Sia la sconfitta che la vittoria saranno estremamente appaganti da un punto di vista visivo, e la distruzione totale o la miracolosa salvezza dipendono solo dall'abilità e dalla velocità di esecuzione del giocatore. In questi frangenti poi, può essere affascinante osservare il comportamento di un singolo uomo: magari lo si può osservare mentre tenta la fuga in preda al panico, quando sullo sfondo l'onda gigantesca si avvicina minacciosa; poi si fermerà a battere sul suo tamburo oppure a soffiare nel suo corno d'osso, iniziando assieme agli altri abitanti del villaggio una musica propiziatoria dai grandi poteri che terrà lontano l'incombente pericolo.
Proseguendo verranno aggiunte al tutto nuovi poteri, elementi, calamità e persino creature. Ad esempio il fuoco si propagherà attraverso la vegetazione, ma sarà possibile arginarlo in diversi modi. La longevità è senza dubbio buona, grazie soprattutto all'aumento graduale della difficoltà che vi farà certamente ripetere diverse volte i livelli avanzati; ma ogni livello ha anche degli obbiettivi secondari come la ricerca di pietre extra o la possibilità di ricoprire di vegetazione una certa quantità delle aree di gioco, grazie ad una reazione a catena generata dai villaggi creati.Graficamente parlando, From Dust offre un impatto visivo decisamente notevole per un titolo Live Arcade, con un'ottima direzione artistica che si esprime in particolare nel design dei costumi, dei totem e dei villaggi. Un gusto a metà strada tra la tipica estetica tribale africana ed un'avanguardistica arte moderna. non mancano poi alcune sequenze d'intermezzo altamente evocative, molto ben studiate nelle inquadrature e negli stacchi, che tradiscono la vena “registica” di Chahi. Dal punto di vista tecnico il gioco è per certi versi essenziale (ad esempio la vegetazione è formata da pochi poligoni) ma è terribilmente ben realizzato dove conta: tutto il sistema di terraforming, di fisica dei fluidi e di interazione tra gli elementi è ottimamente realizzato, tanto che a volte è sorprendente il vedere la sabbia venir sciolta e trascinata via dall'acqua o la lava colare lungo un pendio.
Inoltre i colori decisamente accesi e brillanti risultano molto piacevoli e richiamano alla mente una natura incontaminata, mentre il tutto è accompagnato da un buon sistema di illuminazione HDR e da un ottimo post processing. Allo stesso modo, il sonoro ci offre un accompagnamento estremamente adeguato ed immersivo. La localizzazione italiana comprende i testi ed i sottotitoli, molto ben tradotti, mentre il parlato resta nell'incomprensibile lingua delle tribù protagoniste, che somiglia vagamente allo swahili.
La longevità è buona, innanzitutto perché nonostante i 13 livelli sembrino pochi, sono piuttosto lunghi da completare, e gli ultimi potranno richiedervi anche più di un'ora l'uno oltre a diversi tentativi. Fa eccezione però il livello conclusivo, che offre qualcosa di decisamente diverso dal resto del gioco e che conduce all'evocativo finale. Inoltre abbiamo la modalità sfida, che consiste in numerose missioni, piccole ma molto varie e spesso differenti dal gioco vero e proprio. Tra questi extra ed obbiettivi secondari da conseguire, il gioco vi terrà impegnati abbastanza a lungo. Dopo tanti pregi però, non mancano i difetti: nonostante i due di versi livelli di zoom, la telecamera non sempre è agevole da manovrare, e come nei vecchi giochi capiterà di avere degli elementi che “impallano” l'inquadratura. I controlli poi, sebbene responsivi, talvolta risultano poco precisi nel posizionamento del cursore, soprattutto se usiamo la visual panoramica; ma questo è un difetto riconducibile all'uso del pad e che si può aggirare utilizzando la visuale ravvicinata. Infine talvolta ci sono piccoli problemi di pathfinding, con i nostri omini tribali che faticano a trovare la strada più congeniale: questo a causa del sistema di terraforming che non sempre rende facile creare percorsi praticabili, quindi vi diamo un consiglio: usate la sabbia invece che la roccia per “smussare” i percorsi e renderli così più agibili.
In definitiva, prendete un God-Game vecchio stile, toglietegli tutto e aggiungete un notevole motore fisico: avrete ottenuto From Dust, un rompicapo dalla struttura libera dove manipolare gli elementi può portare alla vittoria o alla sconfitta. Semplice ma geniale, è strano che in tanti anni di gestionali nessuno aveva mai pensato a renderlo il fulcro del gameplay. Nessuno tranne Eric Chachi.
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Affascinante e suggestivo nella presentazione, quanto originale e coraggioso nel gameplay, From Dust è una bestia rara nel panorama ludico attuale. Un gameplay che strizza l'occhio ai vecchi strategici ma che risulta estremamente immediato e semplice, un vero e proprio puzzle-game ambientale dove il fulcro è la gestione del terraforming al fine di condurre il nostro popolo verso la salvezza. Una via di mezzo tra Lemmings e Populous con una spruzzatina di Wetrix quindi, l'uovo di colombo sotto gli occhi di tutti ma a cui nessuno aveva mai pensato, tranne il grande Eric Chahi. Una veste grafica ricercata ed evocativa rende From Dust un'esperienza da vivere oltre che da giocare, una piccola metafora dell'esistenza umana e del suo reiterarsi nel vano tentativo di non compiere gli stessi errori degli “antichi”.. Ovvero noi stessi.



