La giovane, che ovviamente non menziona la cosa alla madre, inizia ad approfondire questa sua nuova consapevolezza, anche se non mancherà molto prima che le cose inizino a sfuggirle di mano. I poteri acquisiti iniziano ad essere per lei motivo di rivalsa nei confronti di chi le ha da sempre fatto del male, fino al tragico epilogo che ovviamente non stiamo a raccontarvi.
Lo sguardo di Satana, Carrie è il remake quasi omonimo (l'originale si chiama infatti Carrie: lo sguardo di Satana) del film girato nel 1976 da Brian De Palma ed è la trasposizione cinematografica del debutto letterario di Stephen King che, proprio con Carrie, iniziò la sua sfolgorante carriera nel 1974. Il lavoro di Kimberly Peirce (Boy's dont cry) sembra essere quasi un aggiornamento next gen del lavoro di De Palma, aggiungendo gli immancabili risvolti tecnologici con cui Carrie viene fatta oggetto di scherno dai compagni (il video di Carrie sotto le docce della palestra finisce su YouTube, per intenderci), ma non approfondisce sufficientemente il rapporto dell'adolescente con il fanatismo religioso della madre (interpretata da una ottima Julianne Moore).
La regista ha preferito invece incedere nelle fasi in cui Carrie prende contatto con i suoi poteri e in un momento storico dove gli effetti speciali sono ormai un ritrovato a basso costo, non ha resistito a tramutare Carrietta in una versione cinematografica di Dragon Ball, con tanto di “gesture” per far levitare gli oggetti e per scaraventarli altrove. Ed è proprio per questo motivo che troviamo difficile avere un solo motivo per andare a vedere un film che, nella sostanza, è solo un upgrade slavato di un autentico capolavoro, con attori infinitamente meno convincenti degli originali (non dimentichiamo che Sissy Spacek, proprio per il ruolo in Carrie venne nominata per il premio Oscar).
Tanto più che se alcune scene potevano risultare disturbanti nel 1974 (Carrie cosparsa di sangue di maiale poteva essere considerata un “sopra le righe”), non riescono ad esserlo oggi dove il “comune senso dell'horror” è decisamente più elevato e messo alla prova da decenni di film molto più estremi. Peccato per Chloe Grace Moretz che, già veterana di film horror (ve la ricordate in Blood Story?), tenta di portare sullo schermo una convincente e attuale versione di Carrie ma la sua interpretazione soffre proprio di quell'approfondimento psicologico che impedisce allo spettatore di provare una qualsiasi forma di empatia nei confronti del personaggio e, data la sua centralità, verso l'intero film. Il nostro consiglio, se proprio sentite il bisogno di nutrirvi dell'ennesimo Teen Horror all'americana è di aspettare la versione blu ray. Per il momento, Carrie non merita il biglietto d'ingresso.
Ecco un'altra protagonista del film (sulla destra). L'espressione che ha in questo screenshot è la stessa per tutta la durata del film.
Non ci siamo. Più che portare sullo schermo una nuova versione di Carrie, il lavoro Kimberlie Pierce scimmiotta troppo da vicino il lavoro di De Palma, uscendone sconfitta su tutti i versanti. Così come concepito, il film è più un'occasione per portare sullo schermo l'ennesimo teen horror all'americana, con effetti speciali sparsi anche dove non c'è bisogno e con approfondimento dei personaggi pari a zero. Peccato.