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Recensione Il Drago Invisibile

Disney riscopre la tradizione riservando qualche sorpresa.
Elisa Giudici Di Elisa Giudici(10 agosto 2016)
Era il lontano 1977 quando Disney sfornò uno dei film più eclettici e strambi del suo catalogo, Pete's Dragon. Le avventure di un drago verde e fucsia, animato dagli studios disneyani, si fondevano ad una pellicola live action in cui un ragazzino di nome Pete viveva avventure strambe e fatate col suo amico invisibile al resto degli umani.

Se è chiaro che il trend per gli anni a venire sarà quello di remake live action di ogni fiaba o favola su cui Disney e concorrenza riusciranno a mettere le mani, bisogna dare credito alla Casa del Topo di aver preso in considerazione un titolo rischioso come Il Drago Invisibile, che non gode della popolarità di un La Bella e La Bestia (presto di nuovo sui nostri schermi dopo il trailer che ha battuto ogni record per numero di visualizzazioni) e perciò non può appellarsi a un facile effetto nostalgia.
Un ulteriore azzardo è stato poi quello di affidare la sceneggiatura e la regia a David Lowry, montatore di comprovata esperienza e regista davvero poco chiacchierato e con un passato molto più autoriale di quando solitamente venga richiesto da questo genere di pellicole.
Peccato che la voglia di sperimentare di Disney finisca qui. Gli interventi maggiori sono stati operati a livello di trama, in maniera del tutto prevedibile: oltre ad essere uno dei film più dimenticati del canone, Il Drago Invisibile è uno dei più strambi, con dei passaggi tra il camp e l'allucinato con cui comprensibilmente Disney non si sentiva allora e non si sente oggi a suo agio.

Certo che però questo non rende comunque avvincente un film che si avviluppa con quanta forza ha in corpo al canone più tradizionale e tradizionalista, bimbi orfani e famigliole belle e felicissime comprese. Il Drago Invisibile da esperimento interessante di trasforma rapidamente in un rassicurante film per famiglie con bimbi in età prescolare, in cui un attore della levatura Robert Redford viene declassato al ruolo di rassicurante nonno, la bella Bryce Dallas Howard diventa una rassicurante guardia forestale e persino Karl Urban è un cattivo pronto a redimersi al momento giusto.

La priorità del film è rassicurare i suoi spettatori, grandi e piccini, con una storia che mette in testa a tutto non l'ecologia (con il drago Elliott minacciato dall'avanzata dei boscaioli che tagliano gli alberi secolari), non il benessere del piccolo Pete, ma l'appropriatezza della morale e della piccola famigliola felice che deve trionfare, nonostante le regole di un mondo magico in cui i draghi verdi pelosi esistono davvero avrebbero consentito di terminare il film 5 minuti prima del previsto, eliminando quel finale posticcio e inutilmente melenso.
Se è vero che Disney da tempo non sbaglia davvero un colpo anche in pellicole minori come questa (gli effetti sono della Weta sì, ma non sono di certo eccelsi), la sua propensione al rischio si attesta ai minimi storici.
Il Drago Invisibile mostra più di altri film la propensione dello studio di lavorare (ma soprattutto rielaborare) materiale narrativo precedente, tenendo ben a mente come target preferenziale le famiglie, con un'attenzione maniacale a spianare la strada da qualsiasi precedente elemento anche minimamente sovversivo.
Siamo quindi di fronte a un film perfetto per i bimbi più piccoli e per le famiglie, che al massimo punta a commuovere i più grandi, ma senza mai davvero inventarsi qualcosa o tentare di comunicare con un contenuto o un linguaggio davvero connesso con il nuovo millennio, cinematografico e non.