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Recensione Firefighter F.D. 18

Antonio NorfoDi Antonio Norfo (10 maggio 2004)
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Firefighters
I Vigili del Fuoco hanno radice antichissima tant'è che nell'antica Grecia e Palestina speciali ronde notturne vagavano per i centri abitati con lo scopo di segnalare alla popolazione dormiente eventuali incendi. Pensate che Giulio Cesare, a partire dal 47 a.C., istituì ad Alessandria d'Egitto il primo vero ordine incaricato di combattere il fuoco naturale e doloso che minacciava con una frequenza preoccupante i vari depositi di materiali bellici (un'esplosione del genere priverà la nota biblioteca e il sapere umano di un ingente numero di testi antichi). E oggi? Ebbene, oggi il corpo in questione tutela l'incolumità di persone, cose (e animali) attraverso il salvifico intervento preventivo e risolutore su incendi e sciagure varie. Riuscendo a salvare la vita umana con elevata frequenza, i vigili del fuoco sanno distinguersi per fini e metodi da qualsiasi altra milizia esistente nella società civile contemporanea. Un bel giorno alla Konami qualcuno decise di dedicare a questi uomini un opera videoludica, magari scommettendo su idee che in Giappone spesso ricevono il favore del pubblico (e di qualche imperscrutabile analista) avido sempre dell'atipicità.
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Firefighter F.D. 18 mette il giocatore nei panni di un vigile del fuoco, tale Dean McGregor: pompiere braccato e da un triste ricordo e da una giornalista che definire pedante è la cosa più appropriata (diciamo che la donna dell'informazione fa di tutto per essere al posto sbagliato nel momento sbagliato). Filmati e dialoghi (interamente parlati in anglosassone e, volendo, con sottotitoli in italiano) anticipano, scandiscono e susseguono rapidamente gli Stage di gioco divisi a loro volta in varie sottomissioni. Come è logico che sia il ruolo di un vigile del fuoco si riassume basilarmente, nei termini ludici e non, in sezioni di salvataggio di vite umane. Evitando le fiamme depositate sul terreno (mediante l'inseparabile getto d'acqua), prestando cura a oggetti tendenti all'esplosione e cercando di non inciampare su pozze d'olio che rendono l'incedere precario, il nostro McGregor procederà alla ricerca di superstiti da raggiungere e proteggere da incombenti pericoli. La preziosa ascia risulterà essere un'importante utensile giacché libererà il cammino da casse di legno e scatole intralcianti. Quest'ultime si possono anche scaraventare con un semplice calcio ben assestato, ma l'uso degli arti inferiori è soprattutto necessario nel forzare le porte, e credeteci: le ambientazioni del titolo Konami ne sono strapiene. Completato ogni livello di gioco il videogiocatore verrà premiato con medaglie e targhette che terranno conto (anche in termini numerici) dei cittadini salvati, di quelli feriti o lasciati indietro e del numero di “Continue” utilizzati.

Tre sono le differenti difficoltà selezionabili (Easy, Normal, Hard) e la curva d'apprendimento è pressoché immediata: il calcio è affidato (nei sistemi di controllo standard) al tasto quadrato, l'uso della pompa d'acqua al bottone cerchio (la regolazione e la direzione del getto è gestito dalla levetta analogica) e il cambio della visuale ai vari dorsali. Da segnalare il poco comodo mutare d'angolazioni, effettuabile solamente da fermi e mai in movimento. Col tasto select invece accederemo al menu ove selezionare gli oggetti con cui equipaggiarsi o da utlizzare (come, ad esempio, gli oggetti curtivi). Il pericolo non sarà dato unicamente dai vari ostacoli del terreno o da quelli provenienti dall'alto, ma a fine livello ci si dovrà scontrare con un vero e proprio boss impersonato, guarda caso, da imponenti fiamme il cui comportamento ben simula l'imprevedibilità e il pericolo dell'indole ignea.
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