Tiscali

Recensione Kuon

Tommaso Alisonno Di Tommaso Alisonno(9 giugno 2005)
Siamo in Giappone in piena epoca feudale, un Giappone in cui tutte le leggende sono vere e demoni e fantasmi torturano quotidianamente i cittadini. Un brutto giorno, anche la magione di Lord Fujiwara viene presa di mira dalle forze oscure, tanto che dal tempio viene inviato il sommo sacerdote Doman ad occuparsi personalmente del problema. Il tempo, però, passa senza che di Doman si abbia notizia alcuna, ed indipendentemente l'una dall'altra due “squadre di ricerca” penetrano di notte nella magione: ad ovest, le figlie di Doman, di nome Utsuki e Kureha (quest'ultima molto malata) sono alla ricerca del loro amato padre, ad est gli accoliti del tempio, tra cui la promettente Sakuya, cercano il loro guru. Utsuki perde quasi subito il contatto con la sorella maggiore, e anche gli incontri con Sakuya sono fugaci, sebbene sufficienti perché le due ragazze capiscano di essere finite in un incubo. Più tardi, nella notte, anche un terzo personaggio farà il suo ingresso nella magione.
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Ecco Utsuki (in secondo piano) che insieme alla sorella Kureha entra nella magione di Lord Fujiwara dalla porta ad Ovest
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Contemporaneamente, dalla porta ad Est Sakuya e gli altri adepti del tempio iniziano la loro indagine sui demoni della magione
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Lord Fujiwara, stia attento...
Kuon, come anche altri survival horror dei From Software, cerca in qualche modo di distinguersi dai canoni “classici”, o per meglio dire “occidentali” resi famosi da titoli come Alone in the Dark o Resident Evil: nella fattispecie l'ambientazione da leggenda orrorifica giapponese rappresenta un territorio semi-inesplorato in cui la software house si è avventurata coraggiosamente. All'inizio del gioco dovrete scegliere se vivere la vicenda con gli occhi di Utsuki (la Fase “Yin”) o con gli occhi di Sakuya (Fase “Yang”): le due trame sono indipendenti, ma hanno in comune la situazione iniziale e quella finale, e solo dopo averle portate al termine entrambe potrete accedere alla fase finale della storia, quella Fase Kuon che dà il nome al gioco e di cui non vi diremo altro. A prescindere dal personaggio interpretato, il sistema di gioco sarà comunque lo stesso: lo scopo sarà quello di esplorare la Magione e le altre locazioni circostanti cercando di ricostruire gli avvenimenti che generato l'attuale situazione da incubo, risolvendo enigmi, leggendo testimonianze scritte, parlando coi pochi superstiti, e soprattutto sconfiggendo o evitando le creature malvagie che si aggirano nella zona.

Per difendersi, le protagoniste potranno contare su un'arma da corpo a corpo (Utsuki avrà un coltello, Sakuya un ventaglio da arti marziali) e su alcune pergamene capaci di scatenare effetti magici. Queste ultime si dividono in incantesimi d'attacco ed evocazioni: i primi sono di durata istantanea ed infliggono danni quando colpiscono il nemico, le seconde creano delle creature demoniache affinché combattano al fianco della protagonista. Tutte le pergamene sono ad uso singolo, e la quantità e varietà degli incantesimi dipende dal personaggio e dal livello di difficoltà. Oltre a combattere, le ragazze potranno compiere solo azioni piuttosto semplici: arrampicarsi su una corda, inchinarsi per passare sotto un ostacolo o saltare su una serie di sassi sono in realtà estensioni del canonico “interagire con l'ambiente circostante” più che un vero e proprio set di movimenti a disposizione. È possibile correre, ma di norma è sconsigliato: oltre che causare fatica, che si identifica come un temporaneo stato di “ferita”, il movimento di corsa riduce il raggio della luce emanata dalla lanterna che le ragazze trasportano, rendendo difficile o impossibile individuare nemici e trappole. Inoltre, in determinati momenti le protagoniste “avvertiranno” il pericolo tramite una sorta di sesto senso, e se questo avviene durante la corsa si avrà anche il verificarsi di vertigini, ossia del massimo stato di danno, che non consente di utilizzare incantesimi.
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...ATTENTO ALLE SPALLE, ho detto!!
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...troppo tardi...
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Che aspetto inquietante, Kureha cara...
Per riaversi dalle vertigini e dai danni, oltre ai classici oggetti durativi, sarà possibile entrare in meditazione, cosa che lascia il personaggio indifeso ma lo può riportare in pochi secondi e gratuitamente al massimo della forma. Tecnicamente parlando, Kuon eccelle in alcuni campi ma difetta in altri. Cominciando dai particolari commendabili, sicuramente spicca l'utilizzo egregio che si è fatto dell'illuminazione in tempo reale e del corrispondente sistema di ombre, ai quali si affianca un buon numero di riflessi (specchi d'acqua soprattutto) e l'utilizzo di luci colorate, perlomeno nella zona del sotterraneo. Molto belli i modelli dei personaggi, viziati solo dalla mancanza di movimento labiale. Meno eclatanti i modelli dei mostri, alcuni dei quali alla lunga risultano banali. Buona la texturizzazione tanto dei modelli quanto degli ambienti, compresa la possibilità di lasciare seppur temporaneamente una serie di impronte al passaggio sulle pozze di sangue. Molto bello lo studio dei livelli, per quanto molte volte il gioco consideri, per esigenze di trama, “insormontabili” alcuni ostacoli che in teoria sarebbero facilmente rimuovibili o scavalcabili (un minimo di cura in più in questo senso, piazzando degli ostacoli degni di questo nome, non avrebbe guastato). Il sistema di telecamere semi-mobili, in cui ciascuna inquadra solo parte di una locazione, non è malvagio ma talvolta causa confusione, il ché può tradursi alla presenza di mostri in gravi errori altrimenti evitabili. Il sonoro non è esattamente il massimo: l'idea migliore messa in pratica dagli sviluppatori, ossia quella di lasciare implementate le voci in giapponese, è viziata da un errore che non applica correttamente l'audio in “stereo” e riproduce sempre in “surround”, col risultato che alcuni stralci di dialogo, quelli provenienti “da dietro” si sentono a volume bassissimo o non si sentono proprio. Le musiche sono carine, ma oltre alla cantilena dei gemelli (volutamente e perfettamente assillante) sono pochine, concentrate più che altro agli scontri contro i boss, e solo la presenza di rumori di sottofondo ne supplisce la mancanza.

Dal punto di vista del gameplaying sorgono i dubbi più gravi: se è vero che il sistema di gioco è relativamente semplice da padroneggiare, che l'atmosfera di ansia è perfettamente ricreata e che i combattimenti sono bilanciati in maniera tale che anche alla difficoltà minima sia necessario dedicarci un minimo di attenzione, è purtroppo anche vero che gli enigmi di per se stessi sono decisamente semplici, ed oltretutto molti sono i medesimi sia che giochiate la fase Yin sia che giochiate la Yang. Questo perché, come già detto, le due storie non sono parallele, ma indipendenti, ed hanno dei veri e propri parallelismi solo all'inizio, alla fine e in alcuni sporadici punti qua e là, ma se ad esempio dovete superare una porta chiusa con tre chiavi, queste tre saranno nascoste negli stessi posti sia che giochiate con Utsuki sia che giochiate con Sakuya. Superando la magione, fortunatamente, le trame si evolvono in maniera decisamente differente, e così le due ragazze si trovano ad affrontare enigmi separati: Utsuki assaporerà maggiormente un'esperienza “onirica”, mentre Sakuya rimarrà decisamente più ferma in un saggio discernimenti. Comunque sia manca quel “parallelismo” di eventi che è stato possibile notare, per esempio, in Resident Evil 2: quando finalmente si inizia la Fase Kuon, non si sa quale delle due storie và presa per buona, anche se per l'epilogo della vicenda non è affatto importante. A questo si aggiunga che l'atmosfera di ansia non è accompagnata da “colpi di scena” orrorifici alla medesima altezza, e che le poche scene “da strizza” che si presentano sullo schermo sono per lo più annunciate (o come si suol dire “citofonate”) da elementi grafici che sembrano dire: “Ehi, qui sta per succedere qualcosa”. Indubbiamente altri titoli hanno presentato eventi più inaspettati e d'effetto.

Infine, la falla più grossa del gioco è la scarna longevità: impiegherete si e no quattro ore di gioco a concludere una qualsiasi delle due fasi senza averla mai giocata, e successivamente l'altra sarà anche più semplice visto che, come già detto, molti enigmi sono in comune. Aggiungendo la fase Kuon finale che non arriva all'ora di gioco, il titolo dall'inizio alla fine non si avvicina neppure alle dieci ore: decisamente troppo poco, anche se indubbiamente i tre livelli di difficoltà, che diventano quattro dopo la prima volta che lo terminate, possono indurre a rigiocarlo svariate volte; si tratta comunque a mala pena di un palliativo, rinforzato blandamente dalla ricerca delle due parti (scacchiera e pedine) necessarie a sbloccare il sotto-gioco multiplayer, una sorta di Backgammon Giapponese. Il timore che dopo averlo terminato un paio di volte venga riposto nello scaffale è grande, ma in sostanza il gioco non è brutto: certo non siamo al cospetto di un capolavoro, ma se siete appassionati del genere survival horror e siete alla ricerca di qualcosa di diverso dai soliti zombie da sparare in testa, dategli un'occhiata.
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L'incontro: Utsuki osserva di nascosto Sakuya mentre effettua il rito che simboleggia il savegame
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Ecco un savepoint: due pietre decorate e dei mucchi di legna in fiamme sulla riva di un fiume
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utilizzare un simile incantesimo contro un misero Gaki è probabilmente uno spreco, ma di certo è efficace
6
Non è facile dare un commento stringato su Kuon: sicuramente l'idea alla base è molto buona, così come la trama (vista sia dalla Fase Yin sia dalla Fase Yang) parzialmente parallela è ben studiata e con un valido retroscena, che si conclude in un crescendo nella fase finale, la Fase Kuon che al gioco dà il nome. Tanto i protagonisti quanto gli antagonisti sono personaggi interessanti, ed in generale l'ambientazione è ben ricreata. Pregevoli alcune scelte tecniche, come le fonti di luce mobili dei personaggi e le relative aree illuminate che si riducono correndo, e ben realizzato il sistema delle “vertigini”. Allora cosa c'è che non va? Non và che il gioco è in effetti breve, che la maggior parte degli enigmi delle due Fasi principali sono identici, anche se magari affrontati in ordine differente, che tecnicamente non eccelle se non per quanto detto, e anzi difetta in altri punti, ed in generale non riesce a “fare paura” in quanto la stragrande maggioranza delle scene orrorifiche sono “citofonate”, limitandosi al massimo a generare una discreta atmosfera di ansia. Nel complesso gradevole, certamente sufficiente perché sarebbe disonesto considerarlo inferiore, ma sicuramente non merita nulla di più.
voto grafica7,5
voto sonoro5,5
voto gameplay6
voto durata5
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