al giocatore, con il diretto risultato che l'azione di gioco, già di per sé appiattita, venga ulteriormente stemperata dal vociare senza senso di avversari che sulla carta dovrebbero incutere un certo timore riverenziale. Dove invece Pariah guadagna punti è nella modalità multiplayer, dove il titolo Digital Illusion sembra aver imparato la lezione appresa da Unreal 2, presentando una modalità multigiocatore ottima in termini di velocità (finalmente uno speed up degno di nota), bilanciamento delle armi e mappe. E a proposito di mappe, una delle novità introdotte da Pariah vede anche un più che discreto editor di scenari, chiamato MAP (Make and Play) che con pochi passaggi e tocchi di pad vi permetterà di creare nuove mappe e locazioni per le vostre sessioni di gioco multiplayer. Ovviamente, in piena ottica PC-Style, le mappe create potranno essere poi condivise in system link, memory unit o addirittura Xbox Live. La volontà dichiarata di Digital Illusion, in fondo, è proprio quella di creare uno “zoccolo duro” di appassionati che possano “traghettare” il gioco fino all'immancabile Pariah 2, titolo peraltro già annunciato. E fa bene, Digital Illusion ad affidarsi al multiplayer, perché nella modalità single player, Pariah è in evidente crisi d'ossigeno.
Ci si aspettava molto di più da pariah, inutile girarci intorno. Un team come quello dei Digital Illusion poteva e doveva fare di più. Invece, a conti fatti, Pariah si affida ad un gameplay piatto e ridondante, a cui va aggiunta l'aggravante di un sistema di Intelligenza Artificiale nemica lontano anni luce da Halo 2 e compagnia. Peccato, perché l'infrastruttura tecnologica del gioco non è sicuramente di poco conto. L'ottimo motore grafico (l'Unreal Engine, ci avreste mai creduto), e l'ottimo utilizzo dell'Havok potevano essere sfruttati meglio e donare a Pariah quella profondità di gameplay e il coinvolgimento emotivo che, invece, sembrano essere rimasti “incastrati” nelle buone intenzioni delle presentazioni ufficiali. Peccato.
5,5
Ci si aspettava molto di più da pariah, inutile girarci intorno. Un team come quello dei Digital Illusion poteva e doveva fare di più. Invece, a conti fatti, Pariah si affida ad un gameplay piatto e ridondante, a cui va aggiunta l'aggravante di un sistema di Intelligenza Artificiale nemica lontano anni luce da Halo 2 e compagnia. Peccato, perché l'infrastruttura tecnologica del gioco non è sicuramente di poco conto. L'ottimo motore grafico (l'Unreal Engine, ci avreste mai creduto), e l'ottimo utilizzo dell'Havok potevano essere sfruttati meglio e donare a Pariah quella profondità di gameplay e il coinvolgimento emotivo che, invece, sembrano essere rimasti “incastrati” nelle buone intenzioni delle presentazioni ufficiali. Peccato.
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