NFH ripropone tutti i limiti di questa categoria perché inconsapevolmente sa di essere un'avventura grafica, e il ricongiungimento al genere non è flebilmente suggerito, bensì mostrato con cartelloni da pubblicità autostradale. Recupero oggetti, interazione tra questi e il fondale, tutte varianti di una struttura ludica che, in spazi così ristretti, fatica a trovare la propria identità. Da prassi, le dovute associazioni mentali vengono meno soppiantate dai continui tentativi delle combinazioni fattibili tra inventario e fondale con cui interagire. Complicazioni di sorta arrivano da restrizioni di tempo o dalla necessità di compiere alcune combo di scherzi, mentre variabili esogene entrano in gioco durante l'avanzamento dei 24 capitoli che compongono l'intera avventura, costituite ora da cagnetti dormiglioni, ora da una mamma bigodinata, ora da personaggi secondari che popolano i fondali, in stage che a lungo andare assumo fattezze più complesse, ma che ricalcano pedissequamente gli stereotipi delle avventure grafiche vecchio stampo: lunga deambulazione alla ricerca di oggetti, interazione del fondale con qualche oggetto dell'inventario per creare lo scherzo e un bel calcio nel deretano all'utilizzo della materia grigia, relegata in panchina per buona parte del reality show. Nessuna rivoluzione strutturale al genere, accompagnata da un'altrettanto assente rivoluzione tecnologica, con un lodevole 2D, manna dal cielo per i feticisti del retrogame. Indubbiamente fascinoso, indubbiamente datato.
La sufficienza è raggiunta grazie alla carica di simpatia e al prezzo limitato che, per le dieci ore e poco più che regala (la rigiocabilità è prossima allo zero), è un alternativa onesta ed economica che ben si distanzia dal reparto delle minestre riscaldate. Ma anche il reparto dei cibi prelibati è ben lontano.
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Stoicamente, JoWooD tenta l'ormai dimenticata strada delle avventure grafiche 2D, con tutte le conseguenze del caso. Una struttura ludica dozzinale, che si riduce allo studio del girovagare predeterminato del vicino di casa e alle varie interazioni di oggetti col fondale, peraltro in stage limitati che solo negli ultimi episodi raggiungono dimensioni ragguardevoli, è salvata in corner dall'atipicità e simpatia stessa del prodotto, che paragonato a quanto si vede al giorno d'oggi suscita tenerezza nella sua semplicità.



