Tiscali

Recensione Pariah

Luca Gambino Di Luca Gambino(11 maggio 2005)
Una legge non scritta che riguarda l'ambiente giornalistico videoludico vuole che ad ogni presentazione fatta alla stampa di particolare effetto, corrisponda poi un gioco non all'altezza della situazione. Ed è forse questo il pensiero che ha serpeggiato nelle menti degli inviati accorsi il marzo scorso alla presentazione di Pariah e che si sono trovati di fronte ad una perfetta ricostruzione di un ospedale da campo attrezzato a fronteggiare il rischio biologico, con tanto di uomini in tuta anti-contagio e ad omaggi che invitavano a proteggersi dai rischi del virus (nella fattispecie: preservativi). E purtroppo, lo diciamo in anticipo, Pariah ha confermato le nostre paura e rinvigorito la legge di cui sopra. Non che i Digital Illusion non abbiamo profuso impegno e abilità programmatoria nel progetto che ne ha segnato il ritorno sulle scene dopo Unreal 2. Molto più semplicemente, Pariah non ha assolutamente niente che possa veramente coinvolgere il giocatore. A partire proprio dalla storia che sorregge l'intero gioco.
Pariah - Immagine 16
Uno dei bonus con cui potremo upgradare le nostre armi
Pariah - Immagine 15
Il virus si diffonde anche nelle nostre vene.
Pariah - Immagine 14
L'interattività in Pariah è piuttosto limitata.
Si parte dal trasporto di un prigioniera tenuta in una bara criogenia che viene centrato dall'artiglieria degli Scavenger, un popolo che vive ai margini delle terre civilizzate. Lo schianto, fatale per la nostra scorta, ci obbligherà a portare in salvo la prigioniera e a badare a lei fino all'arrivo dei soccorsi, dovendo al contempo fronteggiare il contagio del virus incubato dalla prigioniera, che si è trasmesso anche a noi. Non mancheranno ovviamente i colpi di scena, ma se è vero che la base poteva dare vita ad un titolo quantomeno interessante, altrettanto vero è che lo svolgimento della stessa presenta svariate pecche sotto il profilo del gameplay che poco invoglia il giocatore ad avanzare lungo i livelli di gioco per vedere “cosa c'è dopo”. Non che Pariah tratti male gli occhi degli astanti con una grafica da poco, sia intesi. C'è del lavoro dietro alla rappresentazione di scenari e livelli, ma è anche vero che dopo Halo e Halo 2 qualsiasi FPS su Xbox deve necessariamente mettersi a confronto con questi due mostri sacri. E Pariah, pur cercando di emulare l'enfant prodige di Bungie, perde. E di brutto. A cominciare proprio dalla realizzazione in sé che, seppure gradevole nel complesso, non riesce a brillare sotto nessun aspetto. Scenari ampi e discretamente dettagliati (anche se qualche texture avrebbe meritato miglior fortuna) saranno solo parzialmente sfruttabili, dando vita ad un incedere filoguidato verso gli obbiettivi della missione.

In seconda battuta (ma che diventa drammaticamente prima, dopo qualche ora di gioco), Pariah presenta un gameplay ostentatamente noioso. Se dopo Doom3 qualcuno gridò allo scandalo per la ripetitività degli scontri e delle situazioni poste di fronte al giocatore è difficile pensare cosa si potrà dire del gameplay proposto dalla Digital Illusion. Ma se il lavoro di Carmack & co poteva trovare una giustificazione nelle peculiari condizioni ambientali in cui si svolgeva il gioco, altrettanto non si può dire per Pariah che ad ambientazioni vastissime e potenzialmente adatte ad un gameplay ad ampio respiro, contrappone un'azione di gioco arcaica da cui non si riesce a trarre alcun tipo di soddisfazione. Il ricco armamentario di Mason (nostro alter ego digitale), apparirà addirittura spropositato se messo a confronto con la bassa intelligenza artificiale opposta dai nemici che quasi si offriranno a noi a mò di vittime sacrificali. Il modello di comportamento dei nostri avversari, pesantemente scriptato, ovviamente, presenta una bassissimo tasso di difficoltà. Vi basterà studiare i movimenti degli stessi nei primi minuti di gioco, per imparare alle perfezione le tecniche di attacco e difesa, riuscendo poi ad averne la meglio praticamente in ogni occasione. E non sarà raro, in alcune sessioni, vedere i vostri nemici, spararsi delle sane rockettate sui piedi per togliersi autonomamente di mezzo.
Pariah - Immagine 18
Questo è particolarmente ostico perchè munito di lanciarazzi
Pariah - Immagine 20
Che ci crediate o no, ha continuato a sparare sulla roccia per 5 minuti buoni, prima di essere fatto fuori.
Pariah - Immagine 9
Non si vive di solo Halo. Mezzi a tre e quattro ruote fanno una comparsata anche in Pariah. Peccato che l'effetto sia completamente diverso.
Parlavamo poc'anzi di armi, vero punto focale di qualsiasi FPS. Quelle proposte da Pariah non brillano certo per originalità e varietà. Si passa dal semplice mitragliatore, ad un surrogato dello shotgun di doomiana memoria, fino ai classici rocket e lanciagranate. Ogni arma potrà poi essere upgradata sfruttando dei particolari bonus sparsi per i livelli di gioco, andando ad incidere sulla velocità di ricarica e di esecuzione. Una soluzione che nelle intenzioni di Digital Illusion poteva donare a Pariah un pizzico di tatticisimo ma che alla prova dei fatti si rivela come l'ennesima scelta dalle buone potenzialità, ma che va ad incidere minimamente sul globale del gioco. Inoltre è da sottolineare come il sistema utilizzato per lo switch delle armi risulti essere piuttosto impreciso e stupidamente macchinoso. Va da sé che ad un'azione di gioco ripetitiva e piatta si unisce una qualità degli scontri non certo esaltante, andando quindi a chiudere una situazione che rispecchia molti degli errori già commessi dai D.I. in Unreal 2, altro titolo tutt'altro che apprezzabile. Bassa incidenza hanno, purtroppo, i veicoli presenti nel gioco, piuttosto difficili da utilizzare e relegati ad una poco più che semplice comparsata. Idem dicasi per i bonus da raccogliere qua e là sulla mappa di gioco, che permetteranno di upgradare le armi in qualsiasi momento del gioco. Una buona, probabilmente, mal sfruttata però dalla Digital Illusion.

Buone nuove non giungono purtroppo dall'audio, anch'esso di basso profilo e con alcune soluzioni stilistiche che difficilmente incontreranno i favori del pubblico. Difficile, infatti, immaginare come un avversario che urla “Do-Re-Mi-Fa-Sol, piagnone!”, non possa strappare un sorriso di compassione al giocatore, con il diretto risultato che l'azione di gioco, già di per sé appiattita, venga ulteriormente stemperata dal vociare senza senso di avversari che sulla carta dovrebbero incutere un certo timore riverenziale. Dove invece Pariah guadagna punti è nella modalità multiplayer, dove il titolo Digital Illusion sembra aver imparato la lezione appresa da Unreal 2, presentando una modalità multigiocatore ottima in termini di velocità (finalmente uno speed up degno di nota), bilanciamento delle armi e mappe. E a proposito di mappe, una delle novità introdotte da Pariah vede anche un più che discreto editor di scenari, chiamato MAP (Make and Play) che con pochi passaggi e tocchi di pad vi permetterà di creare nuove mappe e locazioni per le vostre sessioni di gioco multiplayer. Ovviamente, in piena ottica PC-Style, le mappe create potranno essere poi condivise in system link, memory unit o addirittura Xbox Live. La volontà dichiarata di Digital Illusion, in fondo, è proprio quella di creare uno “zoccolo duro” di appassionati che possano “traghettare” il gioco fino all'immancabile Pariah 2, titolo peraltro già annunciato. E fa bene, Digital Illusion ad affidarsi al multiplayer, perché nella modalità single player, Pariah è in evidente crisi d'ossigeno.

Ci si aspettava molto di più da pariah, inutile girarci intorno. Un team come quello dei Digital Illusion poteva e doveva fare di più. Invece, a conti fatti, Pariah si affida ad un gameplay piatto e ridondante, a cui va aggiunta l'aggravante di un sistema di Intelligenza Artificiale nemica lontano anni luce da Halo 2 e compagnia. Peccato, perché l'infrastruttura tecnologica del gioco non è sicuramente di poco conto. L'ottimo motore grafico (l'Unreal Engine, ci avreste mai creduto), e l'ottimo utilizzo dell'Havok potevano essere sfruttati meglio e donare a Pariah quella profondità di gameplay e il coinvolgimento emotivo che, invece, sembrano essere rimasti “incastrati” nelle buone intenzioni delle presentazioni ufficiali. Peccato.
Pariah - Immagine 1
L'upgrade delle armi avviene tramite una semplice combinazione di tasti.
Pariah - Immagine 2
Ottimo l'effetto di distorsione del lancia granate.
Pariah - Immagine 3
Burn, baby, burn
5,5
Ci si aspettava molto di più da pariah, inutile girarci intorno. Un team come quello dei Digital Illusion poteva e doveva fare di più. Invece, a conti fatti, Pariah si affida ad un gameplay piatto e ridondante, a cui va aggiunta l'aggravante di un sistema di Intelligenza Artificiale nemica lontano anni luce da Halo 2 e compagnia. Peccato, perché l'infrastruttura tecnologica del gioco non è sicuramente di poco conto. L'ottimo motore grafico (l'Unreal Engine, ci avreste mai creduto), e l'ottimo utilizzo dell'Havok potevano essere sfruttati meglio e donare a Pariah quella profondità di gameplay e il coinvolgimento emotivo che, invece, sembrano essere rimasti “incastrati” nelle buone intenzioni delle presentazioni ufficiali. Peccato.
voto grafica6,5
voto sonoro5
voto gameplay5
voto durata7,5
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