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Recensione Enter the Matrix

Giuseppe SchirruDi Giuseppe Schirru (12 giugno 2003)
Enter the Matrix - Immagine 21
Ebbene, Matrix appartiene di diritto a quest'ultima categoria: il gioco sviluppato per PS2 esce per Xbox in una conversione identica a quella della macchina Sony. Sorvolando quindi sui cori di protesta che si potrebbero levare contro la Shiny, analizziamo un po' il comparto grafico. Su Xbox si è visto decisamente di meglio: onesta è la realizzazione dei personaggi che vantano delle ottime animazioni; poco convincenti invece sono quelle dei poliziotti e delle guardie, afflitte tra l'altro da evidenti errori nelle collisioni, nonché da un intelligenza artificiale davvero irrisoria. I fondali, anche se di buona fattura ed abbastanza convincenti sono scarni, spogli, poco interattivi e alla lunga ripetitivi. Visivamente, un occhio poco critico potrebbe notare qualcosa di veramente buono negli scontri a fuoco (buona la modalità rallentata) e nei vari combattimenti con un buon numero di personaggi su schermo: purtroppo però il tutto è rovinato da un uso barbaro delle telecamere e dagli avversari che si comportano meglio degli attori dei film di Bud Spencer; questi infatti oltre ad animazioni poco aggraziate mostrano un grande senso di sportività attaccandoci uno alla volta.
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Le altre sezioni, tra le quali quella in macchina, sono discrete, spezzano la monotonia del gioco, anche se nella loro realizzazione sono caratterizzate da alti e bassi: buona la visuale, discreti gli inseguimenti e le strade abbastanza intricate e ben articolate, ma non c'è l'ombra di un pedone sui marciapiedi e le altre auto, che non c'entrano nulla, sembrano guidate dai pupazzi dei crash test.

ENTER THE MATRIX?

Descriviamo ora il gameplay, tallone d'Achille del gioco, che si dimostra solo parzialmente innovativo. Come detto questo gioco squisitamente improntato sull'azione è principalmente suddiviso in tre fasi, sezioni arcade a parte: arti marziali, sparatorie e scene e utilizzo del rallenty, che in Max Payne veniva chiamato Bullet Time, e qui invece prende il nome di Focus. E proprio da quest'ultimo partiamo, dato che costituisce il vero e proprio cardine del gioco: i personaggi, che a velocità normale corrono, saltano, sparano come normali uomini, e che dimostrano le loro maggiori capacità nell'uso delle arti marziali, con il focus possono eseguire tutti quei movimenti tipici dei protagonisti del film dei fratelli Wachowski: a rallentatore sarà possibile eseguire più colpi speciali, correre per brevi tratti sui muri, utilizzare pareti e oggetti come coadiuvanti dell'attacco o anche esibirsi in spettacolari capriole, tuffi o nello speciale salto arrampicata, ovvero quello che nel primo Matrix Morpheus eseguiva da un palazzo all'altro lasciando sbigottito il povero Neo. Insomma, quell'effetto che in Max Payne si dimostrava soltanto come un elemento di contorno, in Enter the Matrix è fondamentale per lo stesso gameplay. Utilizzeremo infatti il focus non solo per rendere meno ingarbugliate delle sparatorie e/o scazzottate, per rallentare l'azione e concentrarsi su un avversario alla volta, cercare di distinguere i proiettili che si avvicinano a noi o evadere da queste situazioni, ma anche per poter compiere azioni particolari come saltare da un palazzo ad un altro.
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