Qui viene fuori la vera essenza di questo sequel, che è un vero e proprio tributo al gameplay fisiologicamente ripetitivo del lasergame originale, capace di mantenerne inalterata l'imperturbabile linearità, la scarsa varietà ma anche l'elevato livello di tensione che può scaturire dall'affrontare l'ennesimo trabocchetto, di cui si sospetta l'esistenza, ma del quale non si conoscono né la natura, né tantomeno le contromisure adottabili.
Almeno fino al prossimo tentativo. La longevità di un simile concept è garantita, sempre che abbiate intenzione di scendere a compromessi con la singolare esperienza di gioco architettata dai game designers, da oltre duecento diverse stanze che andranno affrontate in rigoroso ordine, ognuna con i propri ostacoli tutti da scoprire. Anche dal punto di vista grafico Return to the lair fa di tutto per ricalcare le linee guida dettate da Don Bluth nel 1983, riproponendo le medesime ambientazioni dell'originale e presentandole attraverso una regia altamente citazionista. I poligoni gettati a video non sono esattamente una miriade e gli effetti speciali latitano, ma il motore grafico fa il suo dovere ricreando alla perfezione, anche per mezzo di un misurato cel shading, l'atmosfera del titolo originale. Giusto le animazioni potrebbero essere un poco meno legnose anche in considerazione della grande cura riposta nella produzione del vecchio cortometraggio che poteva contare su una qualità decisamente sopra la media. Inoltre questa mancanza di duttilità nei movimenti del protagonista fa sì che i suoi spostamenti risultino sempre un poco goffi e difficilmente calibrabili, fattore che rende decisamente difficili alcuni passaggi in cui viene richiesto di compiere salti millimetrici in un lasso di tempo infinitesimale, con relativo scoramento del giocatore. La colonna sonora è assolutamente altalenante e accosta fasi di anonimato più assoluto ad ottimi temi orchestrali in grado di sottolineare efficacemente l'ascesa di Dirk all'interno del castello dimora dell'odiato drago.
Puerile l'implementazione degli effetti sonori, assolutamente evanescenti, tra i quali spiccano solo il parlato di Daphne spesso intenta a darvi preziose quanto sporadiche informazioni in game e qualche e qualche sound effect proveniente direttamente dal coin-op. Quest'ultima incarnazione del leggendario Dragon's Lair non potrà che fare piacere a chi a suo tempo ebbe modo di apprezzare il cabinato originale per via della sua meticolosità nel riprodurne fedelmente personaggi, situazioni e meccaniche di gioco nei limiti della nuova impostazione platform-oriented. Proprio per questo mi sento di consigliarlo a tutti i fan della serie per i quali potrebbe rivelarsi assai evocativo ed inaspettatamente divertente. Al contrario tutti quelli alla ricerca di un buon gioco d'azione tridimensionale arricchito con elementi platform possono rivolgersi altrove, perché si ritroverebbero di fronte ad un titolo atipico, con alcune potenzialità solo parzialmente sfruttate e generalmente mediocre.
12
5,5
Quest'ultima incarnazione del leggendario Dragon's Lair non potrà che fare piacere a chi a suo tempo ebbe modo di apprezzare il cabinato originale per via della sua meticolosità nel riprodurne fedelmente personaggi, situazioni e meccaniche di gioco nei limiti della nuova impostazione platform-oriented. Proprio per questo mi sento di consigliarlo a tutti i fan della serie per i quali potrebbe rivelarsi assai evocativo ed inaspettatamente divertente. Al contrario tutti quelli alla ricerca di un buon gioco d'azione tridimensionale arricchito con elementi platform possono rivolgersi altrove, perché si ritroverebbero di fronte ad un titolo atipico, con alcune potenzialità solo parzialmente sfruttate e generalmente mediocre.



