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Recensione Europa Universalis III

Il destino dell'intera Europa si gioca sul vostro desktop.
Patrick Grioni Di Patrick Grioni(20 marzo 2007)
Non avere precisi obiettivi non è sempre detto che sia una scelta negativa nella vita come nell'ambito ludico. C'è però da dire che quando si tratta di avere a che fare con un videogioco la presenza di questa componente diviene quasi imprescindibile: che gusto c'è a giocare se non si hanno degli obiettivi?

E' una domanda alla quale la serie Europa Universalis ha sempre saputo rispondere egregiamente. Ci ritroviamo catapultati in un periodo storico a nostra scelta che va, grazie all'ampliamento dello sguardo temporale che permettono le due espansioni raccolte nell'edizione “EU 3 Complete” da noi provata, dal 1399 al 1820 (includendo quindi le campagne napoleoniche). Nostro compito sarà la sopravvivenza dello stato che governeremo e di cui, in qualità di governanti, dovremo prendere fatali decisioni.
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Europa Universalis III - Immagine 2
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La profondità di Europa Universalis, uno strategico in tempo reale è un valore aggiunto che praticamente nessun altro gioco concorrente può vantare: in questo terzo capitolo la scelta della forma di governo diviene ancora più cruciale. D'altro canto l'influenza del livello di tassazione, della nostra disponiblità a spendere i fondi reali per missioni che sbloccano una abilità per una regione del nostro impero o che potenziano un castello e altre infrastrutture rimangono i principali eventi su cui verte la buoan riuscita della nostra campagna.

L'aspetto di Europa Universalis (e qui parliamo della serie in generale) non è certamente dei più accattivanti: una mappa geografica abbastanza verosimile (in sostanza un atlante su schermo, monti, fiumi, pianure e deserti compresi) divisa in regioni sulle quali compaiono le truppe ai comandi dei vari governi, le varie città e i relativi porti. In questo capitolo in realtà si è potenziato l'aspetto spionistico del gioco e quello diplomatico, che ha comunque sempre rivestito un ruolo importante.

Mentre vengono introdotte tra i reparti degli eserciti distinzioni militari importanti (cavalleria pesante e leggera, diversi calibri di cannoni) è necessario chiarire che, Maestro Sun Tzu inegna, la battaglia è praticamente l'ultima opzione a cui due stati dovrebbero ricorrere. Tanto più che il gioco, senza la presenza di un “casus belli”, un motivo per dichiarare guerra, sarà impossibile portare le proprie truppe in un territorio nemico. Starà alla nostra abilità, moderni Cavour messi alla guida di stati tardo-medievali e rinascimentali piuttosto che dell'Italia pre-unitaria, cercare le giuste alleanze e le giuste motivazioni per decidere quando è il momento di muovere le nostre pedine, pena la perdità di punti Prestigio.

Peccato, e questo è certamente una critica alla serie che i puristi potrebbero anche non reggere, che non si faccia in effetti altro che muovere pedine senza passare mai al campo di battaglia vivo e pulsante, come d'altro canto succede, tra urla, bagliori e discorsi infuocati, nel capofila del genere Medieval 2 Total War ( e temiamo che questo titolo se lo terrà giusto giusto fino all'uscita del seguito, Empire, già tra le nostre mani).
Europa Universalis III - Immagine 4
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Europa Universalis, e questo terzo capitolo continua bene l'opera dei predecessori, insiste maggiormente sui fattori sociali e culturali che portano i grandi imperi a nascere e crollare e gli abili Premier a passare alla storia: ogni regione in genere possiederà più di una cultura dominante (e queste culture riflettono antagonie regionali, non tanto nazionali), che finchè verrà tollerata non sarà nulla di particolarmente preoccupante, ma qualora l'equilibrio dovesse infrangersi sarà un altro fattore di rivolta nei nostri territori. Meno incisivo per gli stati del centro Europa, ma non trascurabile per le nazioni dell'Est, il fattore religioso, che comprende anche le minacce di quelle potenze regionali (vedi i Turchi) decise a sferrare l'attacco decisivo ai propri vicini cristiani.

I mezzi per rispondere alle rivolte e ai mille problemi che insorgono nel gestire una nazione (sia essa una potenza mondiale o un piccolo ducato) sono anche in una certa misura nelle abilità specifiche ( “Idee Nazionali” ) di uno stato, abilità che possiamo decidere di modificare a piacimento. Tra i tanti esempi: ci conviene mantenere la coscrizione e veder comparire ogni tot di tempo una unità di fanteria gratis nella nostra regione capitale o ottenere uno sconto sulla costruzione di navi?

Non dobbiamo poi trascurare la sfida diretta lanciata al concorrente più agguerrito, Civilization IV, attraverso la possibilità di veder comparire sulla mappa oltre 4mila monarchi e mille personaggi (da Cartesio a Mozart a Newton) che hanno cambiato la storia del mondo, e che sono “spendibili” per la causa nazionale.

Entrano in scena anche istituzioni centrali di questo periodo, ovvero il Papato e il Sacro Romano Impero. Quest'ultimo costituisce una bella trovata, in quanto in realtà non esiste la nazione “Sacro Romano Impero”, ma una forte alleanza di regni (Baviera, Sassonia e via dicendo) che formano quella potenza militare radicata nel cuore dell'Europa continentale. Il discorso sul Papato è invece simile a quello portato avanti in Medieval 2, nella quale conta l'influenza dei cardinali della nostra nazione presenti nel Collegio, che ci assicureranno eccezionali bonus in termini di prestigio e diplomazia qualora riuscissero a raggiungere l'ambito seggio che fu di Pietro.

La nostra critica è però più marcata dal punto di vista non tanto della complessità (della profondità sarebbe meglio dire) del gioco (deve essere così, per un rts che non mostra in effetti nessuno scontro campale tra eserciti) quanto della ripida curva di apprendimento che attende un giocatore che non mastica l'inglese, un inglese da burocrati o da diplomatici oseremmo dire, e dai bug che affliggono la nostra unica speranza di salvezza, quel tutorial che, beffa delle beffe, fa crashare il gioco alla seconda lezione. Attendiamo chiarimenti ufficiali, dato che questa versione completa comprende ben due espansioni e in linea di principio non dovrebbe richiedere ulteriori “aggiustamenti” o “aggiunte” (leggi: patch) per funzionare.

Davvero lodevole, tuttavia, l'esperienza multiplayer, nella quale fino a 64 giocatori si scontrano prendendo le redini di una delle oltre 200 nazioni presenti nel gioco, possibilità che non tutti gli strategici permettono.
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8,5
Un gioco profondo e strizzacervelli, uno strategico molto attento ai fattori religiosi, sociali e politici. Forse per questo troppo pesante, tale da non reggere il confronto con l'ultimo Total War, che offre di meno dal punto di vista gestionale, certo, ma dona scontri campali epici e inimitabili. Le innovazioni riguardano le specializzazioni militari, lo spionaggio e l'aumento dell'influenza delle scelte politiche che compieremo. Ma se non siete del genere, non vi ci avventurate, a meno che non abbiate fatto un tirocinio di un annetto a Buckingam Palace o in una ambasciata di Sua Maestà: il gioco è completamente in inglese (e non è un inglese scolastico) e manuale non c'è ne.
voto grafica7
voto sonoro7
voto gameplay8
voto durata9
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