Il trigger sinistro ci permetterà di entrare in questa modalità "a tre quarti" molto utile per centrare il nostro avversario
Da quest'insieme di considerazioni si manifesta, con ovvietà, come al binomio giocotrama sia data preminenza a quest'ultima, che in parte riesce a nascondere le numerose imperfezioni di un gameplay ridotto all'osso o, almeno, a farci chiudere un occhio di fronte alla loro energumena presenza. Non è poco. Il fascino del titolo Rockstar risiede in un atmosfera di delirio dal quale il giocatore acquista un senso di oppressione, dovuto, purtroppo (che pessimo contributo), anche dalle restrizioni di un impianto ludico che purtroppo (ripetizione non casuale) lascia spazio a poche soluzioni: siamo ben lontani dalla libertà di GTA. Il servilismo del gameplay dinnanzi all'atmosfera magistralmente ricreata dagli sviluppatori, porta a spendere due parole per sottolinearne i pregi, partendo da un reparto tecnico che più che stupire per magnificenza, lo fa in quanto a ispirazione e, dimostrandosi perfettamente a tema, riesce a calare il giocatore nella parte.
Niente texture o costruzioni poligonali in grado di destare stupore, anzi, la non troppa dissomiglianza con la versione PS2 (superata in virtù di una maggiore pulizia visiva e una framerate praticamente raddoppiato) è un attestato di come Xbox possa fare di meglio, molto meglio. Rimane però il senso di degrado in cui è immortalata Carcer City, i filmati in simil pellicola 8mm delle varie esecuzioni e la minuziosità dei particolari che contribuiscono al senso d'inquietudine che attanaglia il giocatore. Per tacere di un reparto sonoro che, avvalendosi pienamente del Dolby Digital, offre un coinvolgimento non indifferente. Troppo poco però per farci guardare Manhunt con occhi diversi da quelli di chi è conscio di ritrovarsi tra le mani il classico esempio del “poteva essere, ma non è stato”.
12
7
A volte eccessivo nell'atmosfera, ma abile nel farne uno dei suoi punti di forza, Manhunt recita la parte dell'ibrido che ricalca tanto le gesta del genere action – a cui si affaccia timidamente – quanto quelle degli stealth game – a cui si affaccia ancora più timidamente. I suoi toni accesi, violenti, si adagiano in una struttura stealth\action appena abbozzata, con un controllo macchinoso dell'eroe che si riverbera nella dinamica degli scontri, dove l'attaccare di sorpresa paga più di uno scontro a viso aperto, complice un sistema di combattimento tutt'altro che ragguardevole. Pensare che la filosofia stealth venga adottata per simili noncuranze, lascia adito a qualche dubbio. Compreso quello che l'atmosfera riesca a celare una struttura di gioco melensa, scevra di qualche innovazione che l'avrebbe elevata al rango dei grandi, che non si affacciano timorosamente ad alcune meccaniche ma le affrontano approfonditamente. Tanta atmosfera che cela un impianto di gioco essenziale nella sua semplicità. Si poteva - e doveva - fare di più.



