E' il caso di Khara 23 (Melanie St-Pierre) della tribù di Columba, il cui clone 22 è deceduto soccorrendo un mezzo misterioso in fuga dalle forze Briga: dentro di esso vi erano il Kumtakt eretico Wydd (Lance Henriksen) e Nascien, un insospettabile sopravvissuto della stirpe dei Druidi, ossia coloro che avrebbero il potere di comunicare con il Dio Creatore. Il contatto con essi e con un Gula (una razza animale considerata sacra) porterà Khara a compiere difficili scelte e ben presto si ritroverà coinvolta nella disperata ricerca di una terra santa in compagnia di coloro che ha salvato e di un recalcitrante Briga di nome Skellig (Kevin Durand).
Garm Wars: L'ultimo Druido










E' bene fare da subito un assunto: malgrado le collaborazioni e il casting internazionale Garm Wars rimane un film “molto Giapponese”, un prodotto dunque destinato a una specifica nicchia di fan – chiamateli “intenditori” o chiamateli “Otaku” – e che il grande pubblico non è probabilmente propenso a digerire. Alcune parti dell'opera, in linea con lo stile di Oshii, tendono a dilungarsi quasi inutilmente, soffermandosi su primi piani o su dettagli sfruttati solo in quei casi (uno su tutti: le peculiari orecchie di Khara, a metà strada tra quelle di un elfo e di un cerbiatto); altre parti paiono viceversa frettolosamente tagliate: la transizione tra alcune scene sfiora l'utilizzo dell'accetta e del nastro adesivo.
E' lo stile di Oshii, uno stile alieno al nostro quanto lo stesso Garm, ma che cerca di trasmettere una visione del mondo e un messaggio che sono poi quelli dell'autore. A questo però si aggiunge anche un certo grado di “sospeso” che Oshii lascia al termine dell'opera, trasformandolo di fatto in un nuovo inizio che non ci verrà probabilmente mai raccontato. Il mondo di Annwn ha i numeri per ambientarci una saga, forse un Manga o una serie Anime – media ai quali Oshii è tutt'altro che avulso – che in Garm Wars abbia l'incipit, o la conclusione, o il collegamento tra due storie. Ma, ancora, siamo al cospetto di ipotesi che trovano maggiore diffusione nel mondo Giapponese che non in quello Occidentale.
Tra gli attori tiene banco, com'era lecito supporre, Henriksen con il personaggio di Wydd e le sue sfaccettature; anche la assai meno nota St-Pierre veste bene i panni della protagonista, mentre risulta meno brillante Durand, complice il fatto di rivestire un ruolo comprimario che ha modo di mostrarsi solo nelle ultime parti della pellicola. La scelta di adoperare un cane Basset Hound per impersonare il misterioso Gula è invece un'altra firma caratteristica di Oshii.
Ottimo l'utilizzo della grafica in CGI, talmente ben realizzata da far invece apparire più “povere” le scenografie tradizionali, ma anche in questo emerge lo stile Nipponico di Oshii con locazioni e inquadrature che sembrano uscite dalla tavola di un illustratore o di un mangaka. Non possiamo che concludere ripetendo quanto già detto, ossia che Garm Wars: l'Ultimo Druido è un film che dal punto di vista Occidentale è certamente sperimentale ma che riesce a trasmettere il suo messaggio a chi è avvezzo allo stile Giapponese e all'opera di Oshii. Un prodotto di nicchia, forse incompleto, ma che la nicchia apprezzerà e completerà con le sue fantasie.
Prodotto di nicchia che solo chi è avvezzo al cinema e all'animazione Giapponese potrà apprezzare, Garm Wars: l'Ultimo Druido ha un messaggio da trasmettere e tanti spunti, da esplorare nelle zone d'ombra lasciate dall'autore Mamoru Oshii. Il cast internazionale riesce comunque a dare un taglio meno “alieno” al tutto, avvicinando finalmente il mondo Occidentale e quello Orientale.