Il fattore sfida non è dei più alti e finire Drakengard (diversamente noto in terre nipponiche come Drag-on-Dragoon) non è certamente un'ardua impresa (dalla durata di venticinque/trenta ore circa). Il copione, i finali multipli ed i capitoli segreti possono essere tuttavia più di un valido motivo per aumentare i giri di lancette dedicati ad esso (senza considerare che è possibile rigiocare, alla stregua di veri e propri stage, le missioni precedentemente superate), soprattutto qualora subentri la voglia, da parte del fruitore, di potenziare armi e suoi comprimari. Le evidenti mancanze di un ibrido di generi dipingono il gioco come discreto ma decisamente non per tutti.
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Drakengard, forte di maestosi FMV e di un buon doppiaggio anglosassone, presenta un narrare che, sebbene a rilento, offre dei buoni spunti. Il dualismo ludico (che vede la locomozione e l'azione svilupparsi a piedi e a cavallo del vermiglio dragone) soffre della ripetitiva mattanza del nemico (dotato di un'intelligenza artificiale scandalosa) e dell'abusata osservazione della mappa e dei rispettivi traguardi da raggiungere (i target evidenziati in giallo tradotti in luoghi da calcare o nemici da sopprimere). Il fattore sfida non è dei più alti e finire Drakengard (diversamente noto in terre nipponiche come Drag-on-Dragoon) non è certamente un'ardua impresa (dalla durata di venticinque/trenta ore circa). Il copione, i finali multipli ed i capitoli segreti possono essere tuttavia più di un valido motivo per aumentare i giri di lancette dedicati ad esso soprattutto qualora subentri la voglia, da parte del fruitore, di potenziare armi e suoi comprimari (senza considerare che è possibile rigiocare, alla stregua di veri e propri stage, le missioni precedentemente superate). Evidenti mancanze dipingono il gioco come discreto ma decisamente non per tutti.



