Dead to rights nasce da un progetto ambizioso, come mix tra uno sparatutto e un picchiaduro a scorrimento, ma risulta infarcito di luoghi comuni o di scene e trovate già viste qua e là. Difatti lo si potrebbe considerare un'accozzaglia di generi riuniti alla rinfusa, e questo non è certo un pregio: questo miscuglio si rivela un'arma a doppio taglio, perché invece di impreziosire e rendere vario il gioco lo inaridisce, dato che tutti i suddetti elementi presi in prestito sono realizzati con troppa superficialità. Quel che ne scaturisce è un gioco privo di una sua specifica identità, un minestrone che, pur avendo alcune frecce al suo arco, le sfrutta decisamente male anche per via di alcuni difetti. Tra questi annoveriamo i sottogiochi, utili solo a inframmezzare l'azione di gioco; trovano posto poi un reparto grafico che sarebbe stato meritevole di ben altra realizzazione e un gameplay che a tratti pare riunire in sé tutte le buone trovate di altri titoli, ma che poi risulta ripetitivo e scontato. La longevità poi è ridotta ai minimi termini. Cosa rimane? Rimane un prodotto che viaggia sulla corsia della sufficienza. Ci saremmo aspettati qualcosa in più: davvero un'occasione sprecata.