Dal punto di vista grafica, il lavoro compiuto dalla Koei è buono ma non eccelso, anche se certe scelte “semplificate” sono pienamente motivabili dal fatto che in moltissime situazioni il motore di gioco si trova a dover gestire in tempo reale un numero veramente ingente di modelli. Se pertanto non è presente un sistema di ombre in tempo reale ma solo un leggero offuscamento del terreno sotto al protagonista, e se i modelli dei mostri appaiono non esageratamente curati con un numero di poligoni alla fin fine modesto (ma non così basso come forse queste affermazioni potrebbero far credere), e se ancora i mostri muoiono senza versare una goccia di sangue ed infine il bad clipping porta talvolta i vari modelli a fondersi in buffe chimere siamo disposti a chiudere un occhio: dopotutto questo avviene con più di 40 Manace su schermo, colpi di arma da fuoco da ogni parte, illuminazioni (statiche) a vari colori ben ricreate, eventuali effetti speciali da poteri Neopsionici o attacchi speciali dei nemici, e il tutto senza il minimo rallentamento o accenno a calo di frame rate.
Meno entusiasmante il parco audio: se è vero che gli effetti speciali sono pienamente soddisfacenti, è anche vero che la colonna sonora rimane piuttosto “timida” facendosi pubblicità solo in particolari situazioni, come boss e filmati, e rimanendo in secondo piano in tutte le altre. Intendiamoci: non che sia “brutta”, ma semplicemente rimane molto “anonima”. I doppiaggi sono molto belli, ma purtroppo sono presenti solo nei filmati, lasciando ai testi l'onere di gestire i dialoghi in tutte le altre situazioni. Oltretutto, il tutto è rigorosamente in lingua originale.
La Giocabilità è assicurata sin dalle prime fasi, e basta un rapido attraversamento del tutorial per prendere confidenza col sistema di controllo, compresi gli attacchi in Overdrive, i quali sono veramente più semplici ad usarsi che non a spiegarsi. La trama di gioco, piuttosto coinvolgente e contornata di spunti interessanti, risente solo all'inizio del vuoto lasciato a chi non ha giocato il primo Crimson Sea, trascinando poi il giocatore nei suoi meandri. Il sistema di missioni ad accesso libero è sempre gradito e consente un'esperienza piacevole tanto a chi vuole andare rapidamente alla fine della vicenda quanto a chi preferisce invece soffermarsi su ogni sotto-quest. Il doppio taglio di quest'arma consiste nel fatto che spesso potreste perdere tempo ripetendo missioni solo per “potenziare i personaggi”, specie nel momento in cui un nuovo eroe si unirà al vostro rooster e vorrete tirargli su le abilità di base, ma ancora una volta si tratta di scelte personali.
Volendo fare una tirata dall'inizio alla fine a difficoltà Easy, il gioco dovrebbe durare all'incirca una ventina di ore, forse qualcosa di più vista la necessità presto o tardi di prendersi una pausa per potenziare un po' i personaggi o per fare qualche soldino. Ad ogni modo, non pochissimo, e sicuramente molto di più volendo completare tutte le sotto-quest, magari cercando di fare il più possibile di punteggi “S”; aggiungete le altre due difficoltà e avrete un'idea piuttosto chiara della longevità.
Tirando le somme, Crimson Sea 2 non pretende forse di essere un ineguagliabile capolavoro, né assolutamente il capostipite di un genere, ma pur non essendo “niente di nuovo alla luce del sole” affronta senza timore qualsiasi esame e ne emerge promosso. Un titolo più che discreto, completo, vario e divertente, che non mancherà di farsi apprezzare tanto dagli estimatori quanto dai giocatori occasionali. Consigliato un po' a tutti, obbligatorio per chi ha apprezzato il primo Crimson Sea.
12
7,5
La trama di Crimson Sea 2 perde parte del suo fascino iniziale se non si è giocato il predecessore, ma grazie al cospicuo riassunto regalato dagli sviluppatori ci vuol poco per entrare nel vivo della vicenda, che tende comunque a svilupparsi autonomamente mettendo in secondo piano i vecchi personaggi, fatta ovviamente eccezione per il protagonista Sho. Per il resto, un titolo ben realizzato sia dal punto di vista tecnico sia soprattutto nell'aspetto del gameplaying, che pur basandosi su un cliché molto semplice e decisamente abusato riesce a reinventarsi in ogni missione in modo da non apparire mai banale o ripetitivo.



