Da allora la Battaglia d'Inghilterra è stata celebrata dall'epica bellica letteraria, cinematografica e videoludica in tutte le salse, a partire, per quel che riguarda il nostro settore d'interesse in particolare, dall'eccellente Their Finest Hour per Amiga, che costituì ai suoi tempi ormai lontani uno dei più bei simulatori aeronautici mai visti. I cieli della Manica, striati dalle scie di condensa dei motori dei bombardieri della Luftwaffe e dai pennacchi di fumo oleoso misto a fiamme, eruttati dalle carlinghe incendiate degli apparecchi colpiti, un attimo prima di avvitarsi in una spirale di morte verso il suolo, stanno ai simulatori di volo 2GM praticamente come le spiagge normanne agli FPS storici. Comprensibile, dato che si tratta, assieme alla campagna aeronavale del Pacifico, di uno degli scenari più importanti e allo stesso tempo suggestivi della moderna guerra aerea.
Là dove l'esordio della serie Sturmovik venne invece ambientato in uno dei fronti meno celebrati per quel che riguarda le battaglie aeree, quello orientale, anche perché la superiorità dell'aeronautica tedesca sugli apparecchi russi imperò fino alle ultime fasi della guerra, stroncata alla fine più dalla carenza di mezzi e carburante che dal progresso tecnologico del nemico e delle sue tattiche aeree, sempre un passo indietro rispetto a quelle degli uomini agli ordini del feldmaresciallo Goering. Comprensibile che la 1C Games, essendo russa, abbia voluto giocare in casa la partita, dando al brand il nome dell'aereo sovietico più importante della guerra (e il fatto che si tratti di un aereoplano da attacco al suolo sgraziato, lento e pesantemente armato, piuttosto che di un bombardiere pesante o di un caccia, la dice lunga su quel che successe nei cieli ad est della linea dell'Oder-Neisse).
Altrettanto comprensibile che oggi, raggiunta una fama ormai consolidata da un decennio di successi, Oleg Maddox, titolare dell'omonimo team di sviluppo, abbia optato per un fronte più famoso, nel quale le battaglie tra aerei alleati e dell'Asse avessero assunto proporzioni e caratteri epici, resi famosi da decine di fumetti, lungometraggi e romanzi. Lasciati da parte i meno noti Yakovlev e Petlyakov, stavolta vi toccheranno in sorte le cloche di mostri sacri come le prime versioni dell'Hawker Hurricane e del Supermarine Spitfire, senza dimenticare la consueta collezione di aerei rari, come il Boulton Paul Defiant, simile ad uno Spit ma privo di armi alari e dotato invece di una torretta quadrinata manovrata da un armiere seduto in torretta dietro il tettuccio del pilota (l'aereo fu un fallimento come caccia diurno, surclassato dai Bf-109 e 110 tedeschi, e venne presto relegato al ruolo più consono di caccia notturno, operando comunque in un numero ridotto di esemplari) o il De Havilland Tiger Moth, biplano di tela disarmato utilizzato come ricognitore e aereo di collegamento, che rappresenta ancor oggi il sogno proibito di generazioni di piloti da diporto.
E' presente perfino un intruso d'eccezione, il Sukhoy Su-26, monomotore a pistoni acrobatico realizzato in Unione Sovietica negli anni Ottanta del secolo appena concluso, specificamente per le competizioni di acrobazia aerea. Apprezzabile, infine, è la presenza dell'aliquota della Regia Aeronautica Italiana che partecipò effettivamente a quegli scontri. I piloti da tastiera potranno finalmente salire nell'abitacolo di un Fiat G-50 Freccia (peccato non poter disporre del più performante Macchi MC200 Saetta, che non operò sul teatro inglese) e scambiare qualche raffica di mitraglia contro gli "stamaledetti inglesi".
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