La squadra Jericho alle prese con l'incarnazione demoniaca dello spirito di un bambino: le forme di depravazione che incontrerete saranno molteplici e truculente
Questi individui hanno la cattiva abitudine di venire ad esplodervi addosso: non lasciateli avvicinare!
Abbiamo detto che impersonerete il capitano Ross: questo è indubbiamente vero, ma senza farvi spoiler siamo tenuti a specificare che dopo il primo capitolo il nostro protagonista avrà (ahem...) non pochi problemi a proseguire sulle sue gambe; la sua anima, però, trasmigrerà nel corpo di uno dei suoi sottoposti, e da questo potrà in seguito spostarsi a piacimento verso gli altri. Insomma: in termini di gameplay tutto questo si traduce nella possibilità, dopo una prima fase di “assestamento” di assumere in prima persona il controllo diretto di uno dei sei membri, in modo da poter utilizzare le armi e i poteri sovrannaturali di cui ciascuno di essi sarà fornito. Essendo questi parametri stabilmente definiti (ciascun personaggio ha sempre e solo quelle determinate armi) i controlli di base risultano essere piuttosto semplici: oltre alle due leve analogiche per il movimento e la rotazione libera, avremo infatti i tasti laterali per l'utilizzo delle due armi (primaria e secondaria) e i due poteri (idem come sopra). Ross è di base un guaritore, e questo implica il fatto che qualsiasi personaggio egli stia “possedendo” sarà sempre in grado di riportare in vita i personaggio caduti avvicinandosi e premendo un tasto.
Queste sono ovviamente le basi, ma non mancheranno altri comandi per ricaricare le armi, impostare il tipo di fuoco, accendere e spegnere la torcia elettrica, colpire con una tecnica di corpo a corpo, e soprattutto impartire ordini ai propri gregari, dicendo loro se avanzare fino ad un punto o se mantenere la posizione finché possibile. A tal uopo è importante segnalare che la squadra Jericho è divisa in due sotto-squadre di tre membri ciascuno, Alfa e Omega, e che sarà possibile impartire ordini a questo terzetto piuttosto che ad un singolo membro. Un'altra importante caratteristica da segnalare risiede nel fatto che, a differenza dalla quasi totalità degli FPS, in Jericho non avrete assolutamente nulla da raccogliere in giro: abbiamo infatti già detto che ogni personaggio è sin dall'inizio equipaggiato con le uniche armi che mai potrà utilizzare, ma anche i rifornimenti di munizioni avverranno per via “telematica” grazie l'equipaggiamento speciale di uno dei membri, Cole. Questo non significa che non possiate “rimanere a secco”: in determinate situazioni con un impressionante volume di fuoco, infatti, può sovente capitare che la brava Cole non faccia in tempo a “ricaricarvi”, ma si tratterà sempre e comunque di situazioni temporanee. Infine, anche qualsiasi forma di item curativi saranno totalmente assenti, giacché come già detto Ross sarà in grado di guarire i compagni, e come e meglio di lui il saggio reverendo Rawlings.
L'impatto grafico è decisamente superbo, soprattutto grazie ad una cura veramente ottima nelle textures che spesso riescono a camuffare abilmente qualche occasionale limitazione in materia di numero di poligoni nei modelli, peraltro specifica di alcuni avversari. Gli ambienti sono sempre estremamente vasti e curati, ed ospitano frequentemente un gran numero di modelli mobili (siano essi personaggi o nemici) e di effetti speciali quali fuoco, esplosioni, fulmini o anche semplicemente le traiettorie dei proiettili senza soffrire mai di cali di frame-rate. L'unica critica “malvagia” che è possibile muovere alla grafica è relativa ad una certa ripetitività di fondo, giacché ad ogni piè sospinto sarete sempre circondati da pozze di sangue e cumuli di interiora, rendendo il colore rosso alla lunga un po' “noioso”, ma d'altronde l'ambientazione scelta e la chiave di narrazione implicano necessariamente uno scenario costantemente drammatico e truculento; menzione d'onore pertanto agli sviluppatori che, fintanto possibile, hanno fatto del loro meglio per variare l'ambientazione ricreando campi di battaglie della seconda guerra mondiale, castelli crociati, ville romane e rovine sumere.
L'alone rosso e le venature indicano che il personaggio in uso è ferito; poco male: Black è in posizione ottimale per piazzare una pallottola nella testa del gladiatore
Il discorso concernente la giocabilità è decisamente più complesso: all'inizio della vicenda non avrete particolari problemi a prendere confidenza coi controlli, e non dovendovi preoccupare per tutto il primo capitolo di “cambiare personaggio” avrete modo di impratichirvi prima che questa tecnica si renda necessaria, garantendo una curva di apprendimento decisamente agevole. Quello che lascia perplessi è la mancanza di “mordente” che si registra per una buona metà dell'avventura: possiamo tranquillamente accettare il fatto che Jericho sia un FPS alla fin fine “DOOMiano”, ossia in cui si massacra un gruppo di mostri solo per giungere al seguente in una successione lineare, intervallata al massimo da qualche piccolo enigma da risolvere con l'opportuno potere speciale, ma forse l'eccessiva “comodità” che ci dà armi più o meno sempre cariche, personaggi che si curano tra di loro e nessuna esplorazione da compiere rende l'esperienza di gioco un po' troppo piatta e ripetitiva. Arrivati al giro di boa (la metà del gioco) le cose si fanno decisamente più interessanti, complici sessioni di gioco in cui il party a nostra disposizione sarà limitato nel numero dei membri, anche ad una sola unità; parallelamente gli scenari “evaderanno” per così dire dal cliché delle arene aperte con mostri che piovono a iosa e ci offriranno degli ambienti più complessi dove sarà nostra cura cercare di valorizzare al meglio le caratteristiche dei vari personaggi.
D'altro canto è sempre dopo il succitato giro di boa che si presentano due o tre “picchi” di difficoltà che stonano terribilmente con la curva, altrimenti morbida, che vi troverete ad affrontare: non che un po' di difficoltà di tanto in tanto non sia ben gradita (anzi!), ma situazioni in cui il game-over arriva senza che quasi lo possiate evitare non dovrebbero trovarsi in un punto qualsiasi dell'esplorazione. Molti di questi “picchi” sono conseguenza di un difetto piuttosto seccante: la scarsa Intelligenza Artificiale. Passi, infatti, che i nemici combattano in maniera schematica e che al presentarsi di uno già affrontato sappiate esattamente come sconfiggerlo, ma quello che non si accetta è l'atteggiamento autodistruttivo che spesso hanno i membri del gruppo, capaci addirittura di lanciarsi in corpo a corpo contro nemici che (e lo sapete bene) si autodistruggono, o incapaci di difendervi (e difendersi) quando siete impegnati in qualche operazione particolare. Infine, sempre il solito giro di boa ci metterà in guardia su un altro elemento discutibile dell'avventura: la sua durata totale si attesta infatti intorno alle 7-8 ore di gioco, comprese le cinematiche, i dialoghi e vari game-over. È pur vero che sono disponibili tre difficoltà, e che pertanto volendo partire dal basso potrete rigiocarlo da capo per un totale di tre volte, ma è anche implicito che la storia si gusta con piacere solo la prima volta, e successivamente la si salta con agilità.
Come valutare, dunque, questo Jericho? Da un lato un gioco con un'ambientazione, una trama e dei personaggi di tutto rispetto, rovinati (perlomeno in Italia) da un doppiaggio scandaloso, da un altro una realizzazione tecnica molto valida, da un altro ancora un gameplay ricco di buone idee ma che decolla veramente solo nella seconda metà di gioco, e per finire una longevità ai limiti minimi della sufficienza. Definirlo “sufficiente” sarebbe decisamente limitativo nei confronti del lavoro svolto, ma “buono” sarebbe forse essere troppo generosi per le pecche o incertezze registrate... nel dubbio, optiamo per una media salomonica.
Come si può notare da questo nemico, non sempre il dettaglio dei modelli è all'altezza della qualità delle textures
Uno dei sacerdoti delle ere precedenti, che ha stretto un patto con le forze del male: indovinate a chi tocca abbatterlo?
7
Jericho alterna elementi veramente interessanti, degni di un capolavoro, ad altri decisamente più deludenti, tali da rendere spesso poco appagante l'esperienza di gioco. Se da un lato può vantare una realizzazione grafica di ottimo livello, soprattutto per quanto concerne la cura delle textures, e soprattutto uno storyboard eccellente, merito ovviamente della sapiente mano di Clive Barker, dall'altro scade in una sterilità e linearità d'azione che solo nella seconda metà del gioco acquisisce freschezza e brio, quando però appare ormai chiaro che la vicenda non potrà protrarsi più di tanto. È inoltre veramente insopportabile che tutto il pathos ed il fascino della vicenda vengano letteralmente massacrati per colpa di un doppiaggio a dir poco scandaloso, perlomeno in lingua italiana.



